Allo Sheraton Roma Hotel, verso mezzogiorno, la presentazione dell'edizione 2017 del Golden Gala. Stelle di livello mondiale, sorrisi di casa Italia. Filippo Tortu è personaggio atteso. Nella meravigliosa cornice dell'Olimpico, abbandona i suoi 100 - 10"15 a Savona - per sfidare alcuni mostri sacri sui 200. Non ci sono Bolt - all'ultima stagione da protagonista - e Van Niekerk - recentemente spettacolare a Boston - ma il cast è di prim'ordine. C'è, infatti, un possibile dominatore del futuro come De Grasse - personale da 19"80 - e con lui è presente al via una schiera di veterani della distanza, da Lemaitre a Martina, senza dimenticare Edward. 

Tortu non si pone limiti, sottolinea l'assenza prolungata dai 200, ma guarda con ottimismo alla gara. Il mondiale londinese è un obiettivo, il riscontro cronometrico può essere importante. 

Un’emozione straordinaria, perché avrò la fortuna di gareggiare contro avversari di calibro mondiale e cercherò di arrivare vicino a loro. Correrò i 200 metri a due anni dall’ultima volta, ho avuto buoni riscontri in allenamento e sono fiducioso. Domani entrerò in pista per andare il più veloce possibile. Non ho bene in mente il tempo che potrò fare, ma l’obiettivo è scendere sotto 20.50 e provare a strappare un pass per i Mondiali di Londra". 

La figura di Andrew Howe si staglia all'orizzonte, Tortu insegue il 20"28 che vale il primato nazionale juniores e "chiama" poi i miti del passato, da Berruti a Mennea, campionissimi in grado di nobilitare l'atletica azzurra. Tortu - 19 anni - è la nuova speranza, il fiore all'occhiello di un movimento che prova ad uscire da un silenzio ormai prolungato. 

"Ho sempre pensato che il record italiano juniores, 20.28 di Andrew Howe, fosse uno dei più straordinari risultati dell’atletica italiana. Avvicinarlo significherebbe ottenere un grossa prestazione e se poi arriva anche un record italiano, sarò contento. Per me Livio Berruti e Pietro Mennea non sono soltanto un ricordo, perché ho avuto la fortuna di conoscerli entrambi. A Roma correrò sulla loro distanza: Livio ha vinto qui le Olimpiadi, mentre il Golden Gala porta il nome di Pietro e mi sento un po’ legato a loro. Essere associato a due grandi atleti, che rappresentano la storia della velocità italiana, non mi mette pressione, ma riempie solo il cuore di gioia