Ad Ortisei, il riscatto di Van Garderen, l'ennesimo piazzamento di Landa, scaramucce tra i grandi. Quintana parte presto, Nibali risponde, Dumoulin, da padrone, scherza con i rivali. Stoccata e ritorno, attacco di facciata per intimidire altrui sortite. L'olandese difende, in apparenza senza problemi, la rosa, ma il Giro offre, ai due principali rivali, un'altra occasione. Si avvicina l'epilogo milanese, occorre quindi fare in fretta, cogliere le residue energie e far saltare la corsa in rosa. 

La 19° tappa conduce da San Candido a Piancavallo e misura 191 chilometri. Il tratto iniziale è interessante, particolarmente nervoso. Si parte all'insù, primo Gpm di giornata, Passo Monte Croce Comelico, 7.9 chilometri, pendenza media del 4.3%, nei punti di maggior pendenza si tocca l'8%. Trampolino per eventuali attaccanti, favoriti anche dalla successiva discesa. Dopo il rifornimento, seconda fermata altimetrica, Sella Chianzutan, seconda categoria. Picchi al 10%, oltre 11 chilometri di ascesa. Fondamentale il passo di corsa, isolare Dumoulin, restringere il plotone, è la chiave per giocarsi poi il Giro nel finale. 

Il passaggio che conduce a Piancavallo è pianeggiante, un falsopiano in leggera salita in cui è d'obbligo sfruttare l'operato dei gregari. La Movistar ha diverse forze da porre in campo, altre squadre sono ben strutturate. Al km175, poi, inizia l'inferno. Sono 15.5 chilometri, senza respiro, eccezion fatta per il tratto finale, in cui la strada prima si fa più docile, intorno al 5-6% la pendenza, e poi spiana nei pressi del traguardo. I primi 6 chilometri offrono una pendenza media del 9%, i successivi 5 mantengono un tasso di difficoltà elevato, qui si può costruire l'azione decisiva, qui si può chiamare allo scoperto il colosso Dumoulin. 

Nibali e Quintana, in primis, ma anche Pinot, ora a un passo dai due, e perché no Zakarin e Pozzovivo. Situazione in divenire, parola al Giro. 

Il percorso 

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Johnathan Scaffardi
Lo sport come ragione di vita, il giornalismo sportivo come sogno, leggere libri e scrivere i piaceri che mi concedo