Doveva essere il loro Giro d'Italia. Un'edizione del Centenario con un'ultima settimana dedicata esclusivamente alle grandi montagne, eccezion fatta per la cronometro di Milano, pensata ma mal disegnata per gli scalatori. E invece il Giro Infinito ha sbattuto le porte in faccia ai due grandi protagonisti della vigilia. Nairo Quintana e Vincenzo Nibali, a caccia rispettivamente del bis e del tris in maglia rosa, si sono dovuti accontentare di un posticino sul podio di Piazza del Duomo, all'ombra del gigante olandese Tom Dumoulin.

Un podio dal sapore diverso per il colombiano e il siciliano. Mentre il primo è sembrato non al top della condizione per tutte le tre settimane di corsa, lasciando intendere di voler giocarsi le sue carte anche al Tour de France (al via da Dusseldorf tra poco più di un mese), il secondo le ha provate tutte, esaltando il pubblico italiano nella tappa di Bormio, attaccando con fantasia quando possibile, quando le gambe gliel'hanno concesso. Le stesse gambe che evidentemente non hanno assistito Quintana, apparso imprendibile sul Blockhaus e poi mai più capace di ripetere quell'exploit. In difficoltà a Oropa, senza sussulti sullo Stelvio, attendista sulle Dolomiti. Possibile che il serbatoio di Nairo fosse pieno solo per metà: troppo diverso il corridore ammirato all'ultima Vuelta da quello visto sulle grandi montagne di un Giro che potrebbe comunque rappresentare il primo step verso una condizione in crescendo, per raggiungere il suo apice alla Grand Boucle. Dove non ci sarà Nibali, che ha chiuso stremato l'edizione numero cento della corsa rosa, di un Giro disputato ad inseguimento, subito dopo le difficoltà appenniniche. Il percorso non ha aiutato lo Squalo dello Stretto, non a suo agio su salite secche, poste al termine di percorsi poco ondulati. Si spiega così anche la defaillance di Oropa, dove Dumoulin ha mostrato i muscoli anche davanti a Quintana. Eppure, colombiano e italiano, hanno chiuso sul podio, più di classe che di gambe, davanti ai vari Pinot, Zakarin e Pozzovivo, minacce tanto potenziali quanto virtuali per una maglia rosa di cui Dumoulin è stato in possesso anche quando non la indossava sulle spalle.

Il finale di Giro è amaro per Condor e Squalo, convinti però di aver fatto il massimo. "Abbiamo lavorato duro e corso bene - le parole dello scalatore della Movistar dopo la festa del podio - ma non sempre è possibile ottenere ciò che si vuole da una corsa in bici. Tom è stato il più forte, io avrei potuto fare di più sulle grandi montagne, ma non ero al top. Finire secondo non è un brutto risultato, d'altronde sapevamo che il distacco nei confronti di Tom non sarebbe stato sufficiente a cronometro. Nonostante tutto, penso di aver disputato una grande prova contro il tempo. Rimane il rimpianto della tappa di Piancavallo: era un giorno segnato sul calendario, ma la mattina mi sono svegliato con un po' di febbre". Una chiosa sull'accoppiata Giro-Tour: "Sono ancora convinto di poter far bene al Tour: qui al Giro ho chiuso secondo nonostante settanta chilometri a cronometro e qualche problema fisico. Andrò in Francia per vincere, con fiducia rinnovata nelle mie possibilità, a patto di riuscire a preparare bene una corsa così importante". Non ha rimpianti Vincenzo Nibali: "Volevo vincere - dice il messinese - non puntavo al secondo o al terzo posto, ma il podio è un piazzamento che accetto. Le ho provate tutte, i miei tifosi lo hanno capito. Ho cercato di infiammare la corsa, ma avevo contro due avversari fenomenali come Quintana, grande scalatore, e Dumoulin, velocissimo a cronometro nelle due tappe che hanno deciso il Giro. Ho perso la mia occasione di vincere sul Blockhaus e a Oropa, salite singole sulle quali non riesco a dare il meglio di me stesso, perchè mi mancano esplosività e forza bruta. Lì ho perso troppo tempo, ma non ho rimpianti. Alla fine eravamo tutti stanchi, dopo tre settimane di un Giro davvero intenso".

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]