L'ultima recita di Alberto Contador avrà luogo sulle strade di Spagna, con la Vuelta a far da sfondo a tre settimane d'addio. Il Pistolero, 35 anni da compiere a dicembre, si ritira, al termine di qualche stagione contrassegnata da infortuni e cadute, ma soprattutto alla fine di una carriera comunque memorabile, in cui ha portato a casa due Giri d'Italia (2008 e 2015), due Tour de France (2007 e 2009) e tre Vuelta a Espana (2008, 2012 e 2014). 

E' stato lo stesso Contador ad annunciare stamattina, tramite un video comparso sul suo profilo ufficiale Instagram, il ritiro dall'attività agonistica: "Ciao a tutti - le parole dello spagnolo rivolte ai suoi followers - volevo darvi notizia di due cose. La prima è che disputerò la prossima Vuelta a Espana, dal 19 agosto, la seconda è che si tratterà della mia ultima corsa da corridore professionista. Lo dico con il cuore felice, senza tristezza. E' una decisione che ho ponderato molto bene: non penso possa esserci un momento migliore per dire addio, nella corsa di casa, davanti alla gente del mio Paese. Sono certo che saranno tre settimane fantastiche, in cui mi godrò tutto il vostro supporto. Non vedo l'ora di cominciare". Da Nimes a Madrid, saranno dunque ventuno giorni con un groppo in gola per Contador e i suoi tifosi, anche italiani, che lo aspettavano al prossimo Giro, quello del 2018, corsa che il Pistolero ha sempre dimostrato di amare. Invece non ci sarà un'altra stagione per lo scalatore spagnolo, deciso a chiudere adesso una carriera fatta di grandi successi, ma anche di un nobile declino, iniziato nell'ultimo biennio. L'idea del ritiro era già balenata nei mesi scorsi nella testa dell'uomo di Pinto, da quest'anno in forza alla Trek-Segafredo di Luca Guercilena, dopo la brusca rottura con il magnate russo Oleg Tinkov. Lo stesso Contador aveva chiarito a fine 2016 che avrebbe lasciato il ciclismo se fosse riuscito vinto il Tour de France appena andato in archivio. Obiettivo non centrato (solo un piazzamento in top ten), che a questo punto procrastina il grande saluto davanti al proprio pubblico e nella corsa di casa, che si concluderà a Madrid, a Plaza Cibeles, domenica 10 settembre.

Sarà quello l'ultimo giorno di gare di un corridore irripetibile, che ha segnato un decennio di ciclismo con le sue azioni impavide, con attacchi d'altri tempi, senza fermarsi a misurare watt o indici come quello relativo alla velocità ascensionale media. Uno scalatore istintivo, capace di andare forte anche a cronometro, soprattutto negli anni d'oro della sua carriera, ultimo artista di uno sport sempre più omologato agli scatti nei chilometri conclusivi dei tapponi di montagna. Mancherà a tutti, Contador, anche a chi non lo ha mai amato, magari per quella vicenda mai totalmente chiarita della positività al clenbuterolo, costatagli una squalifica di due anni, dall'estate 2010 a quella del 2012, con tanto di revoca delle vittorie al Tour (2010) e al Giro (2011). Dopo due stagioni di inattività, ecco il ritorno con la gran vittoria alla Vuelta, a scapito del connazionale Purito Rodriguez (con Valverde altro esponente della generazione d'oro del ciclismo spagnolo), poi bissata nel 2014, mentre il Tour ha finito per respingerlo, negli anni del dominio di Chris Froome. Ultimo vero acuto, quello del Giro d'Italia 2015, in attesa di un altro colpo di teatro, proprio alla prossima Vuelta. Perchè Contador correrà per vincerla, magari attaccando da lontano e improvvisando azioni sulla carta improbabili, di certo non per fare passerella e salutare il suo pubblico.

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]