Per la storia. Per tre maglie iridate consecutive, impresa mai riuscita a nessuno nel mondo del ciclismo. Peter Sagan proverà a vincere ancora il Mondiale, dopo i successi di Richmond 2015 e Doha 2016, con la consapevolezza di chi ha solo da guadagnare dalla rassegna iridata norvegese di Bergen. E' un Sagan rilassato, quello dell'immediata vigilia della prova élite maschile, che però non nasconde di essere stato influenzato negli ultimi giorni, lontano dalla bici proprio nel momento clou della preparazione all'evento iridato.

Lo slovacco cerca comunque di sviare l'attenzione dai discorsi sul terzo titolo consecutivo, parlando a Luca Gialanella de La Gazzetta dello Sport: "Non mi piace parlare della storia - dice il fenomeno in forza al Team Bora-Hansgrohe - vediamo domani che cosa succede. Io non ho nulla da perdere, come l’anno scorso. Sono già felice di quello che ho fatto negli ultimi anni. Quello che succede, succede. La pressione? Che cos’è?". Gli ultimi dieci giorni di Sagan sono stati caratterizzati da una brutta influenza che non gli ha consentito di prendere parte alla cronometro a squadre, e che lo ha fatto arrivare a Bergen solo venerdì: "Farò del mio meglio. Non posso dire di essere nella mia forma migliore. Sono stato tre giorni senza toccare la bicicletta, e da Monaco sono venuto direttamente qui". Un percorso quasi inedito dunque per Peter, che fa spallucce al riguardo: "Non l'ho ancora visto, perché? Ho visto video e fotografie del circuito. Lo faremo quante volte? Undici? C’è tempo per vederlo. Potevo andarci oggi, ma non voglio. Intanto devo fare almeno il primo giro per capirlo. L’importante per me è divertirmi in corsa. Correre il Mondiale è bello. E stavolta siamo in sei, vedete? Siamo più di quelli degli anni scorsi (la Slovacchia correva con tre atleti, ndr). Meglio. L'Italia a quattro punte? Vedremo". 

Si nasconde dunque Sagan, quasi a voler gettare il peso della corsa sugli avversari. Ma non sarà così, la star è in maglia iridata e tutte le attenzioni sono su di lui. Poche parole per i rivali di oggi: "Ho seguito la rassegna, c'è stato tantissimo tifo, bellissimo. È un Mondiale pazzo. Finora Dumoulin s’è rivelato il più forte. I miei avversari sono tanti. Boasson Hagen e Kristoff, ma dei loro problemi non mi interessa. Di sicuro Boasson si muoverà prima. Dice che ha provato il circuito 30- 40 volte? Sono contento perlui, ma quando lo fai in gruppo è un’altra cosa. Van Avermaet e Matthews? Non so...". E Kwiatkowski, che ha dichiarato di volere una fuga a due con lo slovacco? "Così io tiro e lui poi mi batte?", replica prontamente Sagan, memore del finale della Milano-Sanremo di quest'anno, in cui una sua grande azione sul poggio fu vanificata dalla zampata finale del polacco del Team Sky. Ma che Mondiale attendersi? "Innanzitutto col sole. Non credo che ci sia qualcuno che voglia correre per 267 chilometri sotto la pioggia. E poi vediamo. Io non penso mai a uno scenario. Secondo me, qui succederà qualcosa solo negli ultimi due giri, non prima. Io corro per l’istante, per il momento. La tattica è inutile prepararla prima. Dite di Montreal, io e Van Avermaet battuti? Il Mondiale è molto più di Montreal, è diverso". Senza dubbio diverso, ma nel caso in cui lo slovacco dovesse rimanere isolato nel momento chiave della corsa, non ci sarà nessuno dei suoi avversari pronto a lavorare con lui. Perchè Peter Sagan fa sempre paura, anche se reduce da qualche giorno di inattività.

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]