Ci sono storie che sembrano uscite dalla penna di uno sceneggiatore cinematografico. E invece è una delle tantissime, meravigliose storie che questa Paralimpiade di Rio ha raccontato a getto continuo nell'arco di questi dieci giorni di gare.

E la favola, questa volta, è tutta in colore azzurro. Parla di una principessa diventata Regina, quattro anni dopo Londra 2012. Con più pressione addosso, perchè tutte - Vanessa Low in testa - aspettavano al varco Martina Caironi, la bergmasca volante, la portabandiera dell'Italia al Maracana nel giorno in cui si era aperto il sipario sull'edizione numero XV dei Giochi Paralimpici Estivi. Ma parla anche di una ragazza, Monica Contrafatto, che dopo aver visto la vittoria di Martina in Gran Bretagna dal letto di un ospedale, promise a sè stessa e a chi le stava vicino che un giorno su quel podio ci sarebbe salita anche lei. Magari a fianco di chi l'aveva ispirata, diventata nel frattempo consigliera e poi amica. Il resto è stata magia, e una volata da pelle d'oca con Martina che scappa via imprendibile, mentre nel gruppone Monica sgomita e combatte per artigliare il bronzo. A dare pepe, ci pensano Vanessa Löw e la protesi di Martina, che per poco non le giocava lo scherzo più crudele staccandosi sul più bello. 

Per fortuna niente che possa impedire il lieto fine. Poi sono lacrime e sorrisi: le prime le mette Martina, per un pianto che sa di liberazione dopo quattro anni di sacrifici e gli interminabili giorni intercorsi dalla cerimonia del Maracanà a quello della gara. Il sorriso è quello di gioia impazzita di Monica Contrafatto, della bambina che da piccola sognava di fare la poliziotta prima che venire folgorata da un'altra divisa, quella dei Bersaglieri; ma anche della ragazza divenuta Bersagliere che, dopo aver visto l'inferno in Afghanistan sotto una pioggia di granate, è rinata come atleta e ha coronato il suo sogno di salire su un podio Paralimpico. Per cantare con tutto il fiato che aveva in gola l'Inno di Mameli, che suonava un po' anche per lei oltre che per la sua amica che ancora una volta ha corso più veloce di tutte. 

L'Italia chiude nel modo migliore la sua Paralimpiade, con un complessivo di 39 medaglie. Con il contributo, nell'ultima giornata, anche di Arjola Trimi (argento nei 50 stile S4, nuovo primato Italiano ed Europeo) dalla vasca, dell'eterno Alvise De Vidi bronzo nei 400 metri T51 e di Andrea Tarlao nel ciclismo su strada categoria C4-5, bronzo al termine di una gara folle e purtroppo funestata dalla  morte dell'iraniano Bahman Golbarnezhad, caduto durante la discesa di Grumari e spirato durante il trasporto in ospedale. 

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Alessandro Gennari
Schermidore a scoppio ritardato, rugbista mancato, ciclista negato, tennista si fa per dire. Storico per laurea, giornalista per amore dello sport. Presto la mia tastiera al servizio di scherma, tennis, sci alpino, nuoto e chi più ne ha più ne metta.