Un avvio a rilento, una progressione lenta ma costante, una spallata secca, decisa, definitiva, per vincere la resistenza della solita, ostica, Germania di Dennis Schroder. La Spagna di Sergio Scariolo si conferma macchina da vittorie, quasi imbattibile, seppur non incantando nel gioco; le Furie Rosse si affidano al proprio sconfinato talento, quello dei fratelli Gasol e del chacho Rodriguez nei momenti cruciali della propria sfida dei quarti di finale ed il risultato paga i dividendi sperati. Gli iberici centrano l'ennesima semifinale europea, il ciclo dell'Armada Invencible procede senza sosta, senza intoppi, nonostante le difficoltà patite contro i teutonici, frutto più di una rilassatezza mentale e soprattutto di approccio spagnolo che altro. 

11-2 tedesco in avvio, con Schroder e soci che provano a recitare lo spartito prefissatosi. La prima strigliata del tecnico italiano scuote gli animi degli spagnoli, soprattutto quello dei fratelli Gasol, che iniziano ad abusare tecnicamente e fisicamente dei lunghi rivali: l'atipicità del gioco spagnolo, forse brutto e macchinoso proprio per questo motivo, risiede nel costante uso del doppio lungo, sebbene sia Pau che Marc abbiano nella propria faretra le doti balistiche giuste per aprire il campo. Infatti, l'analisi di Scariolo al termine della gara va proprio in tal senso, sottolineando lo spirito di sacrificio con il quale le due stelle spagnole stanno mettendo sul parquet di gioco: "E' difficile giocare con due lunghi così, ma ci stiamo provando ed in parte riuscendo. Non è facile perché bisogna alternare bene la presenza dell'uno o dell'altro nel pitturato, scegliere bene i momenti della gara nel quale mandare Marc o Paul dentro e lasciare l'altro fuori. Chiaro è che, come oggi, se uno mette quattro triple a bersaglio, il nostro compito diventa più agevole". 

La grinta di Gasol, Marc, nel momento decisivo dell'incontro - Foto FIBA
La grinta di Gasol, Marc, nel momento decisivo dell'incontro - Foto FIBA

La chiave di volta dell'incontro risiede proprio in questo dettaglio tecnico-tattico. Dopo un primo tempo giocato in sordina, in souplesse lento, senza mai inserire le marce alte in attacco come in difesa, gli iberici alzano il volume della radio dopo aver preso gli schiaffi in faccia da Schroder e Lo nei primi venti minuti. La sensazione è che, tuttavia, gli iberici giochino al gatto con il topo, si divertono con i tedeschi e, nel momento decisivo, azzannano la contesa e la preda alla giugulare. Il doppio lungo diventa un'enigma irrisolvibile per i tedeschi, Marc si veste da supereroe e l'onnipotenza cestistica della quale dispone fa il resto: il parziale è servito, la forbice si allarga e, inesorabilmente, la Germania si scioglie davanti all'inevitabile esito della contesa. Disarmante la facilità con la quale la Spagna archivia la pratica tedesca, fotografia però perfetta delle qualità clamorosamente superiori della truppa iberica. 

Adesso, al varco, l'umiltà e la dedizione slovena, con Dragic e Doncic che sembrano uomini in missione. La missione, tuttavia, è quella spagnola, che cerca la quarta affermazione europea nelle ultime cinque kermesse continentali. Obiettivo alla portata, perché sia Slovenia che Grecia, Russia, Italia o Serbia che siano, sembrano oggettivamente distanti anni luce dalla solidità e dall'enorme qualità della Spagna di Scariolo. Ai posteri l'ardua sentenza. La palla è sì rotonda, ma la truppa iberica non sembra lasciare spazio ad alcuna immaginazione.