Gara 1 della serie è archiviata, la Dolomiti Energia Trento batte 65-55 il Banco di Sardegna Sassari al termine di una partita che è svoltata nel secondo tempo. Infatti dopo un parziale equilibrio nei primi 20 minuti (27-26), i trentini hanno saputo premere il piede sull'acceleratore, schiantando gli avversari con un quarto da 25-8, prima di lasciar ruotare chi ha giocato meno nel finale, risparmiando le energie in ottica gara 2.
Se nel primo tempo le differenze in campo sembravano minime, nel secondo si è potuta notare la supremazia di Trento come squadra e non come singoli. Infatti il sistema di coach Buscaglia è apparso molto più lucido ed organizzato, mentre quello di coach Pasquini non ha offerto soluzioni alla scarsa incisività dell'attacco sardo.

FATTORE UNO: IL PUBBLICO - Sicuramente è l'uomo in più che ha trascinato Trento, infatti sugli spalti non vi era un posto libero con 4.000 persone arrivate a sostenere i propri beniamini. L'iniziativa degli sponsor, che hanno regalato ad ogni tifoso una maglia per colorare il palazzetto di bianco o nero, ha sicuramente spinto la squadra. 
In questa ottica, il vantaggio casa strappato nell'ultima giornata si potrebbe rivelare estremamente decisivo per la serie. Grande rimpianto per Sassari è la sconfitta nell'ultimo turno di campionato con la JuveCaserta, che è costata il quarto posto in classifica.

FATTORE DUE: PRESSING E PALLE PERSE - Il pressing è parte essenziale del gioco di coach Buscaglia. Stagione dopo stagione ha sempre impresso uno stile molto aggressivo alle sue squadre, allenate a contendere ogni pallone. Se da un lato la squadra potrebbe risultare molto fallosa, da un altro il plus/minus tra palle recuperate e palle perse è sempre positivo. Ventidue le palle perse dalla Dinamo, che ha sofferto questo pressing, soprattutto quando è stato esercitato da difensori che fanno delle steals il loro punto di forza come Dominique Sutton (2), Aaron Craft (3) e capitan Toto Forray (3). Nelle prossime partite Sassari dovrà limitare la differenza con Trento, ma l'Aquila sicuramente cercherà di continuare ad asfissiare gli avversari.

FATTORE TRE: GIOCO DI SQUADRA - Rivedendo le statistiche del match saltano subito all'occhio i soli 9 assist di squadra di Sassari, maturati nei quaranta minuti di gioco. Troppe le azioni individuali, senza una costruzione da squadra, che hanno sbattuto contro il muro della difesa trentina. Al contrario Trento ha messo a referto 20 assist, con la creazione di canestri facili che hanno creato il gap soprattutto nel secondo tempo. Il gioco di squadra espresso è stato probabilmente non ancora perfetto al 100%, ma di gran lunga più efficace rispetto a quello dei sardi, che non possono vincere grazie agli exploit dei singoli. Soprattutto quando il tuo miglior giocatore (Rok Stipcevic) si trova in una delle peggiori serate della stagione (soli 7 punti con 0/1 da 2 e 1/6 da 3).

FATTORE QUATTRO: PICCOLI A RIMBALZO - Trento presenta la squadra più piccola del campionato (per altezza media), ma domina la classifica dei rimbalzi di squadra. Questo era un dato sorprendente che già si conosceva al termine della regular season e nella partita di ieri si è riproposto con una partita perfetta sotto canestro. Il sistema di tagliafuori permette alla squadra di coach Buscaglia di essere competitivi nonostante l'assenza di un centro di ruolo, mettendo anche in difficoltà la difesa avversaria con le uscite sul perimetro del falso 5. 43-41 il rapporto a rimbalzo a favore dei sardi, che però hanno catturato meno rimbalzi offensivi (13 vs 16) e si trovano davanti in questa statistica solamente per il maggior numero di tiri presi dai trentini. I 7 rimbalzi concessi a Joao Gomes, i 6 a Diego Flaccadori e i 4 ad Aaron Craft (2 offensivi) testimoniamo come anche le guardie trentine siano state istruite al meglio a catturare palloni, aiutando il solo Dustin Hogue, unico vero lungo di ruolo (insieme ad un  Dominique Sutton adattato) a combattere sempre sotto canestro.

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Nico Silvestri
Appassionato di basket fuori norma, spettatore assiduo di partite NCAA.