Due minuti e trentacinque secondi da giocare prima della sirena di fine secondo quarto, coach Dwane Casey chiama in panchina Kyle Lowry, che si dirige subito verso gli spogliatoi per sfogarsi, perchè la partita sta andando tutt'altro che come aveva previsto. Le aspettative della gente, la serie che piano piano sta sfuggendo di mano ai suoi Raptors, le difficoltà al tiro, che proprio non vuole entrare, tutti problemi che si sommano e non lo fanno vivere e giocare tranquillo. Al rientro in campo le cose non cambiano e Toronto subisce la seconda netta sconfitta consecutiva per mano dei Cavs.

I numeri sono impietosi e non sono dalla sua parte: 18 punti, 8 assist e 9 palle perse in due partite, il tutto tirando 8/28 dal campo e, addirittura, 1/15 da tre punti. Di certo non quei numeri che lo hanno mandato all'All-Star Game nelle ultime due stagioni, in cui insieme all'amico DeMar DeRozan ha reso Toronto una contender per il titolo a Est, con la sfortuna di doverselo giocare con uno che con la tripla-doppia di stanotte è diventato colui che ne ha messe a referto il maggior numero nella storia ai playoff segnando almeno venti punti, staccando leggende come Oscar Robertson e Magic Johnson, l'immarcabile LeBron James.

Ma nel dopo partita ecco che si rivede il vero Lowry, il giocatore sicuro di sè stesso che ha saputo affrontare tutte le difficoltà che la vita gli ha messo davanti, partendo dal brutto infortunio al polso che fece terminare il suo anno da rookie dopo appena dieci partite, passando per la delusione di vedersi accantonare da coach Hollins in favore di Mike Conley durante il suo secondo anno a Memphis, fino alle difficoltà iniziali a Houston, da cui stava per andarsene dopo le prime due stagioni passate più in panchina che in campo. Così, con gli occhi di chi sa di potercela fare, Lowry risponde ai giornalisti che si aspettavano una sua resa: "Sono super confidente. E' vero, ho sbagliato delle triple che avrei dovuto segnare, che ho segnato nelle serie contro Indiana e Miami. Però la penso così: c'è una gara sabato e sabato mi farò trovare pronto, sarò più efficace. Non ho mollato".

Parole da leader, che a Cleveland avrebbero preferito non sentire: sì, perchè quest'anno i Cavs hanno già visto cosa sa fare l'ex Villanova quando è carico a mille (career high di 43 punti e game winner) e non vorrebbero trovarsi più nella stessa situazione. Lowry ha inviato il suo avvertimento, la serie non è finita.

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