Se uno guardasse attentamente alcune stats di squadra di gara 5 potrebbe notare che, in fondo, non c'è poi molta differenza tra Warriors e Thunder: 33/80 dal campo (41.3%) e 9/30 da tre (29.8%) i primi, 39/90 (43.3%) e 9/26 (34.6%) i secondi. Poi, però, ci sono i dettagli. Quelli che fanno la differenza. O, se preferite, quelli attraverso i quali GS faceva proprie le partite con una facilità quasi disarmante e che, invece, adesso, costituiscono il principale problema in vista del punto di non ritorno di gara 5: OKC ha dominato in rimbalzi (56-40), assist di squadra (23-15), precisione dlla lunetta (77.5 - 65.5). Segno che mentalmente e fisicamente non c'è partita, come testimoniano alri due dati incontrovertibili: nel corso della regular season, i Warriors solo una volta avevano concesso 70 punti in un tempo, circostanza verificatasi già due volte in questa serie; prima di stanotte si era 12-0 nella partita successiva ad una sconfitta, per quanto pesante questa fosse.

Ed è proprio nell'incontrovertibilità dei dati numerici che vanno cercate le ragioni di questa crisi. La prima squadra della lega dal punto di vista realizzativo (114.9 punti a partita con un differenziale favorevole del 10.8 e il primo offensive rating in assoluto con 114.5) nelle quattro partite di finale della Western Conference ha visto calare drasticamente produzione offensiva e percentuali dal campo: 104.7 punti di media, con il 44.3% al tiro (vs il 48.7 delle prime 82 partite), il 35.8 dall'arco (vs il 41.6) e il 68.7% ai liberi (vs il 76.3). Peggiorata, e di molto, anche la difesa: dai 104.1 punti di media concessi fino ad aprile (diciannovesima difesa in assoluto, ma con il quinto defensive rating di 103.8) si è passati ai 112.5 concessi ai Thunder nei primi quattro atti della serie con percentuali tutto sommato normali. E le percentuali di Durant & co. sono, tutto sommato, normali: 45.6% al tiro, 35.2 da tre, 78.1 ai liberi. Quindi in linea con le prestazioni della RS (secondo attacco a quota 110.2, 47.6 % dal campo, 34.9 da tre, 78.2 ai liberi).

Quindi non sono i Thunder che stanno facendo cose straordinarie (mantenendo, anzi, le medie loro consone). Sono i Warriors ad aver visto crollare improvvisamente le certezze sulle quali costruire un 73-9 che sembra già appartenere al passato. Emblematico quello che sta accadendo a Draymond Green, episodio del calcio ad Adams a parte: dal dominatore assoluto delle serie contro Rockets e Blazers (anche dopo il ritorno di Curry), al giocatore assolutamente normale, quasi deletereo (come dimostra il -73 di plus/minus complessivo delle uiltime due partite, il peggiore di sempre), delle ultime due partite il passo è stato incredibilemente breve. I 6 punti (1/7 dal campo, 0/2 da tre) e gli 11 rimbalzi in 37 minuti della scorsa notte non rispecchiano il reale valore di uno dei migliori (se non il migliore) all around player in circolazione. Per non parlare degli 'Splash Brothers': dopo il 5/19 complessivo dalla lunga distanza di gara 4, è arrivato un altrettato indecoroso 6/21 (4/11 Thompson, 2/10 Steph), con il feng shui del tiro che fatica ad essere regolato e che va ad aggiungersi al -36 di plus/minus della (ex?) coppia più bella del mondo.

Soprattutto se rapportato a quanto stanno facendo dall'altra parte i Batman&Robin di OKC: 26, 11 rimbalzi e 4 assist (più 4 recuperi e 3 stoppate) per KD35, 36, 11 rimbalzi e altrettanti assist per un Westbrook ai massimi storici e che sta stravincendo alla grande il duello a distanza con il numero 30 (il quale, secondo alcuni, starebbe ancora giocando con qualche problema di troppo a caviglia, polpaccio e ginocchio).

E sotto le plance? Una Caporetto. Adams (in doppia cifra anche stanotte), Ibaka e Kanter stanno sancendo il fallimento dello small ball, con Bogut che non sa letteralmente che pesci prendere a rimbalzo (oltre 47 quelli catturati in media dai Thunder: ma anche qui siamo in linea con i 48.6 stagionali) e in difesa, complici la latitanza di Barnes e Iguodala, totalmente alla mercé dei set offensivi studiati da Donovan (pick 'n roll o pick 'n pop che sia).

Tante, troppe cose che si accavallano. E appena due giorni per provare a porvi rimedio: con il linguaggio del corpo dei protagonisti in campo che non promette nulla di buono in tal senso. I campioni in carica erano già spalle al muro. Adesso sono sull'orlo del precipizio. E basta una spinta. Non l'avrebbe detto nessuno, ma è così. Per quanto assurdo e fuori dal mondo possa sembrare

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About the author
Claudio Pellecchia
Giornalista e storyteller di e per sport, Nba addicted della peggior specie. Lo trovate anche su nba24.it e ilnumerodieci.it