L'avventura di Phil Jackson come presidente dei New York Knicks è ormai ai titoli di coda dopo soli tre anni. Pochissimi minuti fa è arrivata l'ufficialità del suo abbandono a causa degli screzi ormai evidenti fra lui e il proprietario James Dolan. Andiamo a vedere quali sono stati i momenti più importanti della sua presidenza, certamente non la migliore né la più amata.

Il suo arrivo nella Grande Mela risale al marzo 2014, con i Knicks in emergenza dopo un'ennesima stagione fallimentare. C'è comunque un certo entusiasmo nell'ambiente che vede Phil come l'uomo della rinascita, essendo lui l'allenatore più vincente della storia. Porta con sé anche Derek Fisher come allenatore per la stagione 2014-2015, ma grandi colpi di mercato non se ne vedono. La sua prima trade è quella con cui i Knicks cedono Felton e Chandler per aumentare lo spazio salariale in cambio di Calderon e poco altro. L'obiettivo chiaro è quello di ricostruire dal draft e da Carmelo Anthony (quinquennale da 123 milioni di dollari complessivi).

Il tanking praticamente dichiarato riesce talmente bene che i Knicks stabiliscono il record della franchigia per sconfitte consecutive in una stagione (16). A fine anno riescono ad ottenere la chiamata numero 4 del draft, con la quale viene scelto Kristaps Porzingis. Le critiche iniziali dell'ambiente vengono rispedite al mittente: la scelta di Phil Jackson paga nella stagione 2015-2016, dimostrando a tutti come "l'unicorno" sia un futuro All Star. KP però non basta ai suoi e la stagione è nuovamente fallimentare, ma stavolta senza la scelta al draft. Phil infatti si trova a dover continuare la ricostruzione senza quella che sarebbe stata la settima scelta (Jamal Murray?), ceduta ai Nuggets nell'affare Carmelo Anthony.

Probabilmente però, Jackson aveva programmato tutto sin dal primo giorno per arrivare in un paio d'anni ad avere una squadra competitiva quantomeno per i playoff. Ed ecco che si presenta di fronte a sé un'occasione che potrebbe cambiare la storia della franchigia. In estate Jackson imbastisce un'altra trade con i Bulls che porta Derrick Rose a New York fra l'entusiasmo dei tifosi. A lui si aggiungono anche Noah, Courtney Lee e Brandon Jennings. Tutto d'un tratto i Knicks sono competitivi e l'obiettivo minimo sono i playoff. Phil Jackson è già pronto a ricevere le ennesime lodi per aver riportato New York a grandi livelli ma qualcosa non va. Rose, fra infortuni e problemi personali, non è mai al top della forma (e forse mai lo sarà), mentre il famoso triangolo offensivo del Maestro Zen fallisce miseramente. Il gioco dei Knicks è inguardabile e i risultati lo confermano. Phil Jackson in poco tempo passa da possibile eroe a capro espiatorio di una squadra fallimentare.

I problemi continuano anche in quest'estate, quando alcune voci si rincorrono su una possibile trade con al centro Porzingis e Phil non fa nulla per smentire. I tifosi (probabilmente gli stessi che lo criticavano pochi anni prima) non vogliono fare a meno dell'unicorno e continuano a prendersela col presidente. L'ultimo capitolo della storia di Phil Jackson ai Knicks riguarda Carmelo Anthony: secondo Jackson, andrebbe scambiato ma vista la clausola di no-trade si potrebbe anche cercare un accordo col giocatore e lasciarlo andare con una buonuscita. Dolan, di opinione contraria, ne ha abbastanza e dopo averci riflettuto a lungo decide di terminare i rapporti con il Maestro Zen. Una parentesi negativa certamente non andrà ad influire sulla storia di un giocatore e allenatore fra i più vincenti di sempre, ma forse Phil dopo quest'avventura potrebbe dire addio a un ruolo da protagonista nel basket.

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Andrea Valiani
Il mio nome è Andrea Valiani, vivo in Toscana, più precisamente a Poggibonsi e studio alla facoltà di scienze politiche a Siena.