Lo scambio che modifica gli equilibri al vertice della Western Conference continua a far rumore. Chris Paul dai Los Angeles Clippers agli Houston Rockets per Patrick Beverley, Lou Williams, Sam Dekker, DeAndre Liggins, Darrun Hilliard, Montrezl Harrell, Kyle Wiltjer, una prima scelta (protetta) al prossimo Draft, più "cash considerations" (661.000 dollari) è un'operazione destinata a segnare il futuro delle due franchigie coinvolte. Ne escono ridimensionati i Clips, che perdono il loro leader tecnico, certificazione di una sequenza di fallimenti interminabile (mai raggiunta nemmeno la finale di Conference), mentre si candidano a ruolo di anti-Warriors occidentali i Rockets del general manager Daryl Morey, che con Paul e Harden hanno costruito una formidabile coppia di esterni.

Daryl Morey. Fonte: Bill Baptist/Getty Images

Proprio CP3 ha voluto dedicare via Twitter i suoi primi pensieri alla franchigia che ha deciso di salutare, in un "incredibile turbinio di emozioni. Grazie alla comunità di Los Angeles e a tutta la Clipper Nation. Negli ultimi sei anni avete accolto non solo me, ma tutta la mia famiglia". Poi altre parole per i ragazzi meno fortunati di L.A., che Paul ha aiutato nel corso degli anni. Intanto, in una Lob City frastornata, c'è chi prova a trovare una spiegazione all'addio del miglior giocatore della franchigia. Mentre Michael Eaves di Espn racconta che Paul sarebbe stato infastidito dal mancato arrivo, la scorsa primavera, di Carmelo Anthony, in una trade che Doc Rivers bloccò anche perchè all'interno vi era coinvolto il figlio Austin, Ramona Shelburne (sempre di Espn) spiega che nell'ambito del frontoffice dei Clips non tutti erano convinti di concedere a Paul il massimo salariale (quinquennale da 201 milioni di dollari complessivi, con un ingaggio da 45 milioni nell'ultimo anno di contratto, all'età di 37 anni). A provare a smorzare le polemiche ci pensa proprio Doc Rivers, coach e general manager di Lob City: "Chris è andato via perchè voleva giocare con James Harden - le parole dell'allenatore, riportate dal Los Angeles Times - non cerchiamo spiegazioni complicate. Gli auguro il meglio, non ho alcun problema con quanto accaduto oggi, anche se penso che sarebbe stato più utile qui. Ma non ho deciso io, ha deciso Chris. In queste ore abbiamo ascoltato di tutto, che se ne è andato per colpa di Griffin, poi di Jordan, infine di Austin. Non è il momento giusto per parlarne, ma noi sappiamo che non ha lasciato per colpa di nessuno di quei tre giocatori, ma solo perchè sentiva di avere maggiori chances di vincere a Houston. Ci ha regalato belle stagioni, non avrei potuto chiedergli di più, anche se odio che sia finita in questo modo. Come franchigia, siamo contenti della posizione in cui siamo e degli assets che abbiamo a disposizione".

Chris Paul e Doc Rivers. Fonte: Andrew D. Bernstein/Getty Images

Tutt'altro clima in casa Houston Rockets, dove è grande la soddisfazione per aver ingaggiato uno dei migliori playmaker della legsa, che va ad aggiungersi a un altro straordinario esterno come James Harden, in un backcourt che di colpo diventa fenomenale. "Un giorno in cui riesci a ingaggiare un giocatore del livello di un Hall of Famer è sempre un gran giorno - dice Daryl Morey, il general manager dei Rockets - ormai in NBA c'è una sorta di corsa agli armamenti, e le squadre hanno due possibilità: partecipare alla corsa o rimanere a guardare. Chris Paul ci dà l'opportunità di raggiungere quegli Juggernaut teams (squadre carro armato, ndr) che ci sono in giro, e di metterci esattamente al loro livello. Vogliamo Chris qui il più a lungo possibile. Ma senza Harden tutto ciò non sarebbe potuto accadere: lui è il motivo per cui tutti vogliono venire a Houston. Ora abbiamo i due migliori playmaker della lega". A far convivere una coppia di guardie del genere ci penserà Mike D'Antoni, fresco di riconoscimento come allenatore dell'anno: "Non si hanno mai troppe point guards, troppi giocatori intelligenti, troppe stelle - le sue parole - Paul è uno dei migliori playmaker che abbiano mai giocato a pallacanestro. Se non riusciremo a farlo rendere al meglio, saremo nei guai". Entusiasta anche il proprietario della franchigia, Leslie Alexander: "E' da quando abbiamo messo a segno il back to back nel 1994 e nel 1995 che il perseguimento di un terzo titolo è il principale obiettivo di questa franchigia - dice Alexander in un comunicato - pensiamo che aver messo insieme due dei migliori giocatori della lega, come Chris Paul e James Harden, all'interno del sistema di Mike D'Antoni, ci renda una squadra da titolo, che potrà competere ai massimi livelli per gli anni a venire". E per i Rockets non è finita qui perchè, secondo quanto riportato ancora da Shelburne, Morey starebbe cercando la trade giusta con gli Indiana Pacers per portare al Toyota Center anche Paul George.

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]