Ricordate la squadra che ha concluso gli ultimi playoff con un record di 16-1? Ecco, a quanto pare, una squadra del genere può anche essere migliorata. Parliamo ovviamente dei Golden State Warriors, ritenuti secondo molti esperti la squadra più forte di sempre che viene da una vittoria tanto importante quanto attesa dell'ultimo campionato NBA. Mancano giusto un paio di giorni prima che inizi di nuovo la regular season e i Warriors sono pronti alla nuova stagione. Non è certo un caso che la maggior parte dei giornalisti abbia scommesso sul "repeat", visti anche i nuovi acquisti; andiamo insieme a vedere quale sarà il roster definitivo del team di Kerr.

Il quintetto titolare è ormai più che conosciuto: da playmaker agirà Stephen Curry, che la scorsa stagione ha concluso con 25.3 punti e 6.6 assist di media. Il tiro da tre è la sua specialità e lo sappiamo, dato che nel 2016-2017 ne ha segnate 4/10 di media a partita. L'elemento che lo rende insostituibile però è anche la sua capacità di bloccare per i compagni e leggere il gioco nei secondi successivi. Che il blocco avvenga per Thompson, per Green o per Durant, c'è sempre un compagno pronto a bloccare per lui e a creare quindi un vantaggio. Il meccanismo è ormai collaudato alla perfezione, anche perché al suo fianco ha un giocatore pazzesco di nome Klay Thompson. E' sicuramente uno dei migliori difensori della lega ma ad esso aggiunge una consapevolezza offensiva che lo rende un giocatore unico. Anche in questo caso, il tiro da tre punti è la prima opzione ma non ha alcun problema a mettere palla per terra o a giocarsi un post. Secondo i più  avrebbe sofferto in attacco l'arrivo di Kevin Durant ma le sue prestazioni nei playoff hanno fatto cambiare idea a tutti.


Durant partirà per il secondo anno da ala piccola. Se l'anno scorso in tanti credevano fosse difficile che un giocatore del genere si adattasse al sistema della Baia, adesso la musica è diversa. Ogni giorno che passa KD guadagna sempre più confidenza e feeling con i compagni. Quello che forse ha sorpreso maggiormente lo staff di Oakland, è la sua attitudine difensiva. Non dovendo concentrare l'attacco solo su sè stesso, come era abituato a fare ad Oklahoma insieme a Westbrook, ha confermato di essere un grandissimo difensore. Sulle sue doti di realizzatore non c'è niente da dire visto che era proprio quello che era mancato a Golden State: nei momenti di difficoltà si può anche giocare un 1 vs 1 con il numero 35, che rimane uno dei migliori della Lega sotto questo aspetto.

L'elemento rivoluzionario della squadra rimane però Draymond Green, quello che spesso agisce da playmaker aggiunto. Il carattere è sia croce che delizia: talvolta riesce a fornire energia a tutta la squadra ma spesso e volentieri esagera con le proteste, sia verso avversari che arbitri. Nonostante non sia altissimo, protegge i tabelloni alla perfezione grazie al suo tempismo e alla velocità di lettura. Inoltre quando c'è da aiutare è sempre perfetto nei tempi e questo lo rende indispensabile. In attacco è spesso lui a tenere la palla in mano, aspettando che i blocchi lontano dalla palla liberino un compagno che lui può servire viste le ottime doti di passatore. Il quintetto di partenza viene completato sempre da un centro di ruolo, ma i suoi minuti in campo sono spesso ridotti. Anche quest'anno verrà confermato Pachulia come numero 5, la cui abilità più importante è quella di bloccare sempre al limite del fallo per creare al compagno i giusti spazi. Per il resto, prende qualche rimbalzo e può gestire la palla sul pick and roll se il portatore di palla viene raddoppiato, ma Kerr gli fa giocare soltanto i primi minuti di primo e terzo quarto di solito.

Nei momenti importanti, il quintetto subisce una variazione con Iguodala che subentra da ala piccola e fa scalare Durant e Green. La forza di Iguodala è innanzitutto la difesa, non è certo un caso che si sia trovato a difendere su LeBron James nelle passate edizioni delle Finals. Inoltre ha i cosiddetti "attributi", che lo portano a segnare canestri decisivi nei momenti chiave del match oppure a deciderla con un intervento difensivo (vedi la palla rubata su James a in gara 3 delle ultime finali). Se il sesto uomo è decisamente Iguodala, ci sono anche altri comprimari in grado di fare la differenza dalla panchina. Livingston sarà il playmaker di riserva, con doti completamente diverse da Curry. Non tira mai da tre punti ma gioca in post come se fosse un lungo, ed è un altro di quei giocatori che possono tenere anche in fase difensiva. Quest'anno Kerr non potrà contare sull'apporto di Ian Clark e Matt Barnes, ma non sarà un problema perché Myers ha trovato il modo di sostituirli. Nick Young è l'esterno ex Los Angeles Lakers che dovrà dare energia alla squadra e limitarsi ad agire da tiratore puro. McCaw, al secondo anno in NBA, è cresciuto molto e avrà diversi minuti a disposizione, visto che può concludere da tre punti ma anche arrivare al ferro. Gli manca ancora un po' di attitudine difensiva e di fisicità, ma sono cose su cui potrà lavorare col passare del tempo.

Un altro acquisto che vale la pena considerare è Omri Casspi. Il ventinovenne israeliano è uno dei tiratori più efficaci dell'intera NBA e può agire sia da ala piccola che grande. West porterà molta esperienza come ha sempre fatto e anche qualche canestro nei momenti di difficoltà delle seconde linee. Fra i centri poi troviamo Javale McGee e Kevon Looney (anche da numero 4) mentre non vedremo più nella Baia Anderson Varejao, che non è stato riconfermato anche a causa della lunghezza della squadra. Abbiamo lasciato per ultimo il giocatore che più ci intriga, ovvero Jordan Bell. Per quanto già alla fine del draft si pensava che potesse essere un gran colpo quello dei Warriors, quest'impressione ha avuto la conferma nelle partite di preseason di questi giorni. Bell non è altissimo ma ha un'elevazione pazzesca, alla quale combina grande equilibrio e rapidità. Per questa ragione è un ottimo difensore nonostante la stazza e in fase offensiva è un ottimo giocatore di pick and roll. Non è ancora definitiva la squadra visto che Kerr dovrà tagliare qualcuno fra Boucher, Gbinije, Jones e Ninag, ma chiunque di essi rimanga non troverà molto spazio nelle fila dei campioni in carica.

Quali sono le principali insidie che Golden State dovrà cercare di superare per rivincere l'anello? La prima cosa da fare è inserire negli schemi i nuovi arrivati, cosa che a questo punto non sembra per niente difficile. Casspi, Young e Bell sono già a proprio agio e, anche se dovranno confermarlo in regular season, pare che possano aiutare concretamente la squadra. Per secondo ci sarà da stare attenti agli infortuni. Lo staff deve aver appreso la lezione di due anni fa: la stagione regolare non è importante e i record non contano se i giocatori arrivano provati ai playoff e non sono al 100%; ecco perché sarà importante fare riposare i top quando le partite non avranno più niente da dire. Anche perché la competizione si fa sempre maggiore nella Western Conference e inevitabilmente sarà più difficile andare avanti nei playoff. La voglia di continuare a vincere è un altro aspetto decisivo, per cui ognuno dovrà metterci il massimo anche se quasi tutti hanno già portato a casa l'ambito anello e gli stimoli potrebbero calare.

Dal punto di vista strettamente tecnico, difficile pensare a qualche differenza fondamentale nel sistema di gioco. Sarà molto importante per la fiducia della squadra recuperare coach Steve Kerr il prima possibile, così che possa rimanere in panchina senza altri stop. Oltre a ciò, i Warriors già sanno che affronteranno sfide durissime contro le nuove squadre rinforzate come Thunder, Rockets e Timberwolves e l'importante sarà essere pronti a reagire quando questi team troveranno qualche punto debole. Del resto, la prima occasione per il repeat è stata fallita, ma adesso sembra che nessuno possa fermare i Golden State Warriors.

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About the author
Andrea Valiani
Il mio nome è Andrea Valiani, vivo in Toscana, più precisamente a Poggibonsi e studio alla facoltà di scienze politiche a Siena.