L'opening night della regular season NBA edizione 2017/2018 non vivrà solo del ritorno di Kyrie Irving a Cleveland con la maglia dei Boston Celtics, ma anche della sfida della Oracle Arena (ore 4.30 italiane) tra i campioni in carica dei Golden State Warriors e gli sfidanti degli Houston Rockets. Una sparatoria in salsa Western, con ogni probabilità, anche se le squadre allenate da Steve Kerr e Mike D'Antoni sono molto più che solo tiro da tre punti. Ad Oakland i texani della città della NASA misureranno subito le loro ambizioni stagionali, al termine di un'estate in cui sono riusciti ad accaparrarsi un certo Chris Paul. 

Thirty Teams. One Goal. E' questo lo slogan ufficiale dell'NBA, che traduce in poche parole una corsa lunghissima, che da metà ottobre conduce alle Finals di giugno. Obiettivo - il titolo - già raggiunto due volte negli ultimi tre anni dai Golden State Warriors di Steve Kerr, freschi campioni in carica e dati ancora come favoriti dagli addetti ai lavori. Il 16-1 fatto registrare dai Dubs nei playoffs dello scorso anno è rimasto nella mente di tutti, così come l'organizzazione complessiva e il gioco di una squadra che sembra girare come un violino, e che ha ormai in Kevin Durant un'arma impropria. Le ultime regular season dei californiani sono state delle vere e proprie cavalcate, sempre sopra le 65 vittorie, con tanto di record all time battuto nel 2016. Quanto i Warriors decideranno di spendersi quest'anno prima dei playoffs rappresenta uno dei punti interrogativi della loro stagione, con Steve Kerr che ha annunciato maggior riposo per tutto, altro slogan da nuovo corso. Eppure Golden State ha cambiato pochissimo durante l'estate: anzi, il vero successo dei Dubs è stato aver mantenuto intatto l'anima del roster, rinnovando il contratto a Steph Curry, trattenendo i vari Durant, Iguodala, Livingston, Pachulia e McGee. Un colpo da maestro del general manager Bob Myers, che costerà ovviamente al patron Joe Lacob una tassa di lusso pesante, più facile da accettare finchè si vince. Nessuna novità dunque nel quintetto di stasera, con Stephen Curry apparso già on fire in preseason insieme al gemello Klay Thompson, Kevin Durant chiamato a rispondere sul campo a diversi scivoloni estivi, Draymond Green e Zaza Pachulia a completare lo starting five dei campioni. Dalla panchina ecco nuove opzioni: non solo Shaun Livingston, Patrick McCaw, Andre Iguodala e JaVale McGee, ma anche i free agents Nick Young e Omri Casspi, più il rookie Jordan Bell, da Oregon. Per i Dubs l'imperativo è evitare gli infortuni e arrivare ai playoffs in buone condizioni, ma già stanotte gli uomini di Kerr vorranno verosimilmente dare un segnale al resto della lega.

Sulla loro strada, gli Houston Rockets di Mike D'Antoni, squadra con un sistema ormai definito, che ha aggiunto Chris Paul a un buon roster, una stella vicino a un'altra stella come James Harden. Attaccare nei primi secondi dell'azione, il mantra dell'ex Baffo, che lo scorso anno diede spettacolo con i suoi Rockets in stagione regolare, salvo arenarsi in semifinale playoffs contro i San Antonio Spurs del maestro Gregg Popovich. Il nuovo corso di Houston si affida a Paul per evitare gli eccessi di un Harden sempre e solo con la palla in mano: tante triple doppie per il Barba nella scorsa stagione, ma anche qualche difficoltà quando l'aria ha cominciato a farsi più rarefatta. Ecco spiegato l'ingaggio del miglior playmaker puro della lega, nella veste di facilitatore in una squadra che continuerà a tirare da tre punti con Trevor Ariza (eccellente difensore), Ryan Anderson (spesso uomo chiave, nel bene e nel male) e con gli esterni in uscita dalla panchina, come il sesto uomo dell'anno Eric Gordon e il nuovo arrivato P.J. Tucker. Clint Capela ricoprirà il ruolo di unico lungo, centro svizzero di verticalità sui due lati del campo, in rotazioni che tipicamente D'Antoni accorcia rispetto alla maggioranza dei suoi colleghi. A poche ore dalla palla a due della Oracle Arena, gli Houston Rockets sono l'alternativa più credibile al dominio dei Warriors sul fronte occidentale, nonostante i Big Three di Oklahoma City e l'immarcescibile San Antonio. Un sistema di pallacanestro ben definito, con due superstar al suo interno, rendono i texani della NASA già una contender. Dopo una preseason quasi perfetta ("rovinata" solo dalla sconfitta interna nella gara finale contro gli Spurs), i Rockets testano stanotte le proprie chances alla Oracle Arena, campo sul quale lo scorso anno si imposero in uno dei due appuntamenti di stagione regolare, al termine di una gara finita all'overtime. D'Antoni spera di ripartire da lì, con un Chris Paul in più, Kerr dalle Finals contro i Cavs, per un repeat che rimane comunque di difficile realizzazione.

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Andrea Russo Spena
Laureato in giurisprudenza, con una passione senza confini per lo sport. [email protected]