Nove punti in classifica dopo tre giornate, nove gol fatti e zero subiti con un vantaggio di quattro punti su Real Madrid e Atletico. Non poteva presentarsi meglio il Barcellona alla sfida di martedì contro la Juventus e, allo stesso tempo, non poteva chiedere di meglio Valverde ai suoi ragazzi che, partita dopo partita, stanno trovando una discreta quadratura. Già perché, dopo il contraccolpo del mercato in entrata e la sconfitta dolorosa contro il Real Madrid in Supercoppa, il Barcellona ha solo vinto. Certo, gli ostacoli non erano insormontabili, ma facendo un parallelo con la scorsa stagione notiamo che dopo tre giornate la squadra di Luis Enrique aveva sei punti in classifica con otto reti fatte e tre subite, con una sconfitta casalinga contro l'Alaves che brucia ancora. 

Un miglioramento c'è stato rispetto al doppio confronto contro il Real Madrid, di agosto, e il fatto è dovuto a una sorta di ritorno alle origini per Leo Messi che, in queste prime tre partite, ha giocato da falso nove, segnando 5 reti, con Suarez che in fase di copertura si è sacrificato sulla sinistra mentre Deulofeu ha agito sempre sulla destra, coadiuvato da un motorino instancabile come Nelson Semedo. L'ex Benfica deve ancora entrare completamente nei meccanismi tattici della squadra ma ieri ha offerto una prestazione da sette in pagella arando la fascia di competenza dal primo all'ultimo minuto.

Un altro aspetto che va sicuramente sottolineato, e che è stato un punto fermo del Barcellona di Guardiola, è il pressing: in fase di non possesso la squadra di Valverde applica un pressing asfissiante sui portatori di palla avversari tanto da costringerli a spazzare il pallone. L'attacco ed il centrocampo diventano una cosa sola, o quasi, in fase difensiva con i tre attaccanti e due tra Busquets, Rakitic ed Iniesta che avanzano sulla stessa linea per impedire le linee di passaggio ai difensori dell'Espanyol che, come detto in precedenza, si ritrovano costretti a buttare via la sfera.

Una partita ordinata e giudiziosa, dunque, per il Barcellona. Si possono dormire sonni tranquilli quando in squadra c'è un giocatore come Leo Messi. Forse la rabbia per i due pareggi con la Nazionale lo ha caricato ancor di più e, per la quarantaduesima volta in carriera, il numero 10 si porta a casa il pallone. Le reti, però, sono solo la punta dell'iceberg di un giocatore che, dalla cintola in su, non ha un ruolo ben definitivo visto che è sempre nel vivo dell'azione ed è sempre al posto giusto nel momento giusto, e le reti lo dimostrano (anche se una è in offside). Potevano essere anche di più i gol della Pulce che, in due-tre occasioni, prova a regalare la gioia anche al suo amico Suarez che, nel finale, la trova con l'assist del debuttante Dembelè.

L'ex numero sette del Borussia Dortmund entra negli ultimi venti minuti guadagnandosi l'applauso del Camp Nou ad ogni giocata: alla fine arriva anche l'assist con annesso abbraccio degli altri due futuri compagni del tridente. In una serata come questa c'è spazio anche per la rete di Piquè che, insieme ad Umtiti, rischia poche volte, salvo due occasioni di Piatti. Insomma, una manita nel segno del dieci che è un'iniezione di fiducia importante per il Barcellona di Valverde, che adesso è chiamato all'esame Juventus. 

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Alessio Evangelista
Mi chiamo Alessio Evangelista, sono nato e tutt'ora vivo a Pescara in Abruzzo. Mi sono diplomato quest'anno presso l'ITIS A.Volta di Pescara con la votazione di 80/100. Le mie passioni sono il calcio e la Formula 1