Nella storia recente della Premier League è comprovato che esistono due maniere di ottenere una salvezza tranquilla: avere un'organizzazione difensiva quantomeno accennata e allenata, con poche improvvisazioni e tanto ordine, oppure avere giocatori funzionali anche di basso profilo ed essere allenati da Tony Pulis. Il West Bromwich per il secondo anno di fila ha barrato l'opzione B e, come il passato insegna, ha mantenuto la massima categoria di calcio inglese senza grattacapo alcuno. Decimo posto finale, con 46 punti raccolti: una dimensione appropriata ai Baggies, squadra con una rosa adatta a salvarsi, meno a sognare. Eppure il Never Relegated Manager, il cui conto a proposito sale a quota 22 stagioni, senza mai sedersi su panchine di prestigio internazionale, aveva fatto volare tra le nuovole il The Hawthorns almeno per qualche mese.

Un avvio tra alti e bassi, tra soddisfazioni e sconfitte amare, quella interna con l'Everton alla seconda giornata e l'1-0 a Bournemouth alla quarta su tutte, ha spalancato poi le porte a un cammino più che soddisfacente, basti pensare che poi, dalla quinta alla ventiseiesima giornata, ovvero nell'arco di ventidue gare disputate, il West Bromwich ha perso soltanto contro le top six, raccogliendo ben trentasei punti contro squadre che in classifica inseguivano. I Baggies si sono infatti ben presto ritrovati a vedere l'Europa da vicino, in un testa-a-testa con l'Everton durato poco, dato l'evidente gap tecnico testimoniato anche dal bilancio di classifica a fine stagione (15 punti di differenza).

Una folle corsa che non avrà fruttato la qualificazione, ma ha comunque garantito una salvezza più che tranquilla, non scalfita dal pessimo epilogo di nove gare di fila senza vittorie e con due soli punti raccolti. Il proprio lavoro Pulis l'aveva già svolto nel migliore dei modi, salvando una squadra partita esattamente per quel tipo di missione.

Come sempre, a partire dall'estate la strategia conservativa ha caratterizzato l'annata nelle midlands: sia in campo che sul mercato, ridurre i rischi, cambiare il meno possibile e affidarsi ai propri punti di forza. Mentre alcune sperperavano sterline alla ricerca di nomi, Pulis ha deciso di puntare sull'efficacia e sulle occasioni, come Chadli e Phillips per avere maggiori idee in attacco, acquisti che hanno pagato forse meno di quanto avrebbero potuto, ma anche per cause di forze maggiori, leggasi infortuni. Importantissimo è stato anche l'arrivo di Livermore a metà stagione, per dare respiro al centrocampo: l'anno prossimo l'ex Hull raccoglierà l'eredità di Fletcher, già passato allo Stoke City.

Le figure chiave della stagione sono però in difesa, a partire da un Dawson cresciuto esponenzialmente sulla corsia di destra, proseguendo con la solidissima coppia di mezzo composta da Jonny Evans e Garath McAuley - quest'ultimo autore di 7 reti stagionali, solo una meno del capocannoniere Rondon - duo tutto nordirlandese che ha blindato la porta difesa da Foster. La differenza reti di -8 (solo il Southampton con -7 ha fatto meglio dall'ottava posizione in giù) simboleggia chiaramente la capacità di limitare i danni al minimo, come da desiderio di Pulis. Anche l'anno prossimo il tecnico dovrebbe rimanere sulla panchina del The Hawthorns: se la storia di cui sopra non ci inganna, si respirerà ancora aria di Premier nelle midlands.

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Giorgio Dusi
Vivo a Bergamo, scrivo di calcio, in particolare di Juventus e Arsenal, e di basket tra NBA ed Eurolega. Giornalista. Laureando. Forse. [email protected]