Londra, la capitale mondiale del calcio, può vantare diverse squadre d’alto livello nella massima competizione nazionale, con Chelsea, Arsenal e Tottenham a svettare nei piani alti della gerarchia del football d’Oltremanica. Oltre alle tre regine succitate, che fanno parte dell’elite nazionale, nel clan delle Seven Sisters, una squadra con sede nell’inner occidentale londinese, prova a farsi spazio tra le big. Parliamo del West Ham, che si presenta al via carica di aspettative, desiderosi di cancellare una stagione decisamente negativa, con l’undicesimo posto in Premier League.

Gli Hammers, con l’undicesimo posto finale, hanno subito un ridimensionamento dopo il positivissimo campionato nel 2015, con la settima posizione in classifica, che vale l’accesso ai preliminari di Europa League. Una partecipazione ad una rassegna continentale, l’esplosione di Payet all’Europeo, una campagna acquisti discreta, gli ingredienti per fare bene, se non meglio dell’annata precedente c’erano tutti. Ma già dall’estate si intravedevano le prime pericolose crepe dei muri portanti: dopo aver superato il Domzale nel terzo turno preliminare di Europa League, il West Ham è scivolato in casa contro i romeni del’Astra Giurgiu, terminando ancora prima di fare sul serio il proprio percorso fuori dal Regno Unito.

Le certezze andavano sempre di più a minare: il culmine della crisi si è raggiunto in inverno, con la querelle Payet, che ha chiesto la cessione al Marsiglia e la squadra navigava in cattive acque, con lo spauracchio retrocessione pressochè reale e quasi inevitabile senza un netto cambio di rotta. Con la cessione della stellina transalpina, che ha vissuto un periodo da separato in casa, gli Irons si sono aggrappati al duo Lanzini-Antonio, che ha ridato linfa e ossigeno al resto della squadra, con l’abilità di Slaven Bilic, sono riusciti a trovare la quadratura del cerchio. Infatti, nel girone di ritorno, pur non brillando, gli Hammers hanno ottenuto risultati importanti negli scontri diretti, involandosi verso una salvezza tranquilla, già conquistata con largo anticipo, ma si tratta pur di un ridimensionamento rispetto agli obiettivi estivi.

Questa volta, per la stagione 2017-18, si riparte dalle note liete, ovvero Lanzini e Michail Antonio, che riprenderanno il loro percorso di crescita con il demiurgo Bilic, confermatissimo. Ma non è tutto: la società si è mossa con decisione sul mercato, portando a Londra diversi giocatori di spessore. Parliamo di Joe Hart, tra i pali, Pablo Zabaleta dal City, Marko Arnautovic e, soprattutto, Javier “Chicharito” Hernandez, che si candida a diventare il colpo dell’estate inglese. L’ambizione dei bordeaux è lampante: i quattro ingaggi andranno ad accrescere il livello di una rosa abbastanza discreta per provare a ripetere i traguardi di due anni prima. Verosimilmente, il West Ham potrebbe essere disposto in un 4-2-3-1, con Hart tra i pali, dietro alla coppia centrale Ogbonna e Reid, con Zabaleta e Cresswell a blindare le fasce. In mediana Kouyate e Obiang a formare il double-pivote, alle spalle del trio sulla trequarti, composto da Antonio, Lanzini e Arnautovic, con Hernandez ad agire come punta centrale.

Le speranze per tornare competitivi sono poste sulle spalle del Chicharito, già visto alla corte della Regina Elisabetta, con la maglia del Manchester United, ma oscurato da Van Persie, per poi mostrare spiragli di talento con il Real Madrid. L’esplosione definitiva del messicano è arrivata in Germania, con le Aspirine del Bayer Leverkusen, dove ha siglato trentanove reti in settantasei partite, prima di volare a Londra per diciotto milioni di euro. Punta atletica e funambolica, dovrà costruirsi un feeling con Arnautovic, apprezzato in maglia Stoke, con cui si completa per caratteristiche fisiche e tecniche.

Come già detto a più riprese in precedenza, a Londra, nella sponda orientale, si vuole voltare pagina: l’ultima annata deve essere solo un lontano ricordo, una motivazione per rilanciarsi e ritornare in Europa. Il primo vero ostacolo da superare, non è tanto il livello del campionato, ma il fattore campo, che negli anni passati era una certezza, questa volta è venuto a mancare: parliamo dell’Olympic Stadium, che ha soppiantato lo storico Boleyn Ground, che metteva soggezione agli avversari con le due torri all’ingresso della tribuna centrale. Il feeling tra i supporters degli Irons e il nuovo stadio, sede dei Giochi Olimpici di Londra del 2012, non è mai sbocciato, e a farne le spese è stata la squadra, che ha ottenuto i tre punti casalinghi solo in sette occasioni. Bottino decisamente mediocre, per cui il primo passo è sfatare la maledizione dello stadio. Il passato è passato, ora si guarda al futuro.

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Giorgio Giovannini
Tradito dal suo riconoscibilissimo accento veneto, è un fedelissimo seguace della Reyer Venezia, ma il suo vero credo è LaVar Ball. Quasi pendolare tra Venezia e Londra, con tappa a Milano per le sue fedi calcistiche: Milan e Tottenham. Appassionato di stadi, specialmente quelli britannici.