Talento e personalità, abbinati indissolubilmente all'idea di quel calcio totale che non ha mai abbandonato l'Olanda, in generale, ma soprattutto l'Aja e dintorni. C'è qualcosa di magico attorno all'Amsterdam Arena, che circonda ed irrora tutto ciò che circonda la sfera calcistica dell'Ajax, fucina straordinaria di talenti, di una mentalità di un determinato tipo di calcio, votato all'attacco, allo spettacolo, alla tecnica ed all'estetica, più che al pragmatismo. Può non piacere, difficile, può non risultare vincente, molto più facile e possibile, ma ciò non toglie nulla a Davy Klaassen ed alla sua truppa, che stanno vivendo una nuova era di florida esplosione. 

In lotta per l'Eredivisie, ad un passo dalle semifinali di Europa League, dopo lo splendido 2-0 rifilato senza alcun patema d'animo allo Schalke 04 nella serata di ieri. Scrosciano applausi dalla platea dal palato finissimo dell'Arena, che dopo l'ennesima estate di riciclo tulipano si gode la creatura di Peter Bosz, spellandosi le mani per una squadra nata e forgiatasi sotto la stella di Klaassen, trequartista, regista, mezzala, tuttofare all'occorrenza, figlio se ce n'è uno dell'idea di quel calcio totale che non fa prigionieri di ruolo, bensì insegna calcio nella sua essenza, quella del gioco con la palla, della visione e della lettura del gioco, senza estremi tatticismi. Davy, classe 1993, è il capitano dell'Ajax di oggi, presentatosi con un'età media di 21 anni e mezzo all'appuntamento con i quarti di finale di Europa League. 

L'esultanza di Klaassen dopo la doppietta allo Schalke - Foto Europa League Twitter
L'esultanza di Klaassen dopo la doppietta allo Schalke - Foto Europa League Twitter

Klaassen non è esattamente il prototipo del centrocampista moderno, perché non dotato di particolare mobilità ed esplosività, qualità che nel calcio di oggi sono discretamente indispensabili per giocare ad altissimi livelli.  L'olandese, tuttavia, sopperisce però a queste lacune con una qualità tecnica sublime e con una interpretazione del ruolo e del gioco quasi del tutto personale, che gli permette di essere decisivo ogni qual volta è in possesso di palla: testa sempre alta, uno massimo due tocchi, assist a grappoli e un senso del gol tutt’altro che di secondo piano. Il bottino del ventiquattrenne mediano - che in estate ha rifiutato il passaggio al Napoli perché non ancora pronto, a detta sua, al grande salto - in questa stagione, nella quale ha agito per lo più da mezzala sinistra, parla di diciotto gol e dodici assist tra campionato e coppe nelle quarantadue gare giocate.

Un gioiellino vero e proprio del vivaio dell’Ajax che fa sfregare le mani ai tifosi dei tulipani, da sempre particolarmente assuefatti alle giocate di talenti di questo genere tanto da scomodare il “De Telegraaf”, che giocando con il suo cognome titolò “Klasse apart” (di un’altra categoria). Uscire dall'ovile natio per dimostrare che la sua classe non resta fine a se stessa nel sistema di gioco dei lancieri, per dimostrare che la personalità, quella dell'essere capitano di una squadra come l'Ajax a soli ventiquattro anni, va ben oltre le mura di casa. L'estate alle porte, con le giocate del nativo di Hilversum a presentare un biglietto da visita di assoluto valore per le squadre che intendono accaparrarsi le sue prestazioni: trenta milioni, euro più euro meno, per assicurarsi uno dei migliori talenti del calcio moderno, pronto a mettere al servizio del prossimo allenatore la sua duttilità e il suo clamoroso talento.