Miglior modo non poteva esserci per onorare al meglio il cambio di denominazione del proprio stadio, dedicato, da ieri, alla leggenda di casa Johan Cruijff. Dall'alto, il 14, si sarà sicuramente goduto lo spettacolo andato in scena all'Amsterdam Arena, in occasione di una semifinale di Europa League che ha visto l'Ajax padrone di casa travolgere, sommergere, sotto il punto di vista del gioco, della produzione e del risultato il Lione di Bruno Genesio, assolutamente inerme davanti allo strapotere della truppa di Peter Bosz. Il direttore d'orchestra dei lancieri non sbaglia un colpo e, nonostante la fisiologica tensione che ha attanagliato nei primi venti minuti di gioco i suoi ragazzi, è riuscito a portare una squadra di autentici gioiellini ad un passo dalla finale di Stoccolma. 

Esultano i giocatori dell'Ajax, dopo il gol del 3-0 di Younes - Foto Europa League Twitter
Esultano i giocatori dell'Ajax, dopo il gol del 3-0 di Younes - Foto Europa League Twitter

Il calcio totale è tornato, e con esso tre numeri dieci schierati in mediana, con Schone a dettare i tempi da falso regista, Klaassen e Ziyech a squarciare centralmente la difesa ospite, con tagli e passaggi filtranti che più di una volta hanno messo in imbarazzo il duo di centrocampo ospite Tousart-Gonalons. L'idea di Genesio, di schermare a uomo il trio avversario con Tolisso vertice alto di un triangolo inverso a marcare Schone, è fallita miseramente, sebbene sia stato proprio il centrocampo a dettare i tempi di un avvio di gara sostanzialmente tutto di marca transalpina: l'Ajax ha pagato lo scotto dell'emozione, inevitabile per una squadra il cui capitano, Klaassen, ha da tre mesi compiuto 24 anni. Sugli scudi, nella sofferenza della prima parte di gara, De Ligt, centrale di difesa classe 1999, che con personalità e clamorosa sfacciataggine, è riuscito a tenere - in compagnia di un Sanchez impeccabile e di un Onana decisivo tra i pali - il risultato incollato sullo 0-0. 

Come spesso accade in questi casi, a stappare di fatto la partita e sbloccare la testa dei lancieri padroni di casa, l'episodio che ha ribaltato l'inerzia dell'incontro: punizione di Ziyech, velenosissima, dalla destra, deviazione di Traoré sul primo palo e Cruyff Arena in visibilio. Da quel momento in poi non c'è stata partita: il Lione, già di per sé falloso in fase di palleggio ed interdizione nelle prime fasi di gioco, si è fatto prendere dall'ansia e dalla frenesia dello svantaggio, condizionato altresì dalla selvaggia pressione dei padroni di casa. Il baricentro degli ospiti si è notevolmente abbassato di qualche metro, lasciando adito a Schone e Klaassen di prendere in mano le redini della partita, legittimando il vantaggio con Dolberg poco dopo, prima di iniziare a sciorinare calcio a destra e a manca. Palla a terra, fraseggi stretti, inserimenti dalle retrovie, sovrapposizioni costanti e precise dei terzini: la sinfonia orchestrata da Bosz ha esaltato il pubblico di casa, oltre ai protagonisti, strabiliando per qualità di esecuzione. 

Tutti in coro, attorno a Dolberg, autore del momentaneo 2-0 - Foto Europa League Twitter
Tutti assieme, attorno a Dolberg, autore del momentaneo 2-0 - Foto Europa League Twitter

Negli spazi immensi lasciati dalla difesa del Lione, confuso e visibilmente il balia delle avanzate olandesi, è salito in cattedra Younes, che dapprima ha fallito il gol del clamoroso KO all'intervallo, facendosi ipnotizzare da Lopes, poi ad inizio ripresa si è fatto perdonare sigillando il tris in contropiede. Già, proprio in contropiede l'Ajax è riuscito a mettere in mostra tutte le sue peculiarità, riuscendo spesso ad approfittare delle palle perse sulla trequarti del Lione per capovolgere l'azione con un paio di passaggio, cavalcando inoltre la velocità dei suoi esterni d'attacco: nonostante qualche eccesso di fiducia da parte di Traoré, giocatore dall'avvenire assicurato, e dello stesso Younes, i lancieri hanno successivamente legittimato il risultato, venendo graziati però in un paio di occasioni da Fekir. Sul 3-0 il secondo passaggio a vuoto dei padroni di casa ha infuso fiducia, seppur minima, ai transalpini, che con l'ingresso di Ghezzal sono sì riusciti ad avere maggiore peso offensivo, accorciando con Valbuena, ma si sono anche esposti ancor più alle scorribande dei tulipani. Dall'ennesima transizione è scaturita l'azione del poker, sigillato ancora dal prodigio del Chelsea, Traoré.

Nonostante l'ampissimo e confortante vantaggio in vista del ritorno, la truppa di Bosz ha continuato ad imperversare ed assediare la trequarti difensiva ospite, sfiorando con Klaassen e Ziyech il gol della definitiva staffa, che tuttavia non è arrivato. Poco male, perché al triplice fischio finale la soddisfazione del tecnico olandese è stata chiaramente immensa, prima ancora che per il risultato ottenuto per la prestazione offerta. Una sinfonia che permette, in vista del ritorno al Parc OL, di dormire sonni relativamente sereni, con un piede e mezzo che già inizia a calcare il manto erboso della Friends Arena di Stoccolma. Un'opera da stropicciarsi gli occhi ripetutamente, per i presenti, ovviamente, ma soprattutto per chi, dall'alto dei cieli, ha osservato e goduto della sublimazione della sua filosofia di gioco. 

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