Il crepuscolo degli dei. Potrebbe sembrare avventato parlare già di tracollo alla prima di campionato, ma la sensazione, alla fine della sfida tra JuventusUdinese, è quella della fine di un ciclo. Vero è che ci sono ancora 37 partite, che il mercato non è ancora finito, e che la Juve ha già vinto lo scudetto in due occasioni perdendo alla prima giornata (unica squadra a riuscirci insieme al Torino, che di campionati così ne ha vinti ben 3). Ma l'undici di Allegri che è entrato in campo oggi contro i friulani è stato qualcosa di irriconoscibile rispetto ai quattro anni passati: una squadra incolore, senza grinta e, almeno così sembra, senza più il talento dei singoli a risolverla. Una squadra sazia (?). A beneficiarne, un'Udinese cinica, coriacea, capace di concretizzare, classico canovaccio delle piccole nella tana del lupo, l'unica occasione effettiva che le sia capitata.

In apertura di match, Allegri sceglie di dare spazio a Coman dal primo minuto, concedendogli un'altra occasione per mettersi in mostra. Verrebbe da dire, una di troppo. Per il resto, formazione della vigilia confermata, con Pereyra titolare al posto di Sturaro. Tutto secondo i piani invece per Colantuono. Primi 45 minuti non divertenti, con la Juve che prova a fare la partita ma trova di fronte a sé un undici friulano organizzato che, al di là di quanto dichiarato da Colantuono in vigilia, sembra essere allo Stadium per difendere con le unghie e con i denti lo 0-0. I principali guizzi arrivano sull'asse Pereyra-Lichtsteiner, che produce delle buone palle gol, su cui Karnezis (giocatore che avevamo a ragione segnalato in prepartita) fa il suo dovere senza dover compiere parate miracolose. Padoin come regista non è Pirlo, e perciò il suo ruolo deve essere svolto con discreta personalità da Leonardo Bonucci. L'Udinese, nella miglior tradizione delle partite giocate sulla difensiva, mette l'elmetto e alza le barricate. Il centrocampo friulano, molto positivo, si mette sulla difensiva e aiuta a sventare i tentativi di attacco juventini.

Il copione non cambia nella ripresa. La chiave tattica della Juve è quella di sfruttare al massimo le percussioni dalle fasce, con scambi rapidi e uno-due tra centrocampisti e terzini per mettersi vicendevolmente in condizione di crossare. Ne escono delle discrete occasioni, in una fase di partita dominata dai campioni d'Italia, mai troppo decisi sotto porta. L'Udinese, dal canto suo, inizia a provare dei timidi contropiedi, tendendo a privilegiare le fasce. Per i primi 35 minuti, comunque, la partita è un tiro al bersaglio, agevolato anche dall'ingresso di Dybala, molto più incisivo in costruzione di manovra del giovane Coman. L'argentino si cerca molto con Pogba, che lavora dalla fascia sinistra, cercando al tempo stesso di servire dei cross o di inserirsi. Al minuto 79, però, arriva la svolta: cross dalla destra di Panagiotis Konè, difesa della Juve addormentata, e a tu per tu con Buffn Cyril Thereau insacca il più facile dei gol. 1-0 Udinese, a gelare lo Juventus Stadium.

La reazione della Juventus è confusa e imprecisa, all'arrembaggio, ma senza che gli uomini di Allegri riescano a produrre azioni da gol significative. Gli ingressi prima di Llorente e poi di Isla fanno domandare agli increduli tifosi perché non si stia facendo di tutto per venderli. Dalla panchina, Colantuono invita alla calma e a rallentare il ritmo, cosa che i suoi uomini fanno alla perfezione. A rimetterci è, su tutti, lo spettacolo degli ultimi 10 minuti, decisamente caotici e senza più un'idea di gioco.

La Juventus esce dalla prima di campionato frastornata: non si possono, malgrado tutto, non rimpiangere le giocate di Tevez e gli spunti di Pirlo in linea di regia; Dybala sembra ancora parecchio gracilino per compensare la partenza del connazionale, mentre Mandzukic, se non servito, si perde nell'oblio degli inutili alla causa. L'Udinese, dall'altra parte, sembra ben altra cosa della squadra ai limiti della retrocessione messa in campo da Stramaccioni nella passata stagione: anche senza un organico da top team, potrebbe già candidarsi al ruolo di ammazza-grandi.

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