Una sola presenza con il Palermo, un'avventura italiana che sembrava finita, con il ritorno in Brasile e un via vai di varie avventure in Sud America. Poi la seconda opportunità italiana, stavolta è il Cagliari a chiamare, e il proseguo della storia non ricalca i passi e gli errori fatti dal Palermo. Domani, alle ore 15:00, Joao Pedro ritroverà il suo passato, allo Stadio Barbera. Una sfida che sa di rivincita, vista la fiducia, praticamente nulla, avuta dalla società palermitana nei suoi confronti. Lo dicono i numeri: 77 presenze e 21 reti con la maglia del Cagliari. Il brasiliano forse non era già pronto per la Serie A, ma liberarsene in quel modo non è stata, probabilmente, la scelta giusta per la società all'epoca guidata da Zamparini. 

Intervistato da "La Gazzetta dello Sport", il centrocampista del Cagliari ripercorre la sua avventura siciliana, senza però portare rancore per le decisioni dei rosanero: "Esordii con Delio Rossi e giocai in Europa League. Poi il Palermo cominciò a prestarmi. Vitoria Guimares, Penarol, prima di cedermi al Santos. E’ stata la mia fortuna, ho imparato tanto, col Penarol ho giocato la Libertadores, la manifestazione più bella, finora". Passa poi a parlare del Cagliari, squadra con la quale è riuscito finalmente a consacrarsi dopo tanti sacrifici: "Fa piacere l’affetto dei tifosi. Ho conquistato alcune cose, ma devo sempre dimostrare perché nel calcio tutto è troppo veloce, l’invidia c’è e le promesse nascono e muoiono. Il Cagliari mi fa trovare bene. Io do tutto e ho sempre dato tutto per questa maglia. Ho sofferto molto per la retrocessione".

Qualche parola anche per Rastelli, allenatore che da sempre ha creduto in lui: "Posso solo ringraziarlo perché è sempre stato convinto che io sia un giocatore che può far la differenza. Era un attaccante, come ero io da piccolo, e mi ha insegnato trucchi e movimenti, mi fa muovere tra le linee e mi fa cercare spazi. Cerco di non dare punti di riferimento". Alcune considerazioni, poi, sul rapporto creatosi coi compagni: "Farias è quasi come un figlio. Lo abbiamo adottato in casa e mia moglie lo invita spesso a mangiare. In campo insieme possiamo fare grandi cose, l’intesa è perfetta e e lui ha grandi numeri. Poi c’è Rafael, il portiere che vorrei vedere sposato, prima o poi. Siamo imbattibili nel 3 contro 3 a basket. Lui è il più bravo di tutti a cucinare la carne in padella, quella noi abbiniamo a riso e fagioli e che mangiamo tre volte a settimana. Non ci fa male, è come per voi mangiare la pasta. Che a me piace. E con noi viene pure Bruno Alves, mezzo brasiliano". 

Infine, Joao Pedro racconta il "contatto" con Neymar: "Al Santos duettavo con lui e anche al Mondiale Under 17, dove c'era pure Coutinho. Neymar è il più forte con cui ho lavorato. Mi mandava in porta, ma non segnavo. La sua forza è l'umiltà, poi ha tecnica, velocita, è forte di testa, è completo. Sono stato due anni fa a vederlo con il Barcellona e mi ha dato i biglietti. Mi ha detto che prima o poi mi porterà al Barcellona? Ci abbiamo scherzato. Io lavoro e so che se continuerò a farlo, arriverò in alto. Amo le sfide. Ci credo sempre, andare in un grande club vuole dire essere arrivato a un alto livello, ma ora penso solo al Cagliari".