Certo, uscire dallo Stadio Olimpico con i tre punti in saccoccia, e battere la Lazio, di questi tempi, è un ottimo risultato, ma in casa Inter i motivi per sorridere sono ben pochi, irrilevanti. All'uscita dal campo, le facce dei protagonisti erano giusto un più più rasserenate, non di certo soddisfatte. L'aver mancato l'accesso alla 'zona Europa' è sinonimo di fallimento, senza inutili giri di parole. Una gara decisa dagli episodi, che questa volta, a differenza delle precedenti esibizioni, hanno arriso ai nerazzurri. Un calcio d'angolo, un'autogol ed una imprecisa ribattuta del portiere avversario a due metri dalla porta. Ciò, ha favorito il compito dell'Inter che ha evitato l'umiliazione della peggior serie negativa della sua storia. Vittoria, una dolce e melodiosa parola che ritorna a riecheggiare negli ambienti nerazzurri, dopo ben 8 partite in cui si sono intervallati solo ed esclusivamente pareggi e sconfitte.

Dopo il capitombolo interno fatto registrare dalla Beneamata sette giorni fa, contro il baldanzoso Sassuolo di mister Eusebio Di Francesco, la truppa nerazzurra è scesa in campo con una buone dose di dignità, ma l'atteggiamento, soprattutto quello mentale, non si è discostato di troppo da quello avuto domenica scorsa, o nelle ultime uscite della squadra sotto la gestione di Stefano Pioli. Quantomeno, sul rettangolo verde si è lottato. L'Inter ha reagito al ceffone preso in pieno volto da Keita Balde, che ha realizzato il gol del momentaneo, ed illusorio vantaggio biancoceleste. Il pareggio di Marco Andreolli, con commovente dedica al nonno scomparso poche ore prima, ha ripristinato il punteggio di parità, prima che lo sciagurato infortunio di Wesley Hoedt favorisse il sorpasso Inter prima del duplice fischio del direttore di gara.

E' entrato Davide Santon, che è riuscito ad imprimere una scossone alla contesa, ed Eder, in campo dal 1' minuto in luogo dell'infortunato Mauro Icardi, il quale è stato autore di una prova positiva, dando brio, maggiore imprevedibilità alla manovra offensiva. E' stato lui a timbrare il tris, con un facile tap in, chiudendo ogni discorso e silenziando le velleità di rimonta degli avversari, anche perchè, all'espulsione di Keita Balde quando il punteggio era ancora in bilico, si è aggiunta anche quella comminata al bosniaco Senad Lulic durante le ultime battute della gara. In 9 contro 11, non c'è stata più partita ed è quindi calato il sipario sul palcoscenico della Capitale con qualche minuto d'anticipo. Positive, da sei pieno, sono state anche le prestazioni di Roberto Gagliardini in mezzo al campo, a far legna contro i dirimpettai laziali e di Antonio Candreva, motorino di fascia, spina nel fianco della retroguardia biancoceleste, sua ex squadra. L'ingresso di Pinamonti, poi, lascia in eredità un buon quantitativo di speranza ed aspettative nei cuori degli aficionados interisti. Il classe 1999 è infatti uno dei giovani calciatori italiani più promettenti della nostra nazione.

In attesa del nuovo allenatore, che prenderà il posto del traghettatore Stefano Vecchi, la nuova era cinese sta per entrare nel vivo con l'arrivo - previsto nei prossimi giorni - di Claudio Sabatini. Inutile nasconderlo, c'è una discreta base da cui ripartire, soprattutto dal blocco italiano attualmente in rosa. Quel che resta di primaria importanza, è il fatto di non dover sbagliare le cessioni, come fatto inesattamente qualche anno fa, nella stagione post-Triplete. Per fare cassa, però, l'Inter dovrà giocoforza sacrificare qualche suo calciatore. Sulla lista dei partenti, probabilmente, ci finiranno Ivan Perisic e Stevan Jovetic, con quest'ultimo che potrà essere acquistato dal club andaluso del Siviglia, in cui ha militato questa stagione, entro il 30 giugno.

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Andrea  Indovino
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