Borja Valero anima i tifosi dell'Inter. Il nuovo acquisto nerazzurro, in esclusiva a La Gazzetta dello Sport, giura fedeltà alla nuova maglia, non disdegnando qualche stoccata agli acerrimi rivali bianconeri: "Non sarei mai andato alla Juventus - sentenzia - anche perché so cosa significa per un tifoso fiorentino. E poi sono rimasto un tifoso madridista. Ancor più di me, lo sono mia moglie Rocio, che è sfegatata e ha l’abbonamento da quando ha 9 anni, e mio figlio Alvaro. Potete immaginare da che parte stessimo nella finale di Cardiff".

Passaggio obbligato, su Federico Bernardeschi, trasferitosi proprio alla Juventus e lasciatosi non benissimo con la tifoseria della Fiorentina: "Messaggio per Bernardeschi? Ognuno fa le scelte che crede. Loro sono forti ma non imbattibili. Basta affrontarli senza timore, guardandoli negli occhi. Lo hanno confermato squadre che ora le sono più vicine e che hanno mostrato un ottimo calcio". Legatissimo alla famiglia, lo spagnolo conferma la sua volontà di trasferirsi definitivamente a Milano, senza dimenticare però le sue "radici" toscane: "La mia famiglia resta a Firenze? Non scherziamo, non potrei vivere senza mia moglie e i miei figli! Appena trovo casa si trasferiranno a Milano, credo in centro. E nei lunedì liberi ne approfitteremo per andare a trovare gli amici fiorentini. Il legame con quella città è fortissimo e un giorno  con mia moglie e due amici fiorentini abbiamo deciso di scriverci per sempre sulla pelle l’amore per quella città". 

E ancora: "Con il cambio della direzione sportiva, ho capito che la mia avventura con la Fiorentina non sarebbe continuata. Ho avvertito segnali poco belli e che si stava rompendo qualcosa. Poi la certezza è arrivata a giugno, quando l’Inter si è fatta avanti con tanta insistenza". In ultimo, il mediano ricorda un famoso Genoa-Fiorentina, dove venne espulso per quattro giornate a causa di un fraintendimento: "Un episodio assurdo, con l’arbitro ne abbiamo riparlato tempo dopo quando ci siamo rivisti, ma ognuno è rimasto della sua idea. Nel referto ha detto che avevo messo le mani addosso a un avversario e poi spinto lui. Ma gli avevo solo toccato un braccio perché si girasse e potessi spiegarmi. Al tempo mio figlio aveva 4 anni e ci rimase molto male. Tutta esperienza". 

VAVEL Logo
About the author
Antonio Abate
Studio Filologia Moderna a Salerno. Sogno di diventare un giornalista e/o un telecronista sportivo. Direttore Generale di Vavel Italia nonché socio fondatore di TAGS Soc. Coop. Vorace lettore.