Neanche il tempo di festeggiare i tre punti ottenuti con fatica in casa del Crotone, dopo una partita molto dura, che è già tempo di pensare alla prossima. C'è infatti il turno infrasettimanale e l'Inter gioca di nuovo in anticipo e di nuovo in trasferta. Stavolta è il Bologna l'avversario. Spalletti analizza il momento nella conferenza stampa prepartita.

Conferenza che si apre con un'analisi dello stato attuale della squadra: "L’idea è quella che in quel campo lì i calciatori abbiano fatto una fatica superiore a quella che è la media per conformazione ambientale: temperatura, campo secco, erba alta, terreno un po’ sassoso, loro hanno avuto più crampi di noi. Sono cose che si riferiscono a quella partita ma che poi uscendo vengono assorbite dai calciatori. Stamattina tutti molto adeguati a quello che è il momento da superare, questa difficoltà della doppia partita in pochi giorni e penso di non avere problemi sotto l’aspetto della gestione di chi ha già giocato."

Nelle prime giornate l'unica ad aver perso punti sembra essere stata la Lazio contro la SPAL alla prima, ma il mister non è troppo d'accordo nel parlare di campionato diviso in due: "Metto anche qualche altra squadra come Torino, Sampdoria, squadra collaudata al massimo, ha mantenuto la sua forza, l’allenatore ha qualità, ha questa strategia tattica, una delle chiavi per sopperire alla differenza che c’è tra le cosiddette grandi e le più piccole. Io oltre che vedergli qualche cosa che possa riguardare intensità, strategia tattica, il coraggio di trovare giovani di qualità, attenzione per i tempi di transizione, cioè i tempi di lettura. Se giochi a squadra schierata con una grande squadra, vince sempre la grande squadra, anche a viso aperto. Le cose che puoi organizzarti sono quelle lì, come hanno fatto Crotone e Spal. Recupero palla e non devo far rischierare l’Inter".

Spalletti ancora non ha un centrocampo titolare: "Come si fa? Diventa difficile. Ci sono dei tempi anche per me. In questo momento anche per me ci vuole un tempo per pensarci e valutare queste cose. Bisogna che me lo prenda".

Nelle prime giornate solo Borja Valero è parso in grado di costruire la manovra, Joao Mario e Brozovic potrebbero diventare i suoi scudieri, il mister allarga però il discorso parlando anche della differenza che passa tra un centrocampo statico ed uno sempre in movimento: "A me piacciono questi centrocampisti che ruotano di continuo. Come abbiamo già detto che sanno farsi trovare in zona trequarti. Questo centrocampo statico dà sempre vantaggio all’avversario.

Fonte foto: getty images
Fonte foto: getty images

Il centrocampo che ruota e cambia posizione diventa meno marcabile, diventa una squadra in movimento. Ci vuole qualità nel fare le cose, è chiaro, ma questo andare a giocare nella zona che conta che è la trequarti avversaria diventa una caratteristica che va imparata, cioè la postura del corpo in base alla provenienza e al dar seguito alla palla che diventa fondamentale. Bisogna essere imprevedibili e leggere il momento. Secondo me hanno tutti e due le qualità per poterlo fare.
In quel ruolo lì debbono saperci entrare anche Candreva, Perisic, Eder lo sa fare benissimo. È una zona in cui bisogna passarci in tanti, diventa un crocevia importante per dar seguito alle azioni. È fondamentale per fare gol. Joao Mario ci ha già giocato. Nel discorso del centrocampo che ruota c’è dentro anche lui. Io sono contro la staticità dei calciatori. Gagliardini, per esempio, è uno che in quel ruolo lì è stato produttivo al massimo, fa talmente tanto lavoro, anche se ha sbagliato qualche pallone, ma sicuramente non l’ho messo nelle condizioni ideali per la conformazione fisica che ha e per dove siamo andati a giocare.
Loro tutti nella metà campo, squadra cortissima, palla che rimbalzava sempre, sarebbero stati ideali tutti piccolini e rapidi. Lui ha altre qualità, ma te lo trovi sempre in mezzo. Ti pulisce un pezzo di campo e per gli altri diventa facile intuire dove può andare a finire il pallone. Ti toglie una fetta e tu hai un determinato raggio d’azione in cui agire".

Non vuole poi guardare al fatto che l'Inter sia prima in classifica, ma ricordare che bisogna continuare ancora a lavorare duramente per mantere un gioco d'alto livello: "Non è la cosa che mi interessa di più. Quello che mi interessa e che la squadra sappia è che non siamo ancora collaudati da inserire il pilota automatico, la squadra ha bisogno di tracciare il suo percorso curva dopo curva, ne troveremo tante, c’è da sterzarci bene dentro".  Altra risposta poi sulla differenza tra grandi e piccole: "Si dice che ci siano le piccole e poi le grandi".

"Il Crotone non so dove volete metterlo, ma si è comportato da squadra che sa il fatto suo. Ha avuto una lettura dei tempi in partita da squadra consapevole e poi ci ha creato anche delle difficoltà. Loro sono stati bravi, noi siamo stati altrettanto bravi, magari tirando fuori qualcosa di personale come ha fatto Handanovic. La Juventus ha vinto campionato anche dietro alle parate di Buffon, l’Inter ha un portiere di esperienza. Noi dobbiamo essere concentrati, consapevoli che bisogna ancora essere costanti nel lavoro da fare, reattivi su qualsiasi pallone. Sono quei tempi sottili che fanno poi la differenza. Queste squadre, queste piccole squadre, sanno usarli meglio, se noi non andiamo lì con le loro stesse qualità può venire fuori il risultato a sorpresa, come ci saranno anche in questo campionato".

La squadra esulta per uno dei gol contro il Crotone. Fonte: http://www.fcinter1908.it
La squadra esulta per uno dei gol contro il Crotone. Fonte: http://www.fcinter1908.it

Ragionamento poi su Icardi e Perisic, giocatori decisivi in questa squadra, ma che devono giocare ancora di più con la squadra: "Io gli ho fatto i complimenti, ma mi fa piacere che ci siano ancora margini di crescita, perché per tutta la settimana si è continuato a soffiargli nelle spalle a lui e Perisic. Si sono andati talmente in là che se si continua si rischia che quando si voltano non li troviamo per giocargli palla addosso. Noi ne abbiamo bisogno dentro la squadra. Già dire che c’è possibilità di crescita è importante, devono saperlo anche loro. Possono dare tanto alla squadra, ma come noi abbiamo bisogno di loro, loro hanno bisogno di noi. Bisogna andare dentro a lavorarci per ottenere il massimo del rendimento. Io dico che lui nell’area di rigore è un calciatore quasi impossibile. È serpentesco dentro l’area di rigore, poi se viene a palleggiare con i centrocampisti qualche volta in più e a stanare il difensore che vuole attaccarlo può essere un di più che non gli toglie niente sotto l’aspetto dei suoi numeri che devono rimanere tali o, anzi, migliorare tutti".

Tanti attendono l'esordio di Cancelo, che si è infortunato in Nazionale, patendo una distrazione ai legamenti e che sta recuperando: "Prima del derby. Noi siamo attenti alle difficoltà dei giocatori. Quello che massacra giocatori e staff tecnico e medico è la ricaduta. È una cosa che quando ti succede ci resti male. Il giocatore da un punto di vista motivazionale lo perdi per un lungo periodo. Se non c’è necessità si tende a dargli il giorno in più per rimettersi al posto. Lui deve sentirsi tranquillo. Noi ci fidiamo dei nostri calciatori, loro sono allenatori di se stessi. Lui è voglioso di rientrare, noi siamo lì che misuriamo la cosa. È quello che è successo con Santon, è rientrato in allenamento, il giorno dopo gli sembrava di avere un fastidio. Non si rischia niente, la loro incolumità è più importante. Abbiamo il numero che ci consente di sopperire alle insidie del momento".

Sulle fasce c'è anche il neoacquisto Dalbert da inserire e da cui tutti si aspettano grandi prestazioni: "In dei momenti è stato timoroso di far vedere le sue qualità per essere ligio alle richieste nostre che probabilmente sono state eccessive. Il ragazzo ha qualità, ha corsa, piede, ha anche questa fase difensiva fatta di contatto, non solo di posizione. Ti viene addosso e fa valere l’impatto fisico. Noi siamo tranquilli e se uno va a rivedere la partita, nota che Dalbert ha fatto la sua parte alla grande, ha fatto vedere di essere un pochettino timoroso, ma era concentrato in realtà. Ha dato l’impressione di essere stato così, ma in realtà era concentrato a fare quello che gli abbiamo chiesto".

Visto che le big continuano a macinare punti, sembra che saranno gli scontri diretti a determinare le posizioni finali in classifica: "Ora si dà tutto per scontato. Ci sono partite che sotto l’aspetto dell’entusiasmo, dell’euforia, ti danno qualcosa in più. La depressione azzera la personalità, ma l’eccessiva euforia fa perdere ogni misura, bisogna starci attenti, ma è chiaro che queste vittorie qui negli scontri diretti ti danno una consacrazione e una certezza in più. C’è sempre questa differenza tra club di prima fascia e club di seconda fascia.
Per quello scontro lì quindi la fiducia ce l’hai, ti è stata certificata. La vittoria non te la concede nessuno, bisogna solo meritarla. Bisogna andare lì e fare quello che loro faranno nella partita, loro sanno che dovranno mettere qualcosa in più, ma io li ho visti contro il Napoli, hanno dimostrato una forza incredibile. Dobbiamo essere come loro. Allora se abbiamo qualche numero in più quello farà la differenza. Ma se loro danno 101 e noi 99 quei due punti sono quelli che fanno la differenza. Non si vive di rendita in questo gioco. Dopo i bei voti pensi di studiare di meno e poi prendi l’insufficienza. Non commettiamo questo errore, non lo accetto".

Spalletti recentemente ha detto che anche l’anno scorso si considerava l’allenatore dell’Inter, il mister spiega la dichiarazione: "Se non spingi di più con i terzini è difficile andare su. La partita dell’anno scorso l’ho vista bene. Ero allenatore dell’Inter nel senso che l’ho vista bene e per quello che è la cultura di squadra del prendersi tutti delle responsabilità, prendersi carico dei pregi, dei difetti…
Mi prendo sempre metà di quello che è il carico che tu hai addosso, non è solo tuo, è anche mio. Per la squadra deve essere così, bisogna tutti andarsi a prendere delle responsabilità. Perisic e Icardi, per esempio, devono stare dentro la squadra, non devono andare fuori. Il leader è quello che esce fuori quando ci sono difficoltà, non quello che va a prendere titoli e premi. Il concetto è quello lì. Non parlo male di quello dell’anno scorso, è come se ci fossi stato io, ho imparato da quella situazione, è un modo di dire. C’è chi si è divertito a interpretare quell’affermazione, è un modo un po’ triste di scrivere leggende, la lettura è semplice".

Fonte: (http://www.fcinter1908.it)

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About the author
Davide Marchiol
Nato e cresciuto ad Udine. Udinese e rap le mie passioni principali, con un certo ascendente verso il Crotone, viste le origini calabre, ma non mi precludo nessuna strada.