Ennesima delusione in casa Juve. Il pareggio interno contro il Frosinone ha un sapore davvero troppo amaro e conduce i bianconeri a -10 dalla capolista Inter dopo sole cinque giornate. Un distacco enorme che, unito alle grandi difficoltà della squadra, costringe a mettere da parte qualsiasi pensiero su un'eventuale rimonta scudetto. Oggi l'obiettivo diventa obbligatoriamente raggiungere il terzo posto, ma non sarà per niente facile.

E tutto questo brucia ancora di più se si pensa a dove si trovava la Juventus soltanto pochi mesi fa. Una squadra capace di arrivare quasi sul tetto d'Europa, dopo aver dominato l'ennesimo campionato chiudendo (giusto per far capire bene la drammaticità della situazione attuale) a +32 sull'attuale capolista.

Oggi possiamo parlare di due punti casalinghi ottenuti contro Udinese, Chievo e Frosinone: chi parla di sfortuna non può che avere le fette di prosciutto agli occhi. Perchè esistono delle responsabilità oggettive gravi, che vanno divise tra tutti, a cominciare dalla dirigenza.

Un mercato sconclusionato, di poca qualità-esperienza, ignorando le richieste dell'allenatore (alzi la mano chi non avrebbe avuto una reazione quantomeno di incredulità se ad aprile 2015 gli avessero detto che nel 2016 la Juventus sarebbe scesa in campo con Zaza in attacco, Sturaro-Lemina a centrocampo ed Hernanes trequartista). Un allenatore che fino a questo momento, a prescindere dalla difficile situazione che ha dovuto affrontare, sta dimostrando di non avere le qualità per creare in tempi non troppo lunghi un gruppo solido, con le idee chiare e la cattiveria giusta. Dei giocatori che, lasciati soli in campo senza la presenza dei vari leader di reparto andati via, e senza un allenatore che sappia dare le giuste motivazioni, peccano di arroganza e si divertono in leziosismi, dimenticandosi l'unico compito da portare a termine quando si indossa la maglia delle Juventus: vincere. Vale per i nuovi arrivati, vale per Pogba, da cui ci si aspettava un definitivo salto di qualità e soprattutto una definitiva maturazione, che a quanto pare non sembra esserci stata.

E come si fa a parlare di sfortuna? Come si può menzionare la parola sfortuna quando in campionato si ha sempre bisogno di tirare in porta 25-30 volte per poter fare un gol (ieri per giunta arrivato su una fortunosa deviazione...)? Non può essere sfortuna se l'Udinese ha ottenuto allo Juventus Stadium gli unici punti della stagione. Idem il Frosinone. Non è sfortuna se perdi a Roma regalando volontariamente 60 minuti all'avversario e giocando con Padoin regista. Non può essere sfortuna se finisci l'ultimo campionato a più 32 sull'Inter e oggi ti ritrovi a meno 10. Quando il tuo allenatore chiede da gennaio 2015 un trequartista che sappia giocare bene tra le linee e solo il 31 agosto, quasi 9 mesi dopo, arriva Hernanes, pagato 11 milioni più 2 di bonus, utili per finanziare gli ultimi colpi di mercato di una diretta concorrente al titolo, si può parlare di sfortuna? Quando Tevez e Llorente, ancora sotto contratto, vengono letteralmente regalati, salvo poi non avere il budget per prendere un grande regista, possiamo parlare di sfortuna? Ed è sfortuna se Vidal viene venduto per 37 milioni mentre in giro c'è chi vende Kovacic a 40, Otamendi a 45 o Bertolacci a 20?

Tanti fattori, tanti problemi. Alcuni per fortuna ancora risolvibili, ma forse ormai è troppo tardi per quelle che erano le aspettative iniziali. Difficile ricordare una Juventus praticamente tagliata fuori dalla corsa scudetto già alla quinta giornata. L'obiettivo attuale è chiaramente riuscire a centrare almeno il terzo posto, ma non sarà per niente facile. Fra pochi giorni l'insidiosa trasferta a Napoli avrà già il sapore di uno scontro diretto per l'accesso alla prossima Champions e, in caso di sconfitta, si metterebbe a serio rischio anche la partecipazione alla competizione europea del prossimo anno, con tutte le conseguenze del caso, a cominciare dall'aspetto economico.

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