L'ultimo ballo prima del cenone natalizio spetta a Juventus e Milan, un faccia a faccia che assegnerà la Supercoppa Italiana. La sede che ospiterà le contendenti sarà Doha, capitale del Qatar, scelta nuovamente dopo due anni da quel Juve-Napoli che ancora brucia a Massimiliano Allegri. La squadra bianconera arriva al confronto con il morale a mille, complice la combo vittoria+allungo sulla Roma e i recuperi di diversi pezzi da novanta. Prima parte di stagione che va archiviandosi, primi bilanci che sono assolutamente legittimi con i sub-obiettivi individuati da Allegri che sono stati centrati.

L'estate movimentata ha trascinato il tecnico livornese nell'ennesima rivoluzione. Pleonastico dire che cambiare ogni anno una certa quantità di giocatori con altri, porti scompensi soprattutto nel breve periodo. Non è semplice coniugare la vittoria, il bel gioco e l'equilibrio, cercare ciò che aderisca alla perfezione alle forme della rosa senza avere il tempo necessario per sbagliare. Tenere unito lo spogliatoio, non cadere nelle provocazioni dei rivali e della carta stampata e centrare il risultato è merito di Allegri. Alla fine, fino alla fine, in corso Galileo Ferraris conta soltanto una cosa: il risultato. Il resto è un sur-plus che non interessa. L'ex Milan è tra i coach più aziendalisti e meno insurrezionali che ci siano, perfetto nella gerarchia della Juventus.

La sessione di calciomercato ha apportato principalmente due grossi cambi: ceduti per diverse ragioni Paul Pogba e Alvaro Morata, acquistati con il clamore del popolo italiano, Miralem Pjanic e Gonzalo Higuain. Il contorno è rappresentato dalla conferma di Cuadrado, la scommessa Pjaca e le opportunità Dani Alves-Benatia. L'ambientamento non è stato dei più efficaci per molti, nuova realtà e nuovo campionato con addosso una maglia pesante come quella bianconera. Criticato per i chili di troppo, Higuain ha subito ripagato la fiducia e l'esborso economico della società con il goal-vittoria contro la Fiorentina, alla prima giornata. La prima rete, decisiva tanto quanto quella spettacolare siglata con la Roma nell'ultima. La differenza sta però nel contesto in cui ha agito, un mutamento ragionato e attuato nel momento giusto, con il passaggio dal 3-5-2 al 4-3-1-2.

Premesso che l'arcaico modulo con i tre centrali non è affatto stato abbandonato (contro i giallorossi, nell'ultima mezz'ora è stato riproposto), il rombo di centrocampo permette di avere un interprete in più in mezzo lasciando libertà sulla trequarti a Miralem Pjanic. Il bosniaco, ad inizio stagione, è stato inquadrato male dall'allenatore che l'ha utilizzato alla stessa maniera di Pogba. Il francese è un atleta, può coprire grandi porzioni di campo senza affanni, il bosniaco può farlo (tra i migliori giocatori lo scorso anno in km percorsi in UCL con la Roma) ma perde totalmente lucidità nella giocata, ovvero quello che più serve alla Juventus con un centrocampo totalmente muscolare.

Tra settembre ed ottobre, i bianconeri hanno sofferto enormemente per la mancanza di certezze dentro al campo. Il centrocampo è il cuore pulsante del gioco del calcio, si vince e si perde lì. La Juventus raramente ha, però, ceduto il passo grazie alla struttura complessiva dell'organico, alla mentalità e al terrore che incute alle medio-piccole in campo nazionale. Due mesi trascorsi affidandosi ai lampi del tandem argentino Dybala-Higuain, sprazzi di luce in un mare di tenebre. La partita che ha mostrato inequivocabilmente, e per la prima volta, perchè Pjanic debba avanzare e giostrare vicino ai due attaccanti è quella con il Sassuolo di Di Francesco. La punta dell'iceberg è quella odierna, con il bosniaco e Dybala ad agire alle spalle del Pipita mentre, allora, la base fu composta dal terzetto difensivo classico in un 3-4-2-1.

Contro il Sassuolo è ben visibile l'istruzione che Allegri dà a Pjanic. In questo frammento video, uno sketch di quel che può diventare la macchina bianconera con un lavoro mirato: Higuain si abbassa per ricevere, scarico sulla destra per il terzino mentre Pjanic e Dybala si buttano in area per ricevere l'eventuale cross.

Narcisismo

E' ben diversa la squadra che va incontro alla prima sconfitta stagionale, la numero uno delle due acquisite a San Siro. Contro l'Inter di Frank De Boer, i bianconeri si arrendono già in partenza con un atteggiamento estremamente negativo e una composizione tattica totalmente errata. Nel tardo pomeriggio di Milano, Allegri ripropone Pjanic in un ruolo di cui non conosce bene tempistiche, posizione e orientamento visivo: playmarker basso. Higuain lasciato in panchina, Dybala si abbassa troppo sulla linea di metà campo - una delle difficoltà più evidenti in principio - appiattendo la squadra e facendo il gioco dei nerazzurri. Pur centrando il vantaggio con uno dei pochi tiri in porta, subisce la reazione avversaria e soccombe sotto i colpi di Icardi e Perisic.

E' la Juventus del compito, della sufficienza striminzita e di un narcisismo troppo esasperato per non essere curato. "Prima del gesto tecnico, prima del passaggio vincente o del posizionamento giusto, occorre la testa. Prima di tutto e di tutti, la testa", queste le parole che pronunciai nella mia analisi nel post gara con l'Inter. Mancava la testa, soprattutto con i nerazzurri; poi, le difficoltà abnormi nella costruzione dal basso hanno portato ad uno calo sostanziale della produzione offensiva. Chiari segni di ciò sono racchiusi nei due video qui di seguito, con la sterilità bianconera contro Inter e Palermo.

Carpe diem

La rimonta di San Siro, se non dal punto di vista del gioco, ha comunque offerto i propri benefici in termini di punti: sei vittorie consecutive tra campionato e Champions League, quindici goal fatti e soltanto uno subìto. Lo stop successivo che fa suonare ripetutamente il secondo campanello d'allarme è proprio contro i prossimi rivali in Supercoppa: il Milan di Vincenzo Montella. Una partita nata male e morta peggio, 1-0 per il Diavolo dei giovani italiani che bloccano le vie centrali e costringono la Juventus a rivolgersi ai cross laterali per perforare il blocco rossonero.

Il canovaccio tattico della gara di San Siro è semplice da comprendere, classica impostazione di una squadra con qualità contro una che non ne ha abbastanza per porsi sullo stesso piano. Montella incentra, dunque, il piano tattico sulla compettezza, sull'ostruzione in mezzo e il contropiede veloce. Il baricentro è di circa 45 metri mentre i bianconeri attestano il proprio sui 50,8, il possesso vede la squadra di Allegri muovere il pallone con sterilità (60%), mancando in efficacia sotto porta e mostrando tutta l'imprecisione nel tiro (accuracy del 17%) e nei cross (12 completati su 34). L'attacco bianconero, mai fluido ed omogeneo, è calamitato sempre a destra da Khedira e Dani Alves - quasi sempre accentrato troppo - con Alex Sandro sfruttato solo il 6%.

L'uscita dal campo di Dybala per il problema muscolare ridisegna la Juventus, togliendo una risorsa preziosa alla costruzione offensiva di una squadra in difficoltà. Senza l'argentino e con il colombiano che svaria ma non trova mai la posizione (fu proposto seconda punta anche a Lione qualche giorno prima, segnò, ma il format della gara era totalmente differente), risultando inutile non proponendosi come collante tra le linee, i bianconeri spengono la luce e sono ammazzati nel gioco in cui sono più maestri. Rossoneri da carpe diem, sfruttano l'attimo, la disattenzione e colpiscono con il siluro di Locatelli che abbatte la porta e manda in paradiso il Diavolo. Carpe diem che ha accompagnato per diverso tempo la Juventus, abile a districarsi nella propria antiespressività minimal e punire con l'assolo del solista come contro il Napoli una settimana più tardi.

Changes

Sarà molto diverso l'undici che salirà sul ring di Doha, partendo dal modulo che varia grazie ad un'evoluzione che è partita dalla gara casalinga contro il Lione e poi definitivamente imposta dopo la debacle di Genova. Il rientro di Marchisio ha reso possibile il tutto, il centrocampista numero otto è garanzia assoluta nell'interpretazione del ruolo di metodista donando ordine, geometrie essenziali e tranquillità ai compagni. Il leone e la volpe, la forza e l'astuzia racchiuse in un solo individuo. Con i francesi, nel ritorno con tanto di pareggio-beffa firmato Tolisso, c'è, dunque, la prima trasposizione stagionale sul 4-3-1-2 tanto amato da Allegri.

Trittico di centrocampo, trequartista e le due punte schierate sono perfettamente gli stessi calciatori che hanno inizialmente affrontato la Roma sabato scorso. A cambiare sono i terzini e il centrale destro: allora furono Dani Alves, Evra e Barzagli ad assaggiare la revolucion; contro i giallorossi spazio a Lichtsteiner, Alex Sandro e Rugani. Il mister di Livorno sceglie di inserire un cagnaccio come Sturaro nell'antica posizione utilizzata da Pjanic, alzando la zona d'azione del giocatore bosniaco. La Juventus sembra essere efficace nei 20' iniziali con il pressing alto e la passività dei francesi che contribuiscono al goal del vantaggio su rigore di Higuain (penalty conquistato proprio dal taglio di Sturaro). Tutto bene? Niente affatto.

E' ben visibile lo scarso rodaggio dello schema adottato, le parti in causa non lavorano sinergicamente alla perfezione e diventa realmente complicato far girare il modulo. A non funzionare è il collegamento tra i terzini bassi - ago della bilancia del 4-3-1-2, devono fornire ampiezza - e il corpo centrale della squadra: manca lo scarico immediato, non ci sono compagni che vanno incontro al pallone e così facendo rendono avventurose tutte le discese palla al piede. Sbagliate le spaziature, i tempi di conseguenza e il pressing autorizzato da Genesio nella ripresa ha bloccato totalmente una Juventus già in difficoltà in mezzo al campo nei pass accuracy (Khedira, Sturaro e Pjanic hanno perso 10 palloni su 22 totali). Piccoli segnali luminosi ci sono stati, e premiano senz'altro una verticalità nella giocata che mancava nel 3-5-2 precedente.

Una serata che lascia l'amaro in bocca e lascia nello scantinato la nuova proposta per circa un mese, complici le diverse defezioni nel reparto avanzato (sarà addirittura convocato il classe '00 Kean). Quando hai praticamente tutto il parco difensivo a disposizione e questo spinge, da sempre, per la composizione del terzetto non rimane che affidarsi all'esperienza e il meccanicismo del 3-5-2. Le vittorie arrivano comunque, faticando nel trovare la via della rete, ma centrando il bottino pieno con Chievo Verona, Pescara e Siviglia in Champions League. La partita giocata in Spagna si è rivelata fondamentale per i bianconeri, l'1-3 inflitto ha regalato il primo posto nel girone e la pesca benefica chiamata Porto per gli ottavi.

Parliamo di cambiamenti qui, di come un evento concatenato ad altri micro-eventi possano dirottare una precisa convinzione e rispolverarne altre. La goccia che fa traboccare il vaso e porta lentamente a radicalizzare il mutamento è rappresentata dalla trasferta di Genova. Una pesante batosta con la griffe del Cholito Simeone e tutte le colpe di Allegri emergono nelle iniziali scelte di formazioni. Un Dani Alves spaesato terzo centrale di difesa e Lichtsteiner, invece, esterno nei cinque di centrocampo con Khedira-Hernanes-Pjanic in mezzo che stentano a stare al passo con i motorini rossoblu. Non ci sono, però, soltanto un 3 - numero di centrali e goal subiti - e un 1 - rete della bandiera di Pjanic - ma anche un 2. Il due è rappresentato dal numero di infortuni gravi che hanno decimato la difesa bianconera: Bonucci e Dani Alves, che si uniscono a quello di Barzagli con il Chievo.

La rivoluzione di Dicembre

Massimiliano Allegri crea la sua personalissima rivoluzione nell'ultimo mese dell'anno. E' merito delle défaillance in difesa se esiste questa opportunità, Allegri lo sa bene e investe lentamente e deliberatamente nel 4-3-1-2. Con il solo Chiellini disponibile della BBC e con Benatia non perfettamente in condizione, Rugani si ritaglia uno spazio importante tanto da diventare una colonna insormontabile e segnare anche due reti. Il centrale azzurro, fresco di rinnovo fino al 2021, si trova realmente a proprio agio nella linea a quattro quando ha meri compiti d'impostazione e lettura ma non deve uscire in anticipo nel contrasto, poichè è Chiellini a ricoprire la mansione.

Il pacchetto arretrato prevede, dunque, i due centrali sopracitati e Lichtsteiner-Alex Sandro nelle vesti di terzino. Il rombo a metà campo è, as usual, rappresentato da Khedira, Marchisio, Sturaro e Pjanic vertice alto. Le due punte, Mandzukic e Higuain. C'è più dinamismo con l'innesto di Sturaro, quando semplicemente delegato per prendere alto l'avversario e ringhiare come un cane diventa utilissimo. Caso contrario è se dai suoi piedi deve nascere un'impostazione. Non c'è effettivamente rombo alla prima uscita con l'Atalanta, soprattutto nel primo tempo. I due intermedi si collocano con frequenza sulla linea di Pjanic per fornigli opzioni di passaggio immediate e possibilità di dialogare a uno-due tocchi. Allegri, in fase di non possesso, richiede al bosniaco la mera copertura della zona interna di centrocampo limitandone così la zona da custodire.

I bergamaschi trovano pochi sbocchi nel gioco interno-esterno grazie alla densità di maglie bianconere. Oltre al contesto tattico, si evince in particolare una qualità che era mancata a Genova: la cattiveria. Contrasti e duelli aerei vinti (58.1% e 76.9%) e falli commessi (25-18) sono nettamente superiori, una reazione che ha messo alle corde la squadra di Gasperini e che fa parte dell'antidoto per combattere i disturbi narcisistici di cui sopra.

Nell'estratto video proposto, è evidente nel primo tempo ciò che Allegri richiede per contrastare l'Atalanta. Le due mezzali sono alte, il perno di centrocampo diventa Pjanic con il suo moto pendolare con Marchisio a fungere da schermidore ed equilibratore. Sturaro e Khedira devono muoversi lungo il filo che porta al bosniaco, giocando con dei movimenti antitetici.

Prima di arrivare all'ultima sfida con la Roma, ci sono altri due passaggi per completare il quadro. Il primo tassello combacia con la giornata finale del gruppo H di Champions contro la Dinamo Zagabria, il secondo con il derby della Mole. Allegri cerca di dare continuità per trovare fluidità alla posizione di Pjanic, che è nuovamente riproposto tra le linee ma questa volta in un 3-4-1-2. Tre centrali in difesa con Benatia sul centro-destra, Rugani in mezzo ed Evra nel centro-sinistra come a Siviglia. Rispolverato Lemina dopo il disastroso rosso rimediato a Lione, viene riproposto in mezzo al fianco di Marchisio con Asamoah e Cuadrado esterni di fascia. Rimandato ancora il rientro in campo per Dybala, in attacco vanno ancora Higuain e Mandzukic in coppia.

Dopo un primo tempo altamente soporifero (eccezion fatta per i primi 10'), il secondo tempo si vivacizza con la ricerca costante delle linee centrali. Dalla posizione di Lemina, che riceve al limite dell'area, scaturisce il goal di Higuain abile ad usufruire di una palla vagante. Partita che dal punto di vista motivazionale vale poco, i giocatori non mettono in campo garra, agonismo e corsa, costringendo gli spettatori ad aspettare il guizzo individuale. Nonostante ciò, la sensazione sempre più netta che ne deriva è quella che bisogna insistere e lavorare quotidianamente sulla zona attacco in generale e quella "Pjanic" in particolare.

Coniugare qualità ed intensità deve essere la mission di Allegri, che con il rientro di Dybala può finalmente incentrare il proprio lavoro sulla valorizzazione del tridente atipico con Higuain e Pjanic. Sono bastati pochi minuti di partita, dopo quelli con il Sassuolo, per comprendere la maestosità tecnica del trio quando giocano in pochi metri. Negli ultimi dieci minuti contro il Torino, il risultato è bloccato sull'1-1 e Allegri decide di variare il 4-3-3 iniziale (4-4-2 principalmente) con Cuadrado, nel 4-3-1-2 inserendo sia la Joya sia il bosniaco. Qualche istante sul terreno di gioco e la Juventus passa avanti con il lampo del Pipita ma l'aiuto non indifferente dei due alle spalle. Nel frangente, anche soltanto le presenze dei neo-entrati fungono da magneti per i difensori che vengono risucchiati dal movimento ad andare incontro, lasciando l'inesperto Barreca in marcatura su Higuain.

Nel video qui sopra, oltre la rete di Higuain che spacca la partita, c'è da notare la mossa ad aprirsi di Dybala che riceve abbastanza largo per poi decidere la soluzione più adatta accentrandosi. Questo tipo di giocata classicheggiante fatta dall'argentino, permette di avere molte opzioni dentro al campo con eventuali inserimenti di mezzali o sull'esterno con le sovrapposizioni dei terzini. Fenomenale Dybala con il Torino a saltare come birilli i giocatori granata e lanciare in porta i compagni. La medesima situazione potrebbe avvenire con il Milan, anche se il modo di stare in campo dei rossoneri sarà più ordinato con Locatelli sempre ben in posizione per eventuali anticipi su Pjanic e Higuain. Importantissimi al quel punto saranno gli inserimenti senza palla di Khedira e Lichtsteiner.

Ultima tappa: Juventus Stadium. Con la Roma, Pjanic ce la fa ad essere in campo ed è ancora una volta il decisore di gioco bianconero da vertice alto nel rombo di Allegri. Il compito preminente in fase di non possesso è quello di infastidire ed ostruire la circolazione del pallone a Strootman e De Rossi mentre in ricezione, l'ex giallorosso deve essenzialmente collocarsi ai fianchi dei due per proporre suggerimenti in diagonale alla corsa in verticale di Sturaro e Khedira. Si nota subito come la Juventus ammirata a Dicembre abbia un verve differente rispetto a quella dei mesi precedenti che risiede nel dinamismo degli interpreti.

Negli istanti iniziali di gara, lo schema bianconero dà ottimi segnali con il dialogo in verticale. Allegri dispone spesso i suoi con un 4-1-4-1 in fase di non possesso grazie alla generosità di Mandzukic che si allinea sulla sinistra. Marchisio si cura del trequartista atipico Nainggolan che sfugge in qualche circostanza alle marcature, senza essere però pericoloso dalle parti di Buffon. Il contesto bianconero varia nella ripresa con l'uscita dal campo di Pjanic per una botta all'anca: entra Barzagli e viene ristabilito il 3-5-2 con Cuadrado (che ha rimpiazzato Lichtsteiner) alto a destra. L'acuto di Higuain con il forcing iniziale ha messo in discesa la gara, la Juventus si è tenuta più bassa con il baricentro provando a sfruttare il contropiede. Gli errori tecnici in disimpegni hanno creato qualche problema nelle uscite dall'area ma il risultato è stato comunque raggiunto.

A Doha

Con il Milan, la prima peculiarità da mettere sul terreno di gioco sarà la grinta e la corsa senza palla. Il match di San Siro avrà fatto riflettere lo staff tecnico dei campioni d'Italia: passeggiare contro una squadra che fa della corsa l'arma migliore è harakiri in piena regola. Occorre, come detto in precedenza, coniugare dinamismo e qualità. La Juventus vista a dicembre fa ben sperare sotto il primo punto di vista, sul secondo si può senz'altro migliorare con l'affiatamento tra Pjanic, Dybala e Higuain. I tre moschettieri dovrebbero partire dal 1', anche se Allegri ha mischiato le carte in conferenza stampa, insieme al centrocampo visto contro la Roma. A prescindere da chi giocherà, sicuramente i bianconeri avranno nella testa una cosa soltanto: inserire nella teca l'ottava Supercoppa Italiana della storia.

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