"Ho scelto il 23, il numero di un grande sportivo, LeBron James. È un giocatore che non si accontenta mai, che si pone sempre nuove sfide, come ha fatto andando a Cleveland da Miami e trionfando nell’ultima stagione. È un numero, questo, che mi ispira molto per questa nuova grande avventura". Le prime dichiarazioni da giocatore della Juventus di Dani Alves erano apparse abbastanza eloquenti, la voglia di una nuova sfida ha portato il campione brasiliano a reinventarsi in un progetto totalmente differente in un Paese nuovo.

Dani Alves come Lebron James: non importa la squadra, quel che conta è vincere. Daniel ha conquistato tutto con il Barça in otto anni di permanenza, ben 29 trofei in bacheca (Siviglia compreso) tra cui 3 Champions League. Campione con la C maiuscola che ha sposato la causa della Vecchia Signora per provare a realizzare un sogno sfumato per un soffio nel 2014/15 proprio contro di lui. Il biennale offerto dalla dirigenza bianconera va proprio in questa direzione, anche perché Dani spegnerà trentaquattro candeline il prossimo 6 Maggio.

Con la Juventus il decollo è stato lento e tortuoso a causa di oggettive difficoltà strutturali della squadra e del grave infortunio occorso in Novembre. Le due variabili hanno inciso enormemente anche nell'economia di gioco dell'undici, orfano spesso in autunno di tre fonti di gioco come Dybala, Higuain e proprio Dani Alves. La Juventus ha offerto prestazioni sbiadite, arrangiate sull'arcaico e sterile 3-5-2 senza qualità e con la difesa a tre ancora dogma fondamentale. Il debutto del giocatore natio di Juazeiro è coinciso con quello della Juventus nella stagione attuale: subito titolare nella primera con la Fiorentina.

Esordio piuttosto convincente per lui, lo Stadium ammira un prototipo di calciatore totalmente diverso rispetto al solito. Dani Alves tratta il pallone come un centrocampista di prima fascia, pur occupandosi di mansioni concernenti la zona laterale del campo. In un parallelismo con Lichtsteiner la differenza che sorge è netta: lo svizzero contrasta e si lancia nella corsa frontale per portare via uomini o ricevere eventuali assist parabolici (pass accuracy 73.3 in A); il brasiliano gioca la sfera, la amministra, gigioneggia spesso e dialoga splendidamente con Dybala con rare sgroppate dalle parti della bandiera avversaria (pass accuracy 85.3 in A).

Mantenere il balón tra i piedi e far correre gli altri, Alves lo fa ottimamente anche se a volte pecca di virtuosismo con eccessi sfarzosi e barcelloniani. Titolare e Capitano della Nazionale brasiliana, compagno di squadra di artisti come Iniesta, Xavi e Messi per quasi un decennio, Dani Alves segue sempre la stessa filosofia provando a radicarla nell'ermetismo juventino. I dati a supporto lo dimostrano, il verdeoro sia nella prima uscita in bianconero contro la Fiorentina sia nell'ultima contro la Sampdoria è risultato al primo posto per numero di tocchi del pallone, instaurando un feeling speciale con giocatori tecnici come Dybala e Pjanic.

Le posizioni e tocchi medi della Juventus con Fiorentina (sinistra) e Sampdoria (destra) | Foto: @11tegen11
Le posizioni e tocchi medi della Juventus con Fiorentina (sinistra) e Sampdoria (destra) | Foto: @11tegen11

"Ho visto cose che voi umani potete solo immaginare", predicava divinamente l'androide Roy Batty nel monologo finale di Blade Runner. Allo stesso modo, di cose ne sono successe parecchie anche dalla partita con la Fiorentina a quella contro la Sampdoria di quattro giorni fa. Non solo un aspetto negativo come l'infortunio che ha frenato l'ascesa di Dani Alves nell'amara trasferta con il Genoa, anche un fatto estremamente positivo come il cambio di rotta modulare verso il 4-2-3-1 / 4-4-2. La svolta di Firenze e la morte pressoché definitiva della linea difensiva a tre ha sguinzagliato la qualità e la creatività offensiva a discapito del minimalismo di inizio stagione.

Nel mezzo, tra ottobre e gennaio, tanta confusione e incertezza tattica con i ricorrenti scambi tra 3-5-2 e 4-3-1-2. Due disposizioni che non sfruttano pienamente le caratteristiche dei giocatori in squadra, anche se i risultati sono comunque arrivati grazie alle giocate del singolo e alla mentalità consolidata del gruppo. Dani Alves ha giocato sempre dal 1' nel gruppo eliminatorio di Champions League (tranne nel ritorno con la Dinamo Zagabria a causa della frattura del perone) con un goal e due assist realizzati.

La frattura del perone ha tenuto fuori il brasiliano per circa due mesi, il recupero anche piuttosto rapido gli ha consegnato la convocazione in panchina proprio nel mezzogiorno di fuoco contro la Lazio. Un paio di match da spettatore, una decina di minuti contro l'Inter e la titolarità finalmente ritrovata a Crotone, nel recupero di campionato. La definitiva presa della Bastiglia bianconera parte dalla sfida casalinga contro il Palermo. Dai rosanero in poi 450' su 450' disponibili in campionato, il goal siglato da subentrato al do Dragão e l'intera partita di ritorno contro il Porto.

L'esperienza e la sagacia del terzino dovranno guidare la squadra di Massimiliano Allegri verso il titanico scontro contro l'ex, il Barcellona. Con i blaugrana sarà una battaglia, l'incrocio tra i due amanti passati infuocherà le notti di Champions in occasione dei quarti. La Juventus non parte battuta, anzi. Perché Dani Alves vuole vincere. Ancora. Per conquistare il trentesimo trofeo per club personale e realizzare il sogno del club bianconero.

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