Martedì, ore 20:45, Juventus Stadium. Si gioca la gara più importante della stagione della Juventus, quella valevole per l’andata dei quarti di finale di Champions League, contro il Barcellona di Luis Enrique e della MSN. La Juventus arriva alla sfida in buone condizioni psico-fisiche, dopo la vittoria non troppo brillante contro una squadra organizzata come il ChievoVerona; mentre il Barcellona è reduce dal passo falso de La Rosaleda, dove i blaugrana hanno perso per 2 reti a 0 contro il Malaga. I catalani, quindi, vedono allontanarsi sempre più la vetta de LaLiga, e quindi vorranno a tutti i costi provare ad alzare per la sesta volta la vecchia Coppa Campioni.

Si sfidano, probabilmente, l’attacco più forte ed imprevedibile del pianeta e la difesa più rocciosa di questo lustro. Analizziamo i punti di forza di entrambe le squadre, che daranno vita ad un doppio scontro d’interesse decisamente senza pari. Si parte con gli ospiti.

La fase offensiva del Barcellona

Cominciamo col dire che i cardini sui quali si articola la fase offensiva del Barcellona sono diversi. Un’idea di gioco complessa, cerebrale, profondamente intricata, che per molti ancora oggi risulta indecifrabile, anche grazie alla straordinaria qualità delle pedine che la interpretano. Attori che recitano trame programmate al dettaglio, ma che allo stesso tempo godono della libertà di poter sfogare i propri genio ed estro, donando al complesso quell’assaggio d’imprevedibilità necessario per essere inarrivabile.

L’assenza di punti di riferimento, i continui interscambi di posizione, l’estenuante ricerca della superiorità alle spalle della linea di pressione avversaria e dell’ampiezza del terreno di gioco. Queste sono le chiavi che il Barcellona utilizza per arrivare all’obiettivo, questi sono i precetti che “el juego de posiciòn” catalano impone.

Nel recente periodo la scelta del modulo di questo club è virata su un apparente ed estremamente offensivo 3-4-3, dopo anni vissuti sul 4-3-3 -fisionomia non ancora completamente messa in archivio, dato il suo utilizzo con Granada e Malaga - divenuto un vero e proprio marchio di fabbrica dei blaugrana nell’ultimo decennio. Una delle novità portate da questo modulo è l’enorme mole costruttiva da parte del blocco dei difensori centrali, che nella stragrande maggioranza dei casi possono sfruttare la superiorità numerica in zona difensiva ed organizzare la squadra con il possesso, divenendo di fatto i primi direttori d’orchestra della sinfonia catalana (a volte coadiuvati dall’abbassamento di Busquets). Questa possibilità può maturare svariate situazioni: la prima è l’uscita pulita della sfera dalla difesa, che consente alla squadra di attaccare in maniera organizzata, oppure addirittura il prematuro lancio verticale (aereo o rasoterra che sia) per l’imbeccata diretta dell’esterno, della punta, o dell’incursore.

Questo pacchetto di difensori centrali, fondamentalmente, rappresenta l’unica base fissa della squadra. Il resto dei componenti si muove, ruota armonicamente, inverte posizioni e compiti, snaturando ogni lettura difensiva, azzerando qualsiasi punto di riferimento. In questa clip si può facilmente notare la rotazione tra Rakitić, Sergi Roberto e Messi: mentre l’argentino converge dalla destra, il croato attacca la profondità sfaldando momentaneamente la linea difensiva (in concomitanza Roberto abbandona la posizione centrale per correre sulla corsia); Messi poi scarica su Iniesta e attacca la profondità insieme a Roberto, trovato sul secondo palo dal lancio di Iniesta. Questa estrema mobilità, abbinata all’esuberanza tecnica dei protagonisti del caso, rende gli attacchi del Barça quasi totalmente indifendibili.

Secondo caso: Ivan Rakitić, che parte dalla posizione di mezzala destra, segue l’andamento del pallone portandosi sulla zona centro-sinistra del terreno di gioco (portando con se N’Zonzi, costretto a stringere verso il centro), per proporsi ad Iniesta ed aprire per Neymar, sul quale arriverà addirittura la sovrapposizione del croato. Neymar preferisce crossare teso sul secondo palo invece di innescare centralmente Messi, liberato dalla salita diagonale di Rakitić (con la complicità del mancato rientro di Nasri).

Da sottolineare, e quindi da non sottovalutare, è inoltre la singolare capacità del Barcellona di pescare i propri uomini negli spazi tra le linee dei reparti avversari. Quest’abilità è chiaramente una diretta conseguenza del celere e qualitativo giropalla dei blaugrana, estremamente abili e specializzati sia nel fondamentale del controllo che in quello della trasmissione del pallone. Qui di seguito un particolare nella sfida col Siviglia: è la presenza di Messi tra centrocampo e difesa a richiamare la sfera, che arriva puntuale, a servizio dell’argentino, dopo la sponda di Suarez.

Ma come si combatte una potenza simile? Quali possono essere le contromisure per arginare, limitare, inibire questo sistema altamente organizzato?

La fase difensiva della Juventus

La Juventus ad oggi, probabilmente, rappresenta il massimo ideale di ordine e coordinazione difensive dell’intero palinsesto mondiale. Un blocco solido, esperto, intelligente e qualitativo. I bianconeri hanno raggiunto un intelletto tattico di livello superiore in Italia, ed anche grazie a questa spiccata capacità di interpretare al meglio le situazioni, di mutare il proprio sistema in base alle esigenze -anche a gara in corso- la Vecchia Signora domina incontrastata la Serie A da 5 anni a questa parte. Da qualche tempo è stato abbandonato il 3-5-2 contiano, che contraddistinse anche al cambio di timoniere Allegri, che lo adottò nei primi mesi juventini, seppur mutandone, inevitabilmente, l’interpretazione degli effettivi.

La scelta sostitutiva -e, pare, definitiva- ricade su un 4-2-3-1 che appare assai spregiudicato, ma che in realtà, con qualche accorgimento ed appunto particolare, dona grandi equilibrio e compattezza alla formazione torinese, che in 16 partite di campionato, con questo sistema, hanno subito l’inezia di 6 reti. Uno dei segreti di questo successo è già sopracitato: la profonda conoscenza e maturità tattiche di questa squadra. La Juventus riesce ad attuare una “fluidità a seconda delle situazioni”, atteggiamento che consente di ottenere, in fase di non possesso, un iniziale pressing elevatissimo con tutti gli elementi della squadra che si alzano sul proprio uomo di riferimento, sfaldando parzialmente le linee del modulo teoriche, per sostenere così una sorta di coppie, di 1 vs 1 a tutto campo. Se il pressing però non diviene fruttuoso, la Juve si riordina assai celermente in un compatto 4-4-1-1, passando dall’uomo contro uomo alla difesa posizionale (o difesa dello spazio che dir si voglia), creando supremazia centrale e spingendo gli avversari all’esterno, dove con l’aiuto della linea laterale è più semplice riconquistare il pallone.

Ecco un esempio ben eseguito di difesa posizionale juventina, in opposizione ad un attacco centrale: la compattezza e la distanza minima tra i reparti non offrono al Napoli lo spazio necessario per le imbucate in mezzo al campo.

Juve che in tutta probabilità, contro il Barcellona, attuerà proprio una difesa di questo tipo, utile per evitare i duelli individuali a centrocampo, per richiamare l’avversario nel proprio spazio difensivo, e per coglierlo di sorpresa durante le transizioni. Importante, per gli uomini di Allegri, sarà tenere altissima la concentrazione per scongiurare pericoli nati da errori personali, esageratamente frenquenti, ad esempio, nella sfida di campionato con il Napoli.

Altra discriminante che potrebbe pesare in maniera decisiva, sarà quella dell’attenzione ai frequenti -ed estremamente pericolosi- movimenti avversari tra le linee. Il gol di Hamsik, rimediato sempre nella sfida di campionato di settimana scorsa, ha palesato in maniera lampante la disattenzione e la mancata coordinazione nei movimenti del reparto. Contro il Barcellona, in una partita in cui anche un misero, singolo episodio può compromettere il passaggio del turno, dimenticanze di questo tipo potrebbero risultare fatali.

Fortunatamente tra le fila dei bianconeri militano giocatori assai esperti, ed efficaci nei duelli individuali, che volente o nolente, si presenteranno durante la gara di martedì. Nel primo video è presente tutta la capacità di gestire l'uno contro uno di Bonucci, che non si fa saltare da un avversario estremamente più rapido di lui come Dries Mertens; nel secondo Messi da prova di cosa voglia dire essere imprendibile nella sfida personale con il difensore.

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About the author
Elia Faggion
Elia, 20 anni. Radiocronista in erba. Conducente di una attività agricola familiare e frequentante del Piccolo Gruppo di Michele Plastino, coltivo il sogno di diventare giornalista sportivo a tempo pieno. email: [email protected]