Quando il proprio biglietto da visita racconta di novanta milioni di euro alla voce "costo del cartellino", trentasei gol come "score della stagione precedente" e soprattutto un viaggio da Napoli a Torino, una tratta calcisticamente bollente, l'hype dell'ambiente circostante schizza inevitabilmente alle stelle. Una pressione da reggere, un'inevitabile necessità di decidere, sfruttando al meglio la propria migliore dote: svolgere il delicato mestiere dell'attaccante. Che Gonzalo Higuain fosse all'altezza della maglia numero nove della Juventus non è mai stato in discussione, sin dal suo primo giorno in bianconero. Oggi, a scudetto conquistato, il risalto nell'impresa del centravanti argentino assume contorni sempre più marcati e chiari.

Decidere - I numeri, innanzitutto. 24 gol realizzati, i quali hanno fruttato qualcosa come 26 punti - per dare riferimenti, le 28 reti di Dzeko han portato alla Roma 22 punti, le 24 di Icardi hanno portato 20 punti all'Inter. Il dato a prima vista potrebbe sembrare la normalità, e tale forse è per un uomo da novanta milioni, ma le parole di Massimiliano Allegri nel post-festa-scudetto fanno chiaramente intendere che il contributo degli attaccanti di prima fascia è fondamentale per una big. L'attaccante, quella posizione che, fino all'arrivo di Tevez, era considerata debole, ora è diventata un punto di forza, nel giro di appena tre anni, seppur con un investimento a dir poco sostanzioso.

More than a striker - Tornando alle statistiche, Higuain è andato al tiro 125 volte in campionato. 25 di queste conclusioni sono state bloccate, 59 hanno centrato lo specchio della porta (24 con esito in fondo al sacco) e 41 sono terminate fuori. Una shot accuracy del 59%, da cecchino vero e proprio. Allegri, spesso, ha lasciato questo aspetto sullo sfondo - e si sono visti sfondi peggiori -, andando a sottolineare anche il lavoro svolto in fase difensiva dal proprio centravanti, andando a pressare e contribuendo anche ad alzare il muro in area. Ma non solo.

Fonte immagine: Twitter @forumJuventus
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Rifinire - Nel gioco della Juventus, composto di solidità, compattezza e un necessario cinismo, sono risaltate tutte le qualità di rifinitore di Higuain, spesso passate in secondo piano dietro ai gol (ci mancherebbe), ma riemerse prepotentemente in varie fasi della stagione, specialmente con il passaggio al 4-2-3-1, quando la fluidità dell'attacco è esponenzialmente aumentata. Ci siamo abituati a vedere l'argentino scendere sulla linea dei centrocampisti, per costringere un difensore all'uscita e aprire il gioco sulle corsie, dove le torri hanno spesso e volentieri preso il fondo della scacchiera. Memorabile e simbolica quella di Lione, ma anche nella stagione di Serie A. Sono 80 i lanci lunghi totali in campionato, un numero sproporzionato per un centravanti (Dzeko è quasi a metà, Icardi fermo solo a 15).

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Most Outstanding Player - Americaneggiando, definire Higuain il Most Valuable Player della Juventus sembra immediato, ma superare Dybala per l'importanza nell'economia di gioco è sostanzialmente impossibile. Per questo il titolo che meglio gli si addice dopo questo campionato di Serie A è quello di Most Outstanding Player - liberamente ispirato dal miglior giocatore delle Final Four del torneo di pallacanestro Ncaa, ovvero delle università a stelle e strisce. O, più banalmente, uomo chiave. Una chiave d'oro, che apre le porte della leggenda.

Nota: Il calcolo dei punti portati alla causa considera +2 per le gare vinte dalla Juventus con reti decisive per la vittoria (es. Juventus-Roma 1-0), +1 per le partite pareggiate (es. Juventus-Torino 1-1), +3 per le partite vinte  con due gol decisivi per ribaltare il risultato (es. Torino-Juventus 1-3).

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