Se due indizi non fanno una prova, è necessario il terzo a fornire ulteriori certezze riguardo la validità dell'assunto. Questa Lazio è oramai grande, non sembrano esserci più dubbi. Se non fossero bastate le cinque vittorie esterne consecutive, la conquista della Supercoppa Italiana di un paio di mesi fa ed il terzo posto in classifica in coabitazione della Juventus, battuta inoltre anche allo Stadium non più tardi di quattro giorni fa, ieri sera è giunta a perorare la causa di Simone Inzaghi anche la vittoria ottenuta sul campo del Nizza di Mario Balotelli. Cinica, spietata, matura la squadra capitolina, che conferma la sua enorme crescita, esponenziale, repentina e si prende con forza, veemenza e personalità il primato del girone senza aspettare la gara di ritorno. 

Eppure, le premesse per mollare la presa giusto per un attimo c'erano tutte. La qualificazione in tasca, la vittoria dell'Allianz Stadium ad esaltare il gruppo, la voglia di puntare sì all'Europa, ma anche a fare sempre meglio in campionato. Ed ancora, il gol che dopo tre minuti sembrava lanciare il Nizza verso un pomeriggio glorioso. Balotelli svetta tra le maglie difensive laziali, Sneijder lo trova perfettamente, la girata di testa è impeccabile: 1-0. Il momento appare cruciale, di quelli che potrebbero svoltare una stagione ed infatti lo è, eccome, e la Lazio ha la forza, l'abilità e la sfacciataggine, per indirizzarlo dove vuole. Le grandi squadre rispondono così: nemmeno il tempo di posizionare la palla a centrocampo che il pareggio si materializza: Caicedo si conferma rapace d'area al pari della sbadataggine di Dante difensivamente; il tocco felpato dell'ecuadoregno vale il pareggio ed il conseguente spostamento dell'ago dell'inerzia dalla parte ospite. 

Caicedo batte Dante e Cardinale - Foto Ss Lazio
Caicedo batte Dante e Cardinale - Foto Ss Lazio

Ristabilite le distanze, la gara della Lazio torna ad essere accorta ed esemplare dal punto di vista tattico. La maturità la si nota anche in questi aspetti, nei quali i biancocelesti sembrano oramai specchiarsi alla perfezione: saper aspettare lo sfogo dell'avversario, lasciarlo giocare sulla trequarti chiudendosi nella propria lasciando soltanto le briciole ai rivali; Inzaghi si conferma stratega d'élite, non sbaglia una mossa, confermando le gerarchie di coppa nella prima ora di gara. Consolidati gli equilibri, così come era stato anche contro Vitesse e Zulte Waregem, l'ultima mezz'ora diventa terreno fertile per cambiare marcia, per azzannare la preda sfinita e mentalmente scarica: detto, fatto. Luis Alberto e Immobile infondono nuove energie alla squadra, la quale conseguentemente alza il baricentro dell'azione ed assedia la metà campo nizzarda. Atteggiamento da grande. 

La squadra di Favre si conferma l'ombra di quella ammirata nella passata stagione, le cui certezze sono state già ampiamente sgretolate dal Napoli nel preliminare di Champions League. La Lazio non fa altro che acuirne le difficoltà, s'insinua nelle crepe della difesa francese, si limita ad una sgasata, ad un'accelerazione minima, la quale risulta più che sufficiente per archiviare la pratica. Immobile, Caicedo e Luis Alberto catalizzano l'attenzione della difesa transalpina, Milinkovic-Savic ne approfitta e sigla la doppietta che vale il primato. E' grande Lazio. Qualificazione assicurata, primo posto quasi, da confermare tra due settimane all'Olimpico, ma l'aspetto che conta maggiormente è che questa squadra è finalmente matura, pronta a spiccare il volo verso grandi traguardi. 

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