Uno dei talenti più cristallini del calcio moderno, messosi giovanissimo in evidenza ma spesso costretto ai box a causa di una serie di pericolosi infortuni. Potrebbe essere così definita la carriera di Alexandre Pato, il Papero rossonero giunto giovanissimo in Italia e subito in evidenza con la maglia del Milan grazie ad un goal all'esordio, nel 2008 e contro il Napoli. Intervistato in esclusiva dalla Gazzetta dello Sport, l'attuale attaccante del Tianjin Quanjan ha ricordato i suoi esordi in rossonero: "Ho un ricordo bellissimo del Milan - ha detto - Berlusconi per due volte ha cercato di trattenermi. Purtroppo continuavo ad avere problemi fisici ed alla fine convinsi il Presidente a cedermi, per ritrovare fiducia. Al Corinthians mi cambiarono la preparazione in venti giorni e ho ricominciato a stare bene".

L'esperienza brasiliana è stata dunque un nuovo inizio, per Pato, che proprio pochi mesi fa ha scelto di abbracciare l'esperienza cinese: "Tutti pensano che in Cina sia facile - ha sottolineato il Papero - invece dei imparare un sacco di cose. Però al contrario dell'Europa qui ti danno libertà e tempo: ho fatto 7 goal in 14 partite, marcando una doppietta nel derby. Ora siamo sesti e ai quarti di Coppa di Cina". Con il suo allenatore Fabio Cannavaro, inoltre, Pato ha davvero un ottimo rapporto, come confermato dallo stesso attaccante brasiliano: "Sono rinato grazie a Cannavaro ed al suo staff. Con loro parlo italiano, è stato proprio Cannavaro a convincermi a venire qui. Essere allenato da un simbolo del calcio italiano è uno stimolo enorme".

Il Milan, comunque, resta sempre nel cuore di Pato, con l'attaccante ex Chelsea e Villarreal pronto a dire la sua sulla vicenda-Donnarumma, che ogni giorno s'arricchisce di nuovi e più complicati aspetti: "Ha solo diciotto anni ma ha un grande talento. Di certo avrà le sue ragioni, sta facendo ciò che sento. Quando io avevo diciassette anni ho avuto l'opportunità di andare al Real ma scelsi il Milan, che in quel momento era la rosa più seguita e titolata. Era un'altra rosa, c'era Ancelotti. Forse quello che conta non è l'età, ma chi scende in campo: io da giovane giocavo con Pirlo, Seedorf, Maldini, Kakà e tanti altri..."

Passaggio obbligato, infine, sulla Juventus e sulla finale di Champions persa: "La Juventus è crescita tanto sia dentro che fuori dal campo. Hanno il loro stadio ed una proprietà, la famiglia Agnelli, molto presente. Allegri ha proseguito il lavoro di Conte, non ho visto tanta distanza con il Real Madrid. L'anno prossimo possono vincere la Champions". E in ultimo: "Adoro l'Italia, oggi sono felice di aver preso parte al progetto cinese, ma in futuro chissà. L'Inter? Perché no. Sono un professionista".