Sarri non firma per il secondo posto, perché uno come lui, proveniente da anni e anni di gavetta nelle serie minori, non dà nulla per scontato. Oggi, dopo la solida prestazione messa in campo dai suoi ragazzi nella difficile trasferta milanese, potrà sedersi in poltrona e godersi i match delle dirette avversarie ai posti nobili della classifica, forte di un successo che consente al suo Napoli di continuare nella marcia di risultati positivi, oltre ad aver acquisito con la vittoria sul campo del Milan una consapevolezza d'essere grande sempre maggiore. 

Le formazioni - In difesa le scelte erano obbligate per entrambe gli allenatori: Sarri schiera un febbricitante Albiol, che si dimostra ultimo baluardo di una retroguardia non perfettamente amalgamata, e al suo fianco Tonelli, alla terza partita a Gennaio, molto puntuale di testa e nelle chiusure difensiva, ma in gravissima difficoltà nella fase di impostazione. Montella, vista la squalifica di Romagnoli, inserisce Gustavo Gomez, prestante fisicamente, ma ancora acerbo, e, al posto di Locatelli, anch'egli fermato dal giudice sportivo, gioca El principito Sosa.

La partita - L'avvio del Napoli è quello delle grandi squadre. Uno-due in 9 minuti di gioco con Insigne e Callejon a convertire in rete due assist prodigiosi del folletto Mertens che, però, qualche minuto dopo, oltre a prendersi un'ingiusta ammonizione per simulazione, si dimostra poco concreto sotto porta, divorandosi una rete a tu per tu con Donnarumma. Il Napoli straborda sulle fasce, controllando agevolmente il gioco a centrocampo. Sembra una partita già chiusa e da condurre agevolmente al novantesimo senza troppi patemi, ma l'improvviso granello di sabbia si infila negli ingranaggi degli azzurri, alimentando le speranze di rivalsa rossonere. Jorginho e Tonelli confezionano la frittata, Kucka accorcia le distanze aizzando il popolo di San Siro. All'uscita dagli spogliatoi il Milan mostra una cattiveria agonistica all'inglese, pressando a tutto campo e costringendo, grazie alla verve dei due esterni Bonaventura e Suso, i partenopei a difendere con un baricentro troppo basso. Arriva la traversa di Pasalic, qualche intervento- non troppo complicato- di Pepe Reina, ma soprattutto, passano i minuti.

L'esultanza del Napoli al gol di Insigne - Foto Il Napolista
L'esultanza del Napoli al gol di Insigne - Foto Il Napolista

I cambi - Stavolta Sarri, diversamente dal passato, anche per la folta schiera di giovani promettenti presenti in panchina, decide di intervenire su un match che sembrava indirizzarsi verso una conclusione che sarebbe suonata come l'ennesima beffa della stagione. Il tecnico toscano inserisce Diawara, per avere una maggior fase di rottura in mezzo al campo, e preferisce ad un esausto Hamsik la freschezza, mentale ed atletica, di Zielinski. Al settantesimo della ripresa, anche se l'intensità è nettamente inferiore al primo tempo, sembra di assistere ad un match di Premier League: squadre lunghe e senza particolari tatticismi, che si affrontano a viso aperto senza risparmiare energie.

I cambi azzurri donano nuova linfa alla mediana, mentre Lapadula, subentrato ad un Carlos Bacca in gran difficoltà, non combina nulla di rilevante. Negli ultimi quindici minuti il Napoli appare in controllo totale della partita, con le linee più vicine e la difficoltà dei padroni di casa ad arrivare nella trequarti azzurra palla a terra. Soltanto un paio di spioventi in area e qualche mischia fanno temere la beffa per gli ospiti che, però, riescono a portare a casa un match tirato ed equilibrato fino all'ultimo.

Baluardo: Raul Albiol comanda la difesa, con grinta e personalità - Foto Getty Images
Baluardo: Raul Albiol comanda la difesa, con grinta e personalità - Foto Getty Images

Il gioco e la capacità di soffrire - Certamente, come già capitato all'inizio del nuovo anno, il gioco del Napoli non è nel momento della sua maggior brillantezza, ma, talvolta, per essere vincenti, basta essere semplicemente più brutti. Qualche palla rinviata in tribuna, qualche contrasto un po' più duro per spezzare il ritmo agli avversari sono sintomi della costante crescita di una squadra che, ora, sembra aver imparato a vincere anche quando non riesce ad avere in mano le redini del gioco. La crescita della squadra va di pari passo con quella dell'allenatore, il quale ha concluso la partita con in campo una mediana totalmente rivoluzionata rispetto a quella del fischio d'inizio, visto anche l'ingresso, con tanta intensità, di Marko Rog per un Allan colpito da crampi. Con le sue mosse, infatti, Sarri ha dimostrato di aver fiducia anche nei componenti più giovani della sua rosa, pian piano integrati nelle rotazioni, aspetto tutt'altro che secondario rispetto al passato, recente e remoto.

Le prossime gare con Fiorentina, in coppa Italia, e Palermo costituiranno un ulteriore esame di maturità per gli azzurri che dovranno essere in grado di mantenere alta l'intensità in tutte e tre le competizioni nelle quali sono impegnati, in attesa, ovviamente, della sfida contro il Real, sempre più vicina sul calendario. E, altrettanto chiaramente, in attesa del rientro di Milik e del perfetto inserimento di Pavoletti, uomo che, soprattutto per le sue abilità di testa, potrà rivelarsi utile per le trame di gioco sarriane. Anche se, con un tridente così, nessuno si è accorto della loro assenza.

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