L'ultima volta che il Napoli si è presentato nello stadio che fu di Di Stefano e Butragueño, che ha visto le gesta del Fenomeno Ronaldo e di Zinedine Zidane, era il lontano 1987. Molti dei giocatori attualmente a disposizione di Sarri non erano nati, altri, pochi a dire il vero, erano ancora nella culla. Era la sfida tra lo stesso Butragueño, oggi dirigente dei blancos e a segno nella gara di andata, e lo sregolato Maradona, che l'anno successivo avrebbe condotto il Napoli alla vittoria del secondo scudetto. 2-0 all'andata a Madrid, 1-1 al ritorno nella bolgia del San Paolo; il Napoli esce dalla Coppa dei Campioni con la sensazione, però, che qualcosa in più si sarebbe potuto fare.

30 anni dopo - Diversamente da allora, quando gli azzurri di Bianchi arrivavano al Bernabeu con il tricolore stampato sul petto, la squadra di Sarri non ha nulla da perdere. Gli azzurri arrivano al match contro i campioni di tutto del Real Madrid reduci da 18 risultati utili consecutivi tra campionato e coppe, con il morale a mille ed una consapevolezza degna di una grande squadra che sembra finalmente raggiunta. Nella rosa partenopea, eccezion fatta per Pepe Reina, che questa competizione già l'ha vinta con la casacca del Liverpool, Albiol e Callejon, che hanno vissuto questa atmosfera più volte, seppur non da protagonisti, e capitan Hamsik, già guida dei partenopei in occasione dell'ultima volta agli ottavi contro il Chelsea che poi si sarebbe laureato campione, nessuno ha mai calcato palcoscenici di questo tipo.

Sugli spalti del Santiago Bernabeu sono attesi più di 90.000 spettatori, di cui circa 10.000 porteranno i colori azzurri e proveranno a sostenere gli ospiti a quella che sarebbe un'impresa storica. La difficoltà più rilevante per gli uomini di Sarri sarà costituita dall'ingresso in campo e dalle prime fasi di gioco, in cui i blancos, certamente più avvezzi ed abituati a giocare partite da dentro o fuori, cercheranno di sfruttare il fattore campo, anche grazie ad una fisicità che in pochi possono vantare a livello continentale. I più giovani, a partire dal '97 Diawara, possibile titolare, che soltanto quest'anno ha collezionato il primo gettone in Champions, dovranno essere abili a scrollarsi di dosso la pressione che inevitabilmente si presenterà nelle ore precedenti alla gara. Se il Napoli, però, riuscisse a contenere l'impeto iniziale di Benzema e compagni, la situazione psicologica potrebbe rovesciarsi: il Real, costretto a vincere per evitare quelle che in patria sarebbero considerate brutte figure, potrebbe spingersi in avanti lasciando qualche spazio in più alle mortifere ali azzurre. 

Il Bernabeu è stadio che si esalta se la squadra di casa gioca come sa, ma è anche platea molto esigente, basti pensare ai fischi - per la verità assai ingenerosi - ricevuti da Ronaldo in occasione di uno degli ultimi match casalinghi. Gli azzurri dovranno, puntando sulla sfrontatezza della giovane età e sulla brillantezza del gioco, cercare di inserirsi nelle eventuali crepe di una squadra che sembra imbattibile, ma che ultimamente appare meno compatta del recente passato. Senza, però, dimenticare che partite di questo tipo si giocano tenendo conto dei 180 minuti e che il Real non perde in casa, in match europei, da ben 11 partite, vale a dire dal Marzo del 2015.

Della bontà del progetto costruito dal Presidente De Laurentiis sembrano essersi accorte anche le testate spagnole che, dopo aver considerato particolarmente favorevole l'accoppiamento con i partenopei al momento dei sorteggi, dopo due mesi e mezzo si sono trovati costretti a riconoscere che probabilmente il Napoli non si proporrà come vittima sacrificale dei merengues. Anche perché, al seguito degli azzurri, ci sarà, tra gli altri, anche quel Maradona che nel lontano 1987 non riuscì nell'impresa di espugnare il Bernabeu: chissà che quell'impresa, con 30 anni di ritardo, non riesca ad altri protagonisti con la medesima casacca.

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