L'urlo è di quelli liberatori. Il sospiro di sollievo che in panchina, lontano dalle telecamere e dai protagonisti in campo, tira Maurizio Sarri, lo è altrettanto. Il Napoli si salva, nel catino del Paolo Mazza, da una figuraccia che avrebbe potuto far sgonfiare quel palloncino di entusiasmo ed euforia che invece continua a volare alto, davanti a tutti in classifica, forte dei sei successi di fila che i partenopei hanno conquistato. Tuttavia, la trasferta in terra emiliana contro la Spal di Leonardo Semplici, è stata tutt'altro che una passeggiata di salute come ci si aspettava alla vigilia, anzi. Il pericolo era proprio questo, un calo netto ed evidente di concentrazione dopo lo scoglio laziale superato in settimana. Nemmeno il tempo di disfare le valigie e di preparare quelle nuove, che gli azzurri hanno intrapreso il viaggio verso Ferrara, il quale nascondeva molte più insidie di quanto prevedibile - e così è stato. 

Il piglio con il quale il Napoli è entrato in campo lasciava presagire una prestazione differente, da padrone assoluto del campo, con Hamsik vicino al gol ed un possesso di palla discretamente efficace che ha messo sotto i padroni di casa per qualche minuto. Alla prima ripartenza degli emiliani, però, i primi segnali di cedimento: a Maksimovic manca il terreno sotto ai piedi, lo si nota nella difficoltà di essere sicuro nei movimenti come nelle giocate, sebbene si riprenda con il passare dei minuti e nel finale annulla un paio di potenziali occasioni pericolose; Koulibaly perde certezze e stenta a prendere in mano la situazione, arriva sempre secondo sui palloni e concede ad Antenucci e Borriello di far prendere campo ai padroni di casa; non solo, Diawara e Zielinski naufragano in mediana, sballottati a destra ed a manca dalle ripartenze ficcanti dei ragazzi di Semplici, abili nel chiudersi a riccio ed attaccare la profondità: Antenucci inventa, Schiattarella indisturbato ha libertà di calciare, il gol è una conseguenza. La reazione è veemente, da grande squadra e nemmeno il tempo di esultare e godersi il vantaggio, che Insigne ha già pareggiato. Ciò nonostante la Spal non si scompone, resta compatta e chiude con diligenza ed ordine tutte le trame degli ospiti, lasciando al solo Ghoulam l'aria per crossare al centro senza tuttavia trovare amici smarcati. Ne scaturisce una difficoltà generale dei partenopei a trovare ritmo e scambi nello stretto, con Mertens praticamente mai coinvolto e chiuso nella morsa di sei avversari, stesso dicasi per Insigne ed Hamsik, mentre Callejon non ha spazio per attaccare la profondità guardato a vista da Felipe e Costa. La conseguenza è una serie di forzature, da parte di Diawara, Hamsik ed Insigne che pur di tentare la giocata, sbagliano a ripetizione. 

Ad inizio ripresa ci si attende il cambio di marcia, quello repentino che all'Olimpico ha consentito al Napoli di centrare l'obiettivo massimo, ma così non è. Anzi. La gara continua a viaggiare sui binari dell'equilibrio più totale, con il Napoli che perde ancor più smalto e velocità, facilitando il compito del reparto arretrato degli emiliani, che senza nemmeno faticare più di tanto oppongono strenue resistenza alle velleitarie folate azzurre. C'è bisogno dell'ingresso di Allan e di Milik per cambiare volume e tono alla radio, con il brasiliano su tutti che cambia ancora una volta marcia all'incontro - così come fece contro l'Atalanta in casa. Il 4-2-3-1 funziona, Mertens attira le attenzioni della difesa sulla trequarti lasciando più spazi a Milik ed agli esterni; il polacco si mette subito in mostra ma non finalizza al meglio, stesso dicasi per Ghoulam. Tuttavia, ancora una volta, la serenità d'animo con la quale il Napoli affronta le avversità è disarmante: scarsa frenesia, discreta lucidità, in attesa della giocata, che arriva dal mancino dell'algerino qualche minuto dopo: il cross è al bacio, il taglio di Callejon è perfetto, così come la girata in porta. Vantaggio e animi più distesi. 

Sembra poter finire qui, ma la Spal, con orgoglio ed abnegazione, trova il pareggio con Viviani, su punizione, approfittando di un'ingenuità tra Milik e Rog al limite dell'area di rigore. Reina è ancora una volta goffo, poco reattivo, si lascia beffare sul suo palo. Il 2-2 taglierebbe le gambe a chiunque, probabilmente anche al Napoli di qualche mese fa, ma non a questo. Ed è la notizia più bella possibile per Maurizio Sarri: Ghoulam veste il mantello da supereroe, si immedesima per qualche secondo di Roberto Carlos e, dopo una serpentina di 40 metri e due paletti saltati dopo, infila l'angolo lungo con un destro a giro degno di Insigne o Mertens. Segnali, forse, che qualcuno inizia ad interpretare in maniera inequivocabile. Il finale, di sofferenza sì, ma viene gestito piuttosto bene nonostante l'inferiorità numerica - di Milik e del nuovo infortunio se ne saprà qualcosa in queste ore - con Callejon che si carica tutto il peso della squadra sulle spalle e tiene lontana la Spal dalla porta di Reina, fino al triplice fischio finale. 

Il fine giustifica i mezzi. Lo fa spesso, ma non sempre. Soprattutto quando da qui all'obiettivo finale ci sono altre trentadue partite nelle quali l'atteggiamento un pizzico garibaldino e poco concentrato degli azzurri potrebbe compromettere quanto di buono si sta seminando in questa annata. I presupposti, per viverla sempre sulla cresta dell'onda, ad un tiro di schioppo dalla vetta, ci sono tutti. Tuttavia, i mezzi con i quali la truppa di Sarri deve scendere in campo sono ben altri: un fisiologico passaggio a vuoto dopo un tour de force degno comunque delle vette più alte del Tour de France, è più che comprensibile, l'importante è che venga archiviato con una vittoria, come quella di ieri, e come un episodio sporadico ed isolato.