"C'è tanta amarezza, che io mi sento addosso, ma è chiaro che quello che conta lo vedremo in fondo al campionato." E' ancora carico, mister Spalletti, per la sua Roma in questo finale di campionato. I giallorossi chiuderanno il 35esimo turno di A a San Siro, contro il Milan (partenza in serata, tutti convocati tranne Rudiger, Florenzi e Strootman). Carico perché "ci son delle partite che si perdono e quello che avviene nella partita successiva è fondamentale. C'è l'esame della classifica a fine campionato e diventa fondamentale il match di domani, c'è in ballo il secondo posto". Niente scherzi e, soprattutto, niente ulteriori passi falsi. Guardando, magari, anche al futuro. A partire da quel nuovo ds, Monchi, che è "il migliore sulla piazza, a dimostrare le ambizioni di Pallotta. Mi piace tanto quello che ha detto su di noi, dicendo che la Roma sta lavorando bene, con cose ovviamente da migliorare e un grosso lavoro da fare. Ha espresso chiaramente un parere positivo su come siamo guardati dall'estero. A me confrontarmi col numero 1 dei ds ha dato grandi cose, me le terrò strette.". 

Nel presentare la sfida di domani sera, Spalletti ha parlato del così chiamato "fallimento del terzo posto". Un risultato che non deve arrivare ma che non potrà essere chiamato fallimentare, perché, dice il mister, "chiedete pure a tante squadre che vorrebbero arrivarci. Finire secondi invece è una gran cosa, dietro una Juve che non ha mai dato impressione di poter discutere il primo posto. Il posto Champions ce lo giochiamo con una squadra, il Napoli, che è considerata da tutti come una delle squadre più forti in Europa. E non scordiamo da dove siamo partiti, l'anno scorso. Alcune partite nel corso della gestione le abbiamo sbagliate, ma ad esempio in Europa non siamo certo usciti con i più scarsi." La reazione però deve iniziare subito, da domani: "Noi domani daremo tutto e in assoluto la nostra forza per dimostrare la nostra forza mentale e fisica. Non siamo la squadra in alto mare che molti descrivono. Qui si continua a lavorare per dare quello che cerca la Roma".

In settimana Monchi ha di fatto annunciato il ritiro dal calcio di Totti, almeno con la maglia giallorossa. Spalletti sposta il focus sul ruolo del ds: "Lui su Totti ha solo preso quello che sapeva sul contratto e sull'accordo con la società. E' Totti che deve sapere e dire quello che vuol fare. Questo per quanto riguarda la gestione generale sua, invece sulla gestione per il campo c'entro io, e devo fare ampie valutazioni. Un conto è rivedere le prodezze di Totti, altro è ragionare sul momento presente." C'è chi dice che è anche il momento di ritirare la maglia del Capitano. Ironizza (ma lancia anche un chiaro parere) il mister: "Togliere il 10 secondo me è mortificarlo, Totti, non esaltarlo. E' un modo di ragionare vecchio. Se si vuol ricordare Totti bene si mette il 10 in tutte le maglie, addirittura. Facciamo continuare a vivere quel numero, anche per chi ambirà a prenderlo".

Chiusura, immancabile, sull'oscuro futuro dell'allenatore con la panchina giallorossa: "Ci sono almeno 12 allenatori in A che non sanno ancora se restano. Io con alcune frasi invece ho fatto partire (per voi- giornalisti nda) il finimondo, quando io volevo caricare alcune cose, ma molte le ho sbagliate. Ora però pensiamo a questo fine campionato perché potrà dirci molto".