Solo per cuori forti. Anzi, stavolta nemmeno i duri e puri trattengono le lacrime, al passaggio, l'ultimo, di Francesco Totti sotto quella Curva Sud, l'amata, che da sempre lo abbraccia e lo accoglie. E' quel "da sempre" che viene bruscamente, ma giustamente, interrotto, a far piangere. Perché anche le favole infinite, prima o poi, arrivano all'ultimo capitolo. "Ed è il più brutto, questo, perché adesso è tutto finito e io ho un po' di paura", dice Totti, con le lacrime agli occhi, condivise dai 70000 presenti e dai connessi del mondo. Insomma i cuori forti, gialli e rossi, oggi piangono stretti intorno al loro Capitano di una vita. Poi ti giri e ovviamente c'è una squadra, una stagione finita, un secondo posto, a denti stretti e con una gran sofferenza, mantenuto. Perché è sì il momento di piangere, ma dopo arriva quello, importante, di lavorare, al futuro, guardando ovviamente, e sempre, a ciò che era, perché da lì sono possiblii tutte le forze e le cicatrici per dare un impulso nuovo, differente, al percorso giallorosso. 

Ripartire dopo una annata che verrà ricordata. L'ultima tottiana, quella del record di punti, di vittorie esterne, di gol, di marcature personali per Edin Dzeko. Numeri, fatti, che rispondono ad un grande organico e ad un talentuoso allenatore, ora ai saluti, forse definitivi, dopo un ciclo sempre con l'amaro in bocca ma mai deludente, sia in passato che ai giorni d'oggi. 

LEGGI LA CRONACA

E la gara di ieri lo ha mostrato con evidenza innegabile. Sofferta, mal giocata per tratti (fine stagione=testa altrove, la comprensione è d'obbligo) ma sempre tenuta accesa, guai fisici a parte (nota a margine, Emerson avrà vita dura per estate e autunno, visto il crociato rotto e i 6 mesi che lo aspettano, che sfortuna il ragazzo). Apre Pellegri, il ragazzino (2001), sembra risolvere, ancora, Dzeko. E invece la Roma non ha riferimenti arretrati, complici tanti, mesti fattori, ma alla fine di una ananata di qualità, sono le sbavature a fare la differenza. Lo si è ripetuto troppo, mai però sono state adottate le correttive idonee. Si soffre, sugli spalti, perché gli occhi sono su Totti, in panchina prima, in campo poi (35' per lui) ma la testa è anche su un piazzamento più che utile, necessario, per pensare con calma alla stagione in arrivo, col mercato alle porte e una voglia di far bene, senza l'acqua alla gola. Oltre ovviamente a tanti soldi, utili, anch'essi evidentemente necessari, ma questo danaro non sarà parte dell'eredità dei tifosi giallorossi, per loro c'è un cuore rosso da tenere stretto, c'è un coro e una bandiera da far sventolare ancora, e ancora, e ancora, perché il Ragazzo con la 10, oggi, lascia il calcio. 307 sigilli dopo. 

Così infatti, e solo così, con i cori e gli urli, poteva chiudersi l'ultima gara dell'ultimo anno di Totti. Che significa, attenzione, che la Roma continua, c'è, non passa. La storia però ha avuto questo corso, magico. Ora è chiaramente il momento di un altro corso, ripartire dalle stelle europee è senz'altro piacevole. Alla festa, allora, non senza patemi, contribuiscono De Rossi e Perotti, che sfogano rabbie, romanismi (per il primo mai sopiti) e tanta soddisfazione. Quell'orgoglio (privilegio) di cui parla Totti nella festa finale. 

Un brivido,...e la Roma è in Champions. Un brivido, poi un pianto di sfogo. Non c'entra niente, la Champions, però.

VAVEL Logo
About the author
Paolo Brescia
Press Officer & Consultant for brand management/ communication. Based in Rome, the eternal city. Author for VAVEL-Italia focused on As Roma.