C'è un Torino che funziona, dalla cintola in su. Un Toro che crea occasioni con regolarità, un Toro aggressivo, di qualità, capace di mettere in difficoltà qualsiasi difesa con manovre corali così come con i guizzi dei singoli. C'è però anche un Toro, dalla cintola in giù, che traballa terribilmente, che va in difficoltà spesso e volentieri, che concede tanto, troppo, alle offensive avversarie. Il 2-2 del "Friuli" non è che il naturale frutto di questo Toro che funziona a metà: la squadra di Mihajlovic, in trasferta sul campo dei bianconeri di Del Neri, in 90 minuti ha messo in mostra tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti. Pregi e difetti che, al momento, si bilanciano: ma se quel diagonale di Zapata, all'ultimo secondo, avesse terminato la sua corsa in fondo al sacco invece di sibilare poco più in là del palo della porta difesa da Hart, probabilmente ora a tenere banco sarebbe l'analisi delle pecche granata: insomma, staremmo parlando di un'altra partita.

Siccome però nel calcio il risultato è tanto, ma non tutto, le crepe di questo Toro vanno comunque passate sotto la lente d'ingrandimento. I granata, inutile girarci intorno utilizzando giri di parole, difendono male: troppe amnesie, automatismi che tardano ad essere messi a punto, marcature allegre. Un difetto che si era palesato anche nelle precedenti partite, nelle quali però era stato mascherato dalle parate di Hart e dall'imprecisione dei vari Dzeko e Kalinic. Ora, però, con una media di quasi un gol e mezzo subìto a partita, la problematica si sta palesando in maniera inequivocabile. Sulle palle alte, poi, son dolori veri: con le due reti dell'Udinese di ieri sera il conto va a nove gol di testa incassati (anche se quello di Zapata, per la verità, è arrivato in maniera diversa). Praticamente due terzi delle reti subìte dal Toro arriva dal gioco aereo. Mihajlovic ha sperimentato varie soluzioni ruotando tutti gli interpreti a disposizione (fatta eccezione per Ajeti), ma la contraerea granata ancora non funziona.

Ed è proprio qui che Mihajlovic dovrà concentrarsi, perchè come abbiamo detto dal centrocampo in su c'è un Toro che già funziona a meraviglia. Anche in una serata non propriamente di grazia come quella di ieri i granata hanno segnato due gol, creando a più riprese anche i presupposti per una terza segnatura: per Belotti ormai non ci sono più aggettivi, Ljajic, pur nella sua indolenza e nel suo essere "innamorato" del pallone, ha sempre nei piedi il colpo risolutore, Baselli è parso in netta crescita, Benassi è ormai una certezza. Insomma, se Mihajlovic riuscirà nell'impresa di mettere a punto una fase difensiva ad oggi tutt'altro che granitica, i tifosi del Toro, già da quest'anno, potranno divertirsi per davvero.

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Andrea Dalmasso
La scrittura come passione, il calcio come malattia, il giornalismo sportivo come grande sogno.