Alzare l'asticella. Fare il salto di qualità. Passare ad un livello superiore. Diversi modi di dire, un unico concetto, un solo obiettivo, quello del Torino, che arriva a questa sosta per le nazionali con l'etichetta, condivisa con l'Atalanta, di squadra rivelazione del campionato. Quello che adesso si para davanti ai granata è un bivio, un crocevia che può rivelarsi fondamentale per le sorti non solo di questa stagione, ma anche per la dimensione che il Toro potrà assumere negli anni a venire: puntare in alto, oppure accontentarsi?

Il primo terzo di campionato ha infatti detto che ai granata manca poco, pochissimo, per alzare l'asticella, per fare il salto di qualità, per passare ad un livello superiore: tradotto, al Toro mancano pochi ritocchi per diventare definitivamente competitivo in zona Europa. Con il mercato di gennaio dietro l'angolo è inevitabile pensare a quei rinforzi che permetterebbero ai granata di colmare quel gap, che ancora c'è, con le varie Fiorentina, Milan e Lazio. Starà quindi al presidente Cairo, che negli scorsi giorni non ha nascosto ambizioni importanti, decidere se tentare il colpo grosso già durante questa stagione, intervenendo quindi prepotentemente già a gennaio per fornire a Mihajlovic i rinforzi e i ritocchi necessari.

Il momento è a suo modo storico: mai come quest'anno il Torino sembra avere il potenziale per ritornare là, dove la sua storia gli imporrebbe di stare, lasciarsi sfuggire quest'occasione rimanendo a guardare sarebbe quasi un delitto (sportivo, s'intende). Lo sa Cairo, lo sa Mihajlovic, o almeno questo è ciò che sperano i tifosi, assetati di grandi palcoscenici dopo vent'anni di magra: unica eccezione l'avventura in Europa League di due stagioni orsono, impreziosita dal blitz di Bilbao, un ricordo fresco, isolato e piacevole che aumenta la fame di grande calcio a Torino sponda granata. E con il tesoretto accumulato nell'ultima sessione di mercato aprire i cordoni della borsa, per il patron granata, non dovrebbe essere un problema, almeno in linea teorica: le partenze di Glik, Maksimovic e Bruno Peres hanno portato liquidi freschi nelle casse del Toro, che così, a gennaio, potrà seriamente pensare ad investire (sebbene, a onor del vero, i pagamenti per il difensore serbo e per l'esterno brasiliano saranno effettuati da Napoli e Roma solamente la prossima estate). Il Toro, insomma, può spendere, resta da definire come farlo e in quali reparti intervenire. Scontato partire dalla difesa, principale punto debole granata: in queste prime dodici gare Joe Hart ha collezionato solamente due "clean sheets", segnale evidente di una retroguardia scricchiolante.

Aleksandar Dragovic (www.101greatgoals.com)

Due, secondo Tuttosport, i nomi caldi per puntellare il fin qui fragile fortino del Toro: Domagoj Vida, già vicinissimo ai granata in estate, e Aleksandar Dragovic. Quest'ultimo, però, non potrà arrivare a gennaio: l'austriaco ha esordito con la Dinamo Kiev per poi passare al Bayer Leverkusen, e non potrà quindi vestire una terza maglia in stagione. Petrachi, tuttavia, rimane vigile per la prossima estate: Dragovic con le Aspirine sta trovando poco spazio, quasi inevitabile l'addio a giugno. Per l'immediato, quindi, tutti gli sforzi granata saranno rivolti al croato, in scadenza con la Dinamo Kiev. A lasciargli spazio potrebbe essere Bovo, già vicino all'addio in estate. Un altro problema, per Mihajlovic, è quello delle alternative. Le seconde linee granata, infatti, hanno dimostrato a più riprese di non essere all'altezza dei titolari: ultima lampante dimostrazione la gara di San Siro contro l'Inter, caratterizzata dalle prove disastrose di Obi e Acquah, scesi in campo per permettere a Benassi e Baselli di rifiatare. Andando più indietro, non è difficile notare come le gare più opache di questo Toro siano arrivate a settembre, mese nel quale l'emergenza infortuni aveva falcidiato la rosa granata: senza Belotti e Ljajic, per citare due pezzi da novanta, i granata hanno perso a Bergamo, pareggiando poi in casa contro l'Empoli e a Pescara. Al rientro dei big, invece, ecco le roboanti vittorie contro Roma e Fiorentina, seguite dalle goleade contro Palermo e Cagliari, con gli interlocutori pareggi contro Lazio e Udinese, dopo il già citato capitombolo del Meazza. Mihajlovic, quindi, chiede qualche riserva "di lusso", giocatori in grado di dare il cambio ai "titolarissimi" senza compromettere ed abbassare drasticamente il livello tecnico della squadra: anche da qui, da una rosa più ampia e ricca di alternative, passa il processo di crescita, il percorso per riportare il Toro ad essere una squadra stabilmente competitiva in ottica europea.

Juan Manuel Iturbe (www.conmebol.com)

Tra i tanti nomi fatti spicca quello di Iturbe, ai margini della Roma dopo due stagioni con tante ombre e pochissime luci. Secondo quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport il Toro punterebbe ad un'operazione rilancio sulla falsariga di quelle effettuate con i vari Castan, Valdifiori, Ljajic e Iago Falque, prelevato proprio dai capitolini. Operazioni che, per il momento, stanno dando frutti copiosi, e nel quale i granata sperano di ripetersi. Blindare la difesa, allungare la rosa: così il Toro vuole alzare l'asticella.

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Andrea Dalmasso
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