C'è stato un tempo in cui a Torino sponda granata si preferiva il profilo basso. Un tempo in cui gli obiettivi non venivano dichiarati, un tempo in cui si parlava sottovoce. "Crescita", questo l'unico obiettivo di cui era concesso parlare. Tutto il resto non sarebbe stata che una logica conseguenza: vietato parlare di piazzamenti, di risultati, proibito pronunciare la parola "Europa". Che fosse scaramanzia o un modo per non caricare la squadra di eccessive pressioni, questo era il quadro in casa Toro fino al maggio scorso, fin quando, insomma, sul ponte di comando c'era Giampiero Ventura.

Poi, nell'estate del 2016, la rivoluzione totale. A guidarla Sinisa Mihajlovic, successore dell'attuale Ct della nazionale azzurra. Rivoluzione in campo: il Toro di questo prima terzo di campionato è lontano parente di quello della gestione Ventura, che pur percorrendo strade diverse aveva comunque ottenuto ottimi risultati. Di questo, però si è già parlato e riparlato, scritto e riscritto in tutte le salse. Gli aspetti tattici e caratteriali del Torino di Mihajlovic sono stati sviscerati in ogni maniera possibile, ripetersi sarebbe esercizio inutile. Riallacciandoci a quanto affermato in apertura di articolo, si può però osservare come l'approdo di Mihajlovic abbia portato l'ambiente granata tutto ad un profondo cambiamento anche fuori dal campo: è cambiata la comunicazione verso l'esterno, è cambiato il rapporto con i media, che è diventato senza filtri, proprio com'è nelle corde del tecnico serbo. Che la musica, al Toro, sarebbe cambiata, era facilmente intuibile fin dalla prima conferenza stampa estiva di Mihajlovic, nel quale l'ex allenatore del Milan aveva delineato gli obiettivi senza usare quei giri di parole tipici del mondo del pallone odierno: "Vogliamo l'Europa entro due anni" aveva sentenziato Miha. Chiaro, limpido, inequivocabile, di una schiettezza vista raramente nell'era Ventura.

E' stato lo stesso presidente Cairo a parlare di questa metamorfosi granata ai microfoni di Radio Due: "Con Ventura non si poteva parlare ufficialmente di Europa, lui non voleva pressioni. Mihajlovic, invece, la pressione la vuole sentire tutti i giorni, a lui piace creare aspettative intorno ai giocatori, lo fa per stimolarli, per stuzzicarli". Il rapporto con i giocatori, un altro degli aspetti per i quali Ventura e Mihajlovic sembrano provenire da pianeti differenti: se l'attuale Ct azzurro proteggeva i suoi ragazzi dagli attacchi esterni di tifosi e stampa anche dopo le prestazioni peggiori, il serbo non risparmia invece dure critiche anche davanti alle telecamere (per informazioni rivolgersi a Baselli). Una mentalità, quella di Mihajlovic, votata ad una totale trasparenza, che talvolta sfocia nella sfrontatezza, quella sfrontatezza che dopo i risultati positivi di quest'avvio di stagione ha portato i granata a rivedere i propri obiettivi e a mettere l'Europa nel mirino già da quest'anno. "Possiamo raggiungere l'obiettivo. - ha commentato Cairo - Abbiamo il sesto miglior attacco del continente, un centrocampo forte e una difesa che sta crescendo progressivamente. Questo è il miglior Toro della mia gestione".

Dichiarazioni di un presidente che non si nasconde, ma che al contrario si espone in prima persona: impensabile fino a qualche mese orsono. Il patron granata ha poi strizzato l'occhio ai tifosi, che chiedono al mercato di gennaio quei rinforzi necessari per centrare da subito l'obiettivo Europa: "Abbiamo legittime aspirazioni europee, che diventeranno ancor più forti se riusciremo a puntellare la squadra a gennaio". Chiaro, dritto al punto: come piace a Miha.

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Andrea Dalmasso
La scrittura come passione, il calcio come malattia, il giornalismo sportivo come grande sogno.