Nel settimo appuntamento di questo fantastico campionato, abbiamo visto la prima doppietta della stagione della Mercedes, in risposta a quella della Ferrari ottenuta a Monaco giusto due settimane prima. Ma, ad onor del vero, è stata una gara atipica rispetto agli standard del 2017, in cui abbiamo visto dal primo all’ultimo giro le due scuderie di vertice marcarsi a uomo senza un attimo di respiro, sia nei ruota contro ruota che nelle strategie incrociate.

Sulla Mercedes c’è poco da dire, se non che Hamilton ha potuto gestire la gara come ha voluto, vista la “mancanza” di avversari diretti. A questo va aggiunto che i suoi primi inseguitori, a turno Verstappen (che poi è stato costretto al ritiro), Bottas e Ocon, hanno effettuato l’unica sosta prima di quella del campione inglese che quindi, di fatto, ha gestito gara e macchina. In un'ipotetica sfida diretta con le Ferrari, inoltre, la W08 tra le mani di Hamilton ha dato l'impressione di avere un passo gara di almeno mezzo secondo al giro più veloce.

Qualche dubbio forse viene guardando quanto fatto da Bottas. Il finlandese, complice la staccatona alla prima curva per sopravanzare Vettel, ha sofferto dei problemi di overheating sui freni nella prima parte di gara, che lo ha portato a non avere il passo gara del suo compagno e neanche di Verstappen, prima che quest’ultimo si ritirasse. Inoltre qualche dubbio lo pone la scelta fatta dai tecnici della Mercedes di montare sulla vettura numero 77 la gomma soft, forse perché insicuri che la supersoft arrivasse alla fine.

Probabile, ma il finlandese, dalle dichiarazioni post gara, non è parso particolarmente soddisfatto della scelta eseguita. Quello che però va sottolineato è che, Ferrari o non Ferrari, la W08 è sembrata decisamente migliorata rispetto alla “brutta” prestazione vista solo due settimane fa, sintomo che quindi in fabbrica si sarà lavorato molto sul posteriore della Freccia d’Argento e sulla messa a punto della vettura per un tracciato che, sulla carta, doveva favorire le caratteristiche della SF70-H. Quindi tanto di cappello alla squadra di Toto Wolff ed al gruppo tecnico guidato da James Allison.

In casa Ferrari c’è molto rammarico per quella che poteva essere una gara in cui far fruttare una quantità di punti maggiore. Si comincia con la brutta partenza di entrambe le Rosse, sofferenti di pattinamento, che hanno perso due posizioni ciascuna. Nella bagarre della prima curva, in particolare, l’elemento scatenante è stato il contatto tra la posteriore sinistra di Verstappen, partito benissimo, ed il lato destro dell’ala anteriore della vettura di Sebastian Vettel risultato poi danneggiato. Inizialmente il danno sembrava gestibile, in particolare nel regime controllato dietro la Safety Car per via dell’incidente tra Sainz e Massa, innescato dal contatto tra lo spagnolo della Toro Rosso e Romain Grosjean.

Evitando facili giudizi a posteriori, specialmente seduto comodo dal divano di casa, si è notato che in quella situazione la Ferrari, dai dati che aveva in possesso, non ha ritenuto di dover fermare subito Vettel, mentre questo si è reso indispensabile quando, nella ripartenza della gara nella sua valenza agonistica, sul lungo rettilineo dopo il tornante a velocità “di gara” l’elemento laterale dell’ala ha ceduto, pregiudicando la prestazione in particolare nelle curve verso sinistra. A quel punto la sosta è stata forzata, in quanto questo danno, che avrebbe avuto ripercussioni sul degrado dell’anteriore destra, in particolare nella frenata e nell’ingresso della curva 1, avrebbe inficiato l’ottimo passo gara dimostrato nelle prove libere.

Come spesso accade, i fenomeni da tastiera si sono scatenati con “dovevate fermarlo subito” o con “due soste sono troppe, dovevate montare le soft alla prima sosta”. Proviamo a rispondere. Sul primo aspetto, purtroppo dovremmo capire che alcune cose, per quanto possano sembrare immediate e “banali”, nella realtà della decisione da prendere nel decimo di secondo è tutto un altro film. Nel caso in cui si fosse fermato subito, effettivamente si sarebbe avuto il vantaggio di potersi riaccodare al gruppo compatto e questo è sicuramente vero. Francamente però non so quanto avesse prodotto visto e considerato che, in ogni caso, sia se avesse montato la supersoft che la soft, non sarebbe riuscito in nessun modo a fare tutta la gara con quella gomma, quindi si sarebbe dovuto fermare comunque nuovamente. Certo, avrebbe guadagnato qualche secondo che forse lo avrebbe messo sul podio, prendendo qualche punto in più. Ma thats racing.

L’aspetto assolutamente positivo fatto registrare dalla SF70-H è, come preannunciato dalla simulazione gara del venerdì, il passo gara messo in mostra da Vettel dopo la prima sosta. I tempi, fatti con supersoft, erano assolutamente paragonabili ai tempi che Hamilton stava facendo in quella porzione di gara con gomme ultrasoft.

Altro aspetto interessante è quello delle velocità di punta e in questo un breve confronto tra Ferrari e Mercedes è opportuno, visto che il nostro impegno nel capire se i tecnici di Maranello avessero deciso di preparare la vettura più in ottica gara che per la prestazione in qualifica, come anticipato in questo articolo prima della gara. Dall’analisi allo speed trap, la differenza di velocità che si è misurata tra quando era attivo il DRS e quando era inutilizzato era di circa 13-14 km/h mentre sulle Mercedes di 7-8 km/h. Sintomo, forse, che la Ferrari aveva lavorato più sull’efficienza aerodinamica che sulla resistenza all’avanzamento.

La domanda posta nell’articolo del pre-gara era se la Ferrari avesse scelto una configurazione più carica, sacrificando la qualifica per essere più gentile sugli pneumatici nei tratti misti, con conseguente miglior passo gara nel lungo periodo. Il dubbio era nato perché dalle prove libere alla qualifica, la SF70-H aveva perso circa 8 km/h di velocità di punta e questo aveva fatto sorgere qualche perplessità. E’ quindi probabile che la scelta del team tecnico guidato da Mattia Binotto virasse in questa direzione, come già avvenuto in Bahrein. I ferraristi possono dunque stare tranquilli circa la competitività della vettura, pur essendo stata un gara che ha visto, per la prima volta in stagione, nessuna Rossa sul podio.

In casa Red Bull invece si deve compensare l’ottimo terzo posto di Ricciardo, che ha beneficiato dell’assenza delle due Ferrari, con un altro ritiro per problemi tecnici di Max Verstappen, autore fino a quel momento di una gara assolutamente grintosa ed impeccabile. Facendo affidamento sulla gara dell’italo-australiano possiamo trarre qualche dato interessante, circa il miglioramento complessivo della vettura (che comunque non giustificava il podio se le Ferrari non avessero avuto problemi) e la riduzione della prestazione relativa rispetto ai primissimi, anche se c’è molto da lavorare per colmare quel gap. Purtroppo però si fanno ancora sentire i problemi della power unit Renault che  non riesce a portare un upgrade che possa comparare la potenza prodotta dalle unità ibride concorrenti.

In tutto questo, ha “costretto” i tecnici di Milton Keynes a produrre una vettura a bassa efficienza con focus sulla penetrazione aerodinamica, scelta che spesso va ad impegnare oltremodo gli pneumatici specialmente nelle curve ad alto e medio raggio. Quello che è interessante in Red Bull è stato l’essere riusciti ad utilizzare le soft per ben 52 giri con inevitabile decadimento prestazionale negli ultimi giri, tanto che Ricciardo è stato lungamente pressato da entrambe le Force India nel finale di gara. Il dato da tenere in considerazione è che l’italo-australiano, nella prima parte del secondo stint di gara, ha avuto un passo non troppo lento rispetto ai gommati supersoft, differenza che si aggirava sul passo gara di circa un paio di decimi.

Ma è stata una gara eccezionale anche per le Force India, che hanno visto per buona parte di gara il giovane Esteban Ocon in seconda posizione difendersi egregiamente nei confronti di Bottas che arrivava con gomme fresche, facendogli perdere un discreto quantitativo di tempo. Inoltre, senza timori referenziali, ha ingaggiato un gran duello con il più esperto compagno di squadra Perez, che però ha anche consentito un più agevole recupero di Vettel ed un distaccamento di Ricciardo che, fino a quel momento, era pressato dalle due vetture rosa. In questo da sottolineare come la Force India sia sempre più saldamente al quarto posto in solitaria, con un progetto tecnico vincente nonostante i problemi dovuti al proprietario Mallya, sotto tutti i punti di vista. A questo, e ciò non guasta, si aggiunge l’utilizzo del motore Mercedes che, nella media, sembra essere ancora un pelino più performante rispetto a tutti, pur non avendo più quell’enorme vantaggio degli anni scorsi.

La gara sarà da ricordare sicuramente da Lance Stroll, che nel Gran Premio di casa conquista i primi punti in carriera giungendo nono al traguardo, mettendo in mostra diverse manovre di sorpasso, anche se sembra ancora avere la sindrome del piedino quando c’è da essere “cattivi”. Comunque è di certo la migliore prestazione in Formula 1 sin’ora fatta vedere dal canadese.

A punti anche la Renault, con Hulkenberg ottavo, e la Haas con Grosjean decimo. Sauber impalpabili, Mclaren fa registrare un 14esimo posto con Vandoorne e l’ennesimo ritiro per Alonso per via della power unit Honda.

Appuntamento a Baku tra due settimane!

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 Oreste Sicilia
Studente di ingegneria, appassionato di Formula 1 e comunicazione. Potete trovarmi qui https://www.facebook.com/oreste.sicilia