I duelli da sempre hanno caratterizzato la storia della Formula 1. Lauda vs Hunt, Senna vs Prost e Mansell o Piquet, Schumi e il brasiliano, prima che l'asso tedesco si trovasse a lottare con piloti come Hill, Villeneuve e Hakkinen, senza dimenticare Montoya, Raikkonen e Alonso, giusto per dirne alcuni. 

Da un po' di tempo a questa parte, escluse le schermaglie tra compagni di team (Vettel vs Webber e Hamilton vs Rosberg su tutti), non si assisteva a nessun duello vero, fatto di sportellate, dichiarazioni piccanti e attacchi veri e propri. La rivoluzione della F1, arrivata quest'anno, puntava ad aumentare lo spettacolo. Più sorpassi, più duelli in pista, più vetture su uno stesso piano, così da rendere pari le lotte tra drivers. Il gran salto in avanti della Ferrari, poi, ha portato Sebastian Vettel a lottare con le Mercedes, o meglio con Lewis Hamilton. ​

Due piloti letteralmente diversi: festaiolo, casinista e star uno (l'inglese), anti-social e calmo l'altro (il tedesco), due profili praticamente agli antipodi, che non potevano che portare alla nascita di una sana e spettacolare rivalità, ma solo in pista. Già, solo in pista, poiché appena scesi dalle rispettive monoposto, i due si scambiavano parole e messaggi d'amore, che facevano pensare ad una rivalità-amicizia, più che ad un crudo duello in stile Hamilton-Rosberg. 

A disgregare tutto ciò, ci ha pensato Baku... o meglio ci hanno pensato Lewis Hamilton e Sebastian Vettel stessi, durante il Gp dell'Azerbaijan. 21° giro, la seconda Safety-Car sta per rientrare, quando Hamilton, nella più classica delle strategie pre-ripartenza, rallenta, tanto... forse troppo e il risultato è quello di farsi tamponare da Vettel, che per tutta risposta lo affianca, gli tira qualche saracca e gli dà una ruotata. 

Fonte: formula1.com
Fonte: formula1.com

Il Gp finisce con Ricciardo 1°, Vettel penalizzato e 4°, davanti ad Hamilton, costretto ai box per un problema al sistema di ritenuta del casco. 

A fine gara si scatena la caccia all'uomo: vittima Sebastian Vettel. I primi ad accusare il tedesco sono, naturalmente, Hamilton e Lauda, che subito prende le difese del suo pilota, seguito da Toto Wolff, che cerca, però, di non far ricadere la colpa solamente sul tedesco, giustificandolo anche, seppur in minima parte. A questi si aggiunge anche Emanuele Pirro, che giudica la manovra del tedesco pericolosa e di cattivo esempio. 

Lauda è chiaro e, forse, anche un po' troppo duro, specialmente in alcine dichiarazioni: "È molto semplice: come nel traffico urbano, chi sta davanti ha sempre ragione. Lewis un giorno lo colpirà. Non con la macchina, ma con un pugno“.

Fonte: twitter
Fonte: twitter

Parole pesanti, specialmente quando arriva a parlare di contatto fisico tra i due, che però danneggerebbe soltanto l'immagine di Lewis e dell'intera F1. 

Wolff, invece, prova semplicemente a difendere Lewis, spiegando la sua impressione: "Il leader segna il passo. Per essere più precisi, Lewis non ha nemmeno toccato i freni. In questo momento, la cosa più importante per me è che i nostri dati dimostrano che Lewis non ha fatto nulla di sbagliato”. 

In realtà, il regolamento non ammette rallentamenti eccessivi e pericolosi come quello dello stesso Hamilton. Wolff, comunque prosegue: "Dobbiamo ricordarci che milioni di persone guardano il nostro sport, tra cui molti giovani piloti. Vettel è un campione e un modello in questo sport. Non riesco a capire cosa gli sia successo”. 

Molto duro anche Damon Hill (e su questo si potrebbe aprire una lunga discussione, dato che l'inglese non è stato proprio un santo nella sua carriera). L'inglese voleva addirittura la squalifica per Vettel e non nasconde il suo rammarico: "Se tu dovessi farlo su una strada pubblica, verresti arrestato. Ha utilizzato la propria monoposto per colpire un altro pilota. È stata una mossa irrispettosa e qualcosa che un quattro volte campione del mondo dovrebbe essere in grado di controllare. Un’aggressione che la FIA non dovrebbe permettere“.

Peccato che Hill dimentichi i suoi colpi nel duello con Schumacher, tra il '94 e il '95. Attacchi spesso dettati dalla frustrazione, come quello a Silverstone nel 1995, quando il britannico, incapace di superare il tedesco, gli andò a frenare addosso. 

Fonte: ESPN.co.uk
Fonte: ESPN.co.uk

Anche Chris Horner, che ha vissuto i successi dell'attuale driver di Maranello, attacca: "Penso che Seb abbia perso la testa. Aveva la sensazione che Lewis rallentasse apposta e lo ha colpito. Ha perso il controllo in quel momento“.

A rincarare la dose, arriva Briatore. L'ex manager italiano non può definirsi "perfetto", ma vuole esprimere anche lui un'opinione: "È molto strano quello che ha fatto Vettel, è inconcepibile. Non so che cosa sia successo a Sebastian. E’ possibile che Hamilton sia sceso di velocità, ma erano dietro una safety car a 80 all’ora. Non capisco che cosa gli sia saltato in testa per prendere a ruotate Hamilton. Non esiste, hai tutte le telecamere del mondo che ti guardano, ma che cosa voleva ottenere. Sebastian poteva vincere se non faceva quella c******. Non riesco a capire che cosa gli sia successo. Non vedo perché Hamilton avrebbe dovuto rischiare di farsi tamponare da Vettel frenando di colpo. L'inglese aveva tutto interesse che la gara ripartisse senza intoppi, che tutto filasse liscio. Era lui che guidava la macchina per vincere".

Fonte: Sky Sport
Fonte: Sky Sport

Chi non prende una posizione è Daniel Ricciardo, che non accusa il pilota Ferrari, anzi quasi lo giustifica con parole di stima e di affetto: "Seb a volte dovrebbe pensare prima di agire, è vero. È guidato dalla passione e dall'istinto che a volte deve tenere sotto controllo. Lo rispetto per la grinta e per l'amore che ha nei confronti di questo sport, che lo porta spesso ad essere così. Lo rispetto e questa è una cosa che di lui mi piace molto. Lewis, però, aveva ogni diritto di fare l'andatura, sia se stesse rallentando o meno. Era in testa alla gara e per lui era troppo presto per accelerare in quel punto. Forse Seb era un po' sovraeccitato per la ripartenza".

Vettel, però, ha anche la sua buona parte di supporters. Uno di questi è il suo mentore, Helmut Marko, che si limita ad un semplice: "Hamilton ha provocato Vettel”

Infine, a prendere le difese del tedesco, quattro volte iridato, è chi meno ti aspetti: Bernie Ecclestone. L'ormai ex patron della F1, lontano dal circus, può tranquillamente esprimere la sua opinione: "Per i fatti accaduti in pista a Baku tra Hamilton e Vettel, penso che questo genere di cose possa accadere nelle corse. Ritengo che Hamilton stesse tentando di mettere Vettel in difficoltà frenando, causando poi l’incidente. La reazione di Vettel la giudico normale per far intendere a Hamilton che aveva ben capito le sue intenzioni“.

Fonte: Amp
Fonte: Amp

Polemiche e strascichi, che potrebbero andare avanti all'infinito e chissà cosa se ne dirà a fine mondiale. La speranza è che i due piloti mettano questa cattiveria solo in pista. 

Vettel ha fatto ciò che tutto il pubblico della F1 si aspettava da anni: una vera competizione. Una F1 fatta anche di ruotate e sportellate e non di dichiarazioni finte e false tregue. 

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