Sorriso azzurro. Marco Lingua strappa la finale mondiale col brivido. Qualificazione difficile, pedana bagnata, Lingua apre la sua serie con un lancio di controllo, 74.41. Il secondo è lungo, il martello vola oltre i 76 metri, ma il colosso italiano non riesce a mantenere l'equilibrio. In chiusura un nullo, nona posizione. L'attesa per il successivo gruppo. Lingua resta nei dodici, felice. Fajdek - 76.82 - il favorito, Nowicki da medaglia. 

Si chiude invece in semifinale l'avventura di Filippo Tortu. Nei 200, si trova nella prima, con Makwala. Nove "figure", quindi, a giocarsi i due posti per l'accesso diretto. Makwala cede solo a Young, sono loro due gli eletti. Sesto Tortu, nella bolgia, 20"62. Impressione positiva. Richards - 20"14 - rafforza la sua candidatura nella seconda, trema Van Niekerk nell'ultima. 20"28 per il sudafricano, terzo e dentro per un'inezia. 

Laura Strati cerca di assorbire il clima mondiale, si batte forte sulle gambe, si carica per trovare la giusta spinta, ma il balzo è di livello modesto. 6.21, manca poi un progresso da qualificazione. La Klishina - 6.66 - piace, Bartoletta e Spanovic svolgono il compito senza eccedere, la Reese sbaglia molto ma è comunque della partita. 

Il primo turno dei 5000 chiama alla ribalta Mo Farah. Il britannico corre al risparmio, sornione. Resta in coda per due chilometri, per risalire intorno a metà gara. Secondo, alle spalle di Kejelcha, davanti ad un altro uomo da podio, Edris. La seconda batteria è più veloce, Barega  archivia la fatica in 13'21"50. 

Infine, 3000 siepi. Bella volata della Krause - 9'36"86 - ad aprire, con la Jepkemoi a ruota. Chepkoech e Jebet si dividono il palcoscenico nella prova più veloce, epilogo con Chespol e Coburn. Nella terza, Bertoni nelle retrovie, 10'01"36. Il miglior tempo d'ingresso in finale è della Chepkoech, 9'19"03. 

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Johnathan Scaffardi
Lo sport come ragione di vita, il giornalismo sportivo come sogno, leggere libri e scrivere i piaceri che mi concedo