Vi avevo chiesto un inizio di un certo tipo. Non lo abbiamo avuto. Complimenti. Di chi è questa squadra? Vorrei sapere di chi è questa squadra”. Chiunque abbia visto la partita di ieri pomeriggio tra Italia e Belgio avreà immediatamente riconosciuto le parole di coach Ettore Messina. Un time out durissimo, ad inizio partita, per provare a scuotere una squadra che ieri, a Tolosa, non è praticamente mai scesa in campo. Una situazione che l’assistente di Greg Popovich ha mal sopportato e che alla fine ha portato ad una sconfitta di 20 punti, nonostante anche nel secondo tempo Messina abbia provato a scuotere i suoi.

È chiaro quindi che, dopo quanto fatto vedere in campo ieri, l’Italia abbia l’obbligo di riscattarsi questa sera. Contro la Francia, gli azzurri devono provare a mettere in mostra tutto il loro valore, non tanto per vincere una partita che non conta più di tanto, ma per dare un chiaro segnale all’allenatore e a tutti quelli che seguono la nazionale. Perché ad oggi, nessuno sa quale sia il vero volto di questa squadra. Nessuno, come ha detto il CT, sa di chi sia questa squadra.

Ecco perché Datome e Melli in primis, ma anche tutti gli altri, devono reagire e mostrare i famosi attributi. Nel time out già citato, Messina ha puntato il dito espressamente contro i due veterani, due dei tre grandi leader di questa squadra. Due di quei giocatori da cui non ci si aspetterebbe mai una prestazione come quella di ieri pomeriggio e che stasera sono chiamati, obbligatoriamente, a trascinare tutta la squadra.

“Abbiamo giocato una partita mediocre, povere di energia mentali e fisiche meritando di perdere,” ha detto Messina al termine della partita di ieri. “Ci sta dopo sei partite vinte ma questo non può essere accettabile né giustificato. Non eravamo fenomeni dopo la vittoria contro la Turchia e non siamo un disastro dopo aver perso contro il Belgio, squadra che in preparazione ha comunque battuto anche la Spagna. Ora dobbiamo prepararci alla gara contro la Francia, un test durissimo.

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Alberto Prestileo
Folle amante de "el Flaco", vivo però per la palla a spicchi e per Sua Maestà, Roger Federer