E' festa grande ad Istanbul, dopo la finale di Turkish Airlines EuroLeague: il Fenerbahce, padrone di casa, ha concluso la FinalFour battendo nella finalissima l’Olympiakos per 80-64. Una partita perfetta dei turchi che hanno guidato dall’inizio alla fine il tabellone allungando nel quarto quarto per non permettere agli avversari di ripetere la grandissima rimonta messa a segno contro il CSKA in semifinale. Un vero e proprio trionfo che, dopo il secondo posto dell’anno scorso porta il primo titolo europeo in Turchia.

Nel post partita, il primo ad essere raggiunto dai microfoni è stato l’allenatore Zeljko Obradovic, che si porta a casa la nona Eurolega del suo palmares, la prima dal 2011. Ovviamente la proprità sono i ringraziamenti, ma c’è posto anche per un riferimento ad un momento chiave della regular season, che ha segnato la resurrezione del Fenerbahce fino al trionfo di questa domenica: "Abbiamo lavorato tanto ed insieme, sono davvero felice per la mia squadra, per i ragazzi e per tutto il lavoro che hanno fatto. Se lo meritano. Dopo la sconfitta col Baskonia, nello spogliatoio, ho parlato a tutti ed ho detto che serviva cambiare marcia per poter arrivare fino in fondo, ed il fatto che la squadra abbia risposto positivamente mi rende davvero orgoglioso".

Subito dopo è arrivato il momento di Bogdan Bogdanovic, che a ventiquattro anni si è caricato la squadra sulle spalle segnando 17 punti dopo i 14 della semifinale, ma soprattutto al rientro da un lungo infortunio che lo aveva tenuto fuori per una larga fase della stagione regolare: “Ancora non riesco a crederci, sono pieno di adrenalina. Abbiamo giocato tutti un grandissimo basket. Vorrei ringraziare tutti i fan del Fenerbahce, tutta l’organizzazione della Turkish Airlines Euroleague, la mia famiglia e tutti i miei compagni che sono riusciti a passare oltre anche ai momenti più duri. I miei 17 punti? Due giorni fa erano 14, un mese fa 0, quindi non mi importa, conta solo aver vinto”.

Ai limiti della commozione il serbo, così come un emozionatissimo Gigi Datome, arrivato senz’altro al culmine della sua carriera col trionfo europeo. Il capitano azzurro ha ripercorso anche parte della sua carriera, confermando quanto questo trionfo rappresenti sia a livello personale che per l’intera nazione, soprattutto dopo la sconfitta all’overtime dello scorso anno contro il CSKA, scherzando anche nel finale sul siparietto che ha visto Pero Antic portargli via una ciocca di capelli enorme, quella del suo celeberrimo chignon: “Abbiamo fatto la storia per una squadra e per un paese intero,sono grato di essere parte di qualcosa che rimarrà per sempre. Abbiamo fatto qualcosa di incredibile, un anno dopo la scorsa finale, tornare qui, giocare le FinalFour, giocare la finale e vincerla, è stato bellissimo. Dopo gli ultimi anni sono davvero contento per com’è andata. Ho lottato tanto per trovarmi lo spazio come giocatore, per trovare il mio posto in campo. Essere nella squadra più forte d’Europa è una sensazione bellissima, frutto di tanto duro lavoro, un grandissimo risultato. C’è grande fiducia nel gruppo, abbiamo un coach da cui si deve solo ascoltare ed è bellissimo essere arrivati fin qui. Eurobasket? Ci penseremo dopo, ora ho voglia solo di festeggiare. La coda tagliata? È una di quelle cose che dici per scherzo, ho fatto questa scommessa con Pero Antic ed ora mi ritrovo orribile, ma va bene così!”

Il vero protagonista però è stato Ekpe Udoh, campione ed MVP della FInalFour all’indomani del suo trentesimo compleanno. Una coppia di prestazioni, tra semifinale e finale, davvero da urlo per il nigeriano naturalizzato statunitense, capace di piazzare 10.5 rimbalzi, 3.5 stoppate di media (5 in finale) nelle due partite, raggiungendo un invidiabile 32.5 di index rating. Udoh ha ringraziato tutti, sottolineando come sia stato cruciale superare la fase più difficile della regular season: "Tifosi fantastici, ambiente fenomenale, abbiamo fatto una cosa incredibile, una cosa grande. La sofferenza, gli infortuni, sono parte della nostra storia, a volte sono stati un problema, ma abbiamo superato anche questa. Doc Rivers mi disse di trovare il mio ruolo all'interno di una squadra, e finalmente l'ho trovato. Ce l’abbiamo fatta, nonostante tutti i dubbi, abbiamo vinto davanti al pubblico amico. Abbiamo battuto Panathinaikos, Real Madrid ed ora una squadra dura come l’Olympiakos per arrivare sul tetto d’Europa, è bellissimo. Ieri ho fatto 30 anni, e questo è il regalo più bello di sempre, essere diventato campione dopo la grande semifinale di due giorni fa. La nostra difesa è stata grande, decisiva, la nostra capacità di cambiare sulle guardie avversarie e di seguirle fino al pitturato è stata davvero essenziale”. 

Stefano Fontana

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