Ci sono cose che nella vita non cambiano mai o, meglio, assumono contorni e sfumature diverse che però non permettono di distogliere l'attenzione dal personaggio principale, dal protagonista che ogni volta riesce ad attirare il pubblico su di sé. Il pubblico amico? Macché, quello rivale. Già perché Wayne Rooney, dopo quattro anni, lo ha rifatto ancora esultando in faccia ai tifosi del Manchester City, portandosi le mani sulle orecchie per sentire le grida di chi lo dava per finito subito, di chi lo aveva catalogato come "stella decadente" dopo la fine della sua avventura dalle parti dell'Old Trafford

E invece no: da Liverpool a Liverpool, passando per Manchester, Rooney è tornato alle origini. E' tornato a vestire la maglia del suo Everton, del club che lo ha adottato e che gli ha permesso di segnare la sua prima rete in Premier League nel lontano 2002 in una sfida contro l'Arsenal: "Remember the name", queste le parole pronunciate dal telecronista a seguito dell'incredibile rete realizzata da un ragazzino di soli 16 anni che in un grigio pomeriggio inglese diventava il più giovane marcatore della Premier League e interrompeva dopo 30 partite l'imbattibilità dei Gunners. Sono passati 15 anni da quel giorno e, soprattutto, sono passati 199 gol. 

Si perché, con quello realizzato lunedì al Manchester City, il Wander Boy ha toccato quota 200 reti in Premier League, davanti a lui solo Alan Shearer in barba a chi lo considerava finito per il grande calcio. Un inizio di stagione da incorniciare con la rete al Goodison Park quasi 5000 giorni dopo e il traguardo delle duecento reti in Premier proprio in casa degli ex odiati rivali del Manchester City, un'istantanea che resta ferma nel tempo nonostante le sfumature siano diverse. Non cambiano, non possono mai cambiare i giudizi sul giocatore che è diventato miglior marcatore della storia dello United e della Nazionale inglese, di un giocatore che riesce anche a metter fretta a Guardiola che saluta a malapena Koeman per abbracciarlo e ringraziarlo nonostante il pareggio.

Sono passati quindici anni da quel pomeriggio, quindici anni da quel pallone arpionato al limite dell'area spalle alla porta, e scagliato in rete con un destro da fuori area. Quindici anni dalle parole di Arsene Wenger: "È il miglior Under 20 inglese che abbia mai visto, è abile e naturale nelle cose che fa". Oggi come allora, un futuro già vissuto da qualcuno, con la maglia dei Toffees addosso e quella frase che riecheggia nel tempo: "Remember the name, Wayne Rooney". 

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About the author
Alessio Evangelista
Mi chiamo Alessio Evangelista, sono nato e tutt'ora vivo a Pescara in Abruzzo. Mi sono diplomato quest'anno presso l'ITIS A.Volta di Pescara con la votazione di 80/100. Le mie passioni sono il calcio e la Formula 1