​Addio Nicky, addio Kentucky Kid. Te ne sei andato in un caldo pomeriggio di maggio, in cui si è ormai proiettati verso l'estate e tutto sembra rinascere e non dover morire, motivo per cui il momento sembra beffardo tanto quanto il modo in cui mercoledì scorso la vita ti ha presentato un conto salatissimo con quell'incidente. Beffardo è il fatto che, dopo una vita passata 300 all'ora, la morte sia arrivata da un mezzo a due ruote ma senza motore, così come beffardo è il luogo maledetto dove ciò è avvenuto, a due passi dal circuito di Misano Adriatico, intitolato a Marco Simoncelli. Nell'unirci al profondo cordoglio per la sua scomparsa, andiamo ora a ripercorrere le tappe più importanti della sua carriera.

​GLI INIZI: IL RAGAZZO HA DEL POTENZIALE ​Cresciuto in una famiglia appassionata di motori, per il giovane Nicky è fisiologico avvicinarsi al mondo delle corse: dal padre eredita il numero con cui correrà per tutta la sua carriera, il 69, mentre anche i suoi fratelli sono piloti. La sua prima apparizione in moto ad un certo livello avviene nel 1998, quando disputa, con una wild card, la tappa di Laguna Seca del mondiale Supersport, ma per il primo titolo in assoluto dovrà aspettare l'anno successivo, vincendo il campionato americano AMA. Nel 2000 passa alla Superbike, ma restando sempre entro i confini degli Stati Uniti, ed è subito vice campione a fine stagione, mentre l'anno dopo è terzo. Il 2002 è una grande annata come risultati per Hayden: vince l'AMA Superbike e stabilisce un record, quello di pilota più giovane a vincerlo. Nicky ha 21 anni, sente che è ora di valicare i confini nazionali, vuole rimanere nella stessa classe ma a livello mondiale: disputa nel 2002 una wild card in SBK, arrivando quarto in gara 1 a Laguna Seca e dimostrando di che pasta sia fatto. Dopo di ciò si fa un gran parlare di lui, addirittura dal Motomondiale sono interessati. Gli capita l'occasione della vita, la Honda ufficiale gli offre un contratto e Nicky accetta, per cui prenderà parte alla MotoGP nel 2003.

L'APPRODO IN MOTOGP: SI ENTRA TRA I GRANDI Come detto, esordisce nel 2003 con la Honda ufficiale, che in quel periodo è la migliore moto dello schieramento, ed il suo compagno di squadra è Valentino Rossi, che è già una star delle due ruote e con il quale Nicky instaura un buon rapporto di amicizia. Il suo anno di debutto è abbastanza positivo, risultando quinto a fine stagione e salendo sul podio nei gran premi del Pacifico e d'Australia. Il 2004 è invece un anno transitorio per Hayden, coglie due podi ma non riesce a fare il salto di qualità, dovendosi ritirare per ben 5 volte; ben più significativo è il 2005, dove riporta la prima vittoria della carriera in MotoGP, proprio davanti al pubblico di casa a Laguna Seca. La sua fiducia nella stagione successiva cresce molto, ma probabilmente non poteva nemmeno immaginare la grande gioia che il destino stesse per riservargli.

2006: A DREAM COMES TRUE ​Il 2006 inizia subito bene per Nicky. Quattro volte a podio nelle prime quattro gare, che diventano nove in undici gare; complice un inizio di stagione poco fortunato di Rossi, a sorpresa si ritrova in  vetta alla classifica generale. Fa della costanza un punto di forza, e la speranza iridata inizia a farsi consistente quando nel gran premio degli Stati Uniti vince, mentre il pesarese si ritira: quel sogno che cullava sin dalla più tenera età di diventare campione del mondo non è più da rimandare, ed è giunta l'ora di farlo diventare realtà. Il titolo sembra davvero ad un passo sul finale di stagione per Hayden, ma improvvisamente tutto si complica: alla penultima gara all'Estoril un contatto con il suo compagno di box Pedrosa lo fa cadere e riapre clamorosamente il campionato, con Rossi che in un colpo solo gli guadagna 20 punti, arrivando secondo al traguardo. All'ultimo appuntamento stagionale l'americano ha dunque otto punti di ritardo, e le qualifiche non gli sorridono, dal momento che Rossi ottiene la pole, mentre lui è solo quinto. Sa bene che dovrà fare una gara super e forse nemmeno basterà, ma ecco che la sorte, che gli aveva voltato le spalle in Portogallo, torna ad essergli favorevole: il pilota di Tavullia scivola, mentre Nicky prosegue la sua gara. Rossi riesce a far ripartire la moto e la sua rimonta è notevole, anche se alla bandiera a scacchi è tredicesimo; Hayden giunge terzo dietro a Bayliss e Capirossi, e può finalmente gioire, scoppiando in un pianto in cui c'è tutta la sua vita fino a quel punto, condotta con l'obiettivo di diventare campione. Hayden entra dunque nel novero di piloti americani capaci di vincere il titolo, in cui compaiono mostri sacri come Wayne Rainey, Kenny Roberts e Kevin Schwantz.

IL PASSAGGIO IN DUCATI Kentucky Kid rimane per altri due anni alla Honda, mentre nel 2009 decide di cambiare aria, passando alla Ducati. La Rossa di Borgo Panigale è una moto difficile da guidare e l'unico che riesce a farla andare forte è il suo compagno Casey Stoner, il cui talento era stato già dimostrato nel 2007, quando vinse il mondiale in sella alla Desmosedici. Nel 2010 si prende due podi, mentre nel 2011 ritrova al suo fianco Valentino Rossi, rivale per il titolo 2006 ma anche suo grande amico; la moto però continua a palesare problemi e non ha un livello di competitività sufficiente per stare in alto, motivo per cui termina la stagione all'ottavo posto. L'anno dopo la situazione non migliora e l'annata è anche resa più difficile da un infortunio alla mano, che gli fa saltare la gara di casa ad Indianapolis e quella a Brno.

IL RITORNO ALLA SUPERBIKE ​Dopo un paio di anni negativi in MotoGP con una Honda clienti, Hayden sente che il suo ambiente non è più quello del motomondiale, e decide di tornare alla Superbike nel 2016. E' in sella alla Honda, e in occasione di gara 2 del gran premio della Malesia torna alla vittoria; oltre ciò, in tutta la stagione coglie altri 3 podi, che gli valgono il quinto posto finale. E poi si arriva ai giorni nostri: l'inizio di questo 2017 non era stato particolarmente felice per Nicky, che come miglior risultato aveva un nono posto: purtroppo non sapremo mai come sarebbe stata la sua seconda parte di stagione, avendoci lasciato proprio alla vigilia della tappa inglese del mondiale Superbike. Siamo sicuri che ogni pilota nel weekend in arrivo sarà volenteroso di fare qualcosa di speciale e di regalare una splendida gara a Hayden, che è il miglior modo per onorarne la memoria.

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