E’ già tempo di vacanze per la MotoGP. La gara del Sachsenring manda in archivio la prima parte di stagione e ci offre l’ occasioneper tracciare un bilancio provvisorio e ipotizzare gli scenari futuri, quantomeno per i team di vertice.

Valentino Rossi arriva al giro di boa in testa al gruppo. I numeri parlano da soli: 179 punti (+13 su Lorenzo), 3 vittorie, sempre a podio, il decimo iride nel mirino. Con 36 primavere e nove mondiali sulle spalle, ha affinato ancora il proprio bagaglio sfoderando una costanza prodigiosa, di lorenziana fattura. Esplosivo nel corpo a corpo, sì, ma più reattivo nelle regolazioni, nelle prime fasi di gara, nel capire quando spingere e quando ragionare: difficile se non impossibile fare meglio. Lorenzo non mollerà l’osso: per batterlo, Rossi dovrà spremersi comunque e dovunque, senza incappare in errori banali e cali di rendimento. Pugnace.

Il maiorchino è reduce da due gare in ombra. Dopo quattro vittorie un lieve appannamento ci sta, complici un paio di scelte non proprio azzeccate su gomme (Sachsenring) e assetto (Assen). Resta da verificarne la tenuta mentale. Rossi è divenuto professore di tenacia e pragmatismo quanto e più di lui, restandogli superiore in talento e inventiva: rosicchiargli punti costa uno sforzo titanico e persino uno della sua tempra potrebbe patire il confronto interno. Sfibrato.

Honda si rilancia con una doppietta indiscussa, segnata dal ritorno ufficiale al telaio 2014 per entrambi i piloti. Potrebbe essere il preludio a una seconda fase di stagione più equilibrata tra Honda e Yamaha, con Marquez e Pedrosa nel ruolo di arbitri del mondiale.

Il Cabroncito è tornato marziano in Sassonia, lasciando sfogare Lorenzo nei primi giri per poi sparire all’orizzonte. In Olanda le prime avvisaglie di rinascita, a un soffio dal colpaccio; al Sachsenring un dominio limpido e senza sbavature. Tre indizi fanno una prova: vedremo a Indianapolis, sua pista d’elezione, se è tornato il Marquez ‘formato 2014’ capace di annichilire i rivali. Per il mondiale – salvo miracoli - è tardi, ma l’impressione è che abbia finalmente ritrovato la quadra della sua RC213V e sarà protagonista assoluto d’ora in avanti. Redivivo.

Dani Pedrosa ha riacquisito la forma migliore, dopo la partenza ad handicap per l’operazione all’avambraccio destro. Al Sachsenring ha colto il miglior piazzamento stagionale sfruttando la superiorità del mezzo e il tracciato amico, dove vanta ben 6 vittorie in carriera. La Honda gira stretta ed è reattiva nei cambi di direzione, lui è bravo a scrollarsi dal codone Rossi ed evitare una volata insidiosa. Una rondine non fa primavera ma anche per lui, così come per Marquez, sembra schiudersi un nuovo capitolo. Recuperato.

Ducati riparte dalla Germania ridimensionata in rendimento e aspirazioni. Dopo un avvio brillante – e inatteso data la gioventù del progetto –, la rossa è scivolata indietro tra guai di affidabilità e problemi di assetto. Quando i tempi sembravano finalmente maturi per il guizzo vincente, ecco il calo a raffreddare gli animi. La GP15 è ancora acerba e la concorrenza spietata: il gap ci sta ma vallo a spiegare a chi ha assaggiato lo champagne e deve ripiegare sulla gazzosa.

Dovizioso spunta il terzo zero in stagione, stendendosi mentre arranca nelle retrovie. Sognava in grande il forlivese, che deve ora fare i conti con l’amaro risveglio. Dura ripartire dal quinto posto in classifica con lo stesso entusiasmo. Abbacchiato.

Iannone sta completando il processo di crescita. Lucido, regolare, positivo: in Germania conduce una gara in solitaria, poco entusiasmante ma proficua alla classifica. Il podio al momento è fuori portata, dunque meglio badare al sodo e mettere fieno in cascina per la seconda metà di stagione. Nel frattempo è terzo in campionato e primo ducatista, non è poco. Volitivo.

Il motomondiale torna il 9 Agosto sul Motor Speedway di Indianapolis. L’anno scorso fu dominio Marquez, seguito dalle Yamaha di Lorenzo e Rossi. Si preannuncia una ripresa infuocata.

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