E' parso un disegno divino. Proprio nelle ultime settimane, Danilo Petrucci aveva rilasciato varie interviste, lui che normalmente, come la maggior parte dei piloti non di “prima” fascia, non guadagna molto spazio sotto la luce dei riflettori. Eppure adesso è qua, incredulo, spaesato ma immensamente felice a celebrare il primo podio in sella a una MotoGP.

Sotto certi aspetti è imbarazzante e poco rispettoso dar lui ora lustro e merito, visto e considerato che segnali precedenti e una stagione da incorniciare non ammettevano abbagli. Sarebbe tuttavia ancor più sacrilego non approfittarne all'indomani di una prestazione simile. Il ragazzo ha tanti pregi: meglio tardi che mai, se ne parli!

La storia di Silverstone ha i contorni di un sogno, “all'ultima curva ridevo e avevo paura di svegliarmi nel letto tutto sudato” ammette Danilo stesso. Già da queste parole semplici e forse scontate per la prima personale affermazione si comprende l'anima di un pilota atipico. Formazione diversa, carattere diverso.

In realtà il secondo posto sotto l'acqua non è un exploit, essendo il ternano particolarmente a suo agio in tali condizioni. In conferenza stampa, supportato anche da performance di rilievo in situazioni simili passate, ha disarmato i curiosi con quel “secondo me sono gli altri ad andare più piano e non capisco perché, sotto la pioggia la guida è molto più naturale”. Sempre con quel fare tra l'umile e l'autoironico, che non manca di regalare sorrisi e risate contagiose. Aggiunge poi che la gioventù nel cross ne ha migliorato la sensibilità e la capacità di adattarsi a una pista in continuo cambiamento. Sì, perché lui ha visto l'asfalto solo da adolescente e ciò da ancora più valenza a quanto sta facendo in questo momento.

Istintivo, deciso, forte nel corpo a corpo, con una Ducati “vecchio stampo” ma comunque meglio di CRT, Open o quant'altro, sta finalmente dimostrando la propria velocità, rilanciando le ambizioni dell'ingegnere Dall'Igna nei suoi confronti (tra obiettivi di classifica e rinnovo contrattuale) e adombrando compagni di ventura anche meglio equipaggiati. Quel che però rende impossibile non affezionarsi a questo pilota è la sua umanità: sinceramente contento per i suoi due amici, Valentino e Andrea, con cui si allena, estremamente semplice e modesto, costantemente onesto e con la battuta pronta.

C'è chi dice che la bontà non è un valore aggiunto in contesti competitivi e l'umiltà può sovrapporsi alla poca autostima. Danilo Petrucci, dopo le montagne russe percorse, dopo l'acuto di Silverstone, però non pare rientrare nella categoria, anzi. Non ha ancora compiuto 25 anni, è partito in ritardo in un mondo dove si corre contro il tempo, ma ha iniziato a tracciare una nuova via e il tempo potrebbe dolcemente dilatarsi.

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Giulia Volponi
Atleta, allenatrice, giornalista sportiva...respiro e vivo di sport