Quando il Motomondiale fa tappa su un circuito storico come Le Mans, per piloti ed appassionati è già una gioia, ma per i secondi la positività aumenta ancora di più se la lotta per la vittoria si protrae fino all’ultimo giro, cosa che purtroppo non è sempre possibile ammirare. La domenica francese ha offerto negli ultimi passaggi della gara uno spettacolo meraviglioso tra le due Yamaha ufficiali, tornate a dettare legge dopo la parentesi oscura di Jerez, della quale sono stati capiti i motivi nei test post-gara. Diciamo un grazie sincero sia a Maverick Vinales che a Valentino Rossi per il duello, per la conquista della vittoria di cui sono stati protagonisti, perché gli ultimi tre giri sono stati la definizione più corretta del portare al limite la moto, violentando gomme ormai alla frutta e spremendo al massimo la M1 nel contesto di una lotta leale. Quando si è al limite (o anche oltre), la differenza tra rimanere in piedi e scivolare concludendo la propria gara nella ghiaia è sottilissima e purtroppo è stato così per Rossi, caduto a tre curve dalla fine dopo che in precedenza un suo lungo aveva permesso a Vinales il sorpasso.

FROM HERO… La sensazione che anche solo visivamente si aveva sin dalle prove del venerdì vedendo Rossi affrontare le pieghe del circuito de la Sarthe era totalmente diversa da quella avuta a Jerez, dove, oltre alla M1 2017 che non ingranava, c’erano anche difficoltà del pilota di Tavullia a trovare il giusto feeling tra moto e gomme. Arrivato nella Loira, invece, ci è subito sembrato il Valentino dei giorni migliori, tanto che la qualifica e la gara lo hanno ampiamente dimostrato: non più restio nello staccare violentemente come piace a lui, aggressivo in gara, ma anche intelligente a non stressare troppo le gomme nella prima parte, ma in generale riusciva ad avere in mano la moto, sintomo che il suo team di tecnici nei test del lunedì di Jerez potrebbero finalmente aver capito il tipo di setting che la M1 richiede. I sorpassi portati a termine ai danni di Zarco e Vinales sono delle autentiche perle da aggiungere all’album dei migliori momenti in pista di Rossi, entrambi avvenuti alla chicane Dunlop, un punto in cui solo chi è disposto ad osare tanto con queste MotoGP accetta di tentare di sopravanzare l’avversario, perché si tratta di un sinistra-destra in cui se non si entra in modo preciso si rischia di andare largo, oppure potrebbe andare peggio se nel cambio di direzione avvenisse un contatto tra piloti, che avrebbe come conseguenza la caduta. Rossi, dall’alto della sua ventennale esperienza su due ruote, è consapevole di ciò ed è chirurgico nel passare i suoi rivali senza commettere sbavature, supportato da una moto che sente finalmente sua: dopo il sorpasso su Zarco, rivelatosi in gara molto competitivo, è stato emozionante il modo in cui ha chiuso in poco tempo il gap con Vinales a suon di giri veloci, prima di attaccarlo. Tutto magnifico fin qui, ma la gara finisce solo con l’esposizione della bandiera a scacchi.

Rossi a caccia di Vinales | crash.net
Rossi a caccia di Vinales | crash.net

…TO ZERO Dopo aver sorpassato il compagno di box, sembra che Rossi ne abbia qualcosa in più e spinge forte, ma Vinales non molla e gli rimane attaccato. Inizia l’ultimo giro: entrambi sono al limite e guidano indiavolati, Valentino è davanti e vuole chiudere tutte le porte, ma va lungo e permette allo spagnolo di ripassare davanti. Però non è ancora finita forse, perché Rossi è stato costantemente il più veloce nel quarto settore della pista e ha nella sua mente l’idea di tentare l’incrocio di traiettoria in uscita dalla curva 10, ma per fare ciò deve tenersi il più vicino possibile al rivale. Tuttavia, non sapremo mai se ce l’avrebbe fatta, perché alla curva 9 perde il posteriore e scivola. Inutili sono i tentativi di provare a riaccendere la moto per arrivare al traguardo comunque e prendere qualche punto, la sua gara finisce nella ghiaia francese mentre Vinales si invola verso una vittoria importantissima in ottica mondiale, che gli permette di guadagnare in un colpo solo 25 punti sul suo diretto contendente. La gara si chiude nel modo peggiore per Rossi, che rimane per qualche secondo immobile, appoggiato sul serbatoio della sua M1 a ripensare alla grande gara disputata fino a quel momento, che avrebbe meritato un esito diverso. Molti sui social gli rimproverano che i 20 punti del secondo posto sarebbero stati comunque importanti, ma probabilmente sono gli stessi che nel 2015 lo accusavano di star per vincere un mondiale grazie solo alla costanza e non alla velocità. Il pesarese sentiva profumo di grande occasione sin dalla mattina della domenica, l’opportunità era troppo grande per non essere sfruttata e cogliere una vittoria sarebbe equivalso a mettere una pietra sopra ad un inizio difficile: chi ha l’animo racing sa bene che se si può vincere è bene farlo e Rossi ha dato tutto per riuscirci. Alla fine, però, ha ragione chi vince, restare in piedi è un’abilità, mentre chi cade passa per “somaro”, secondo una logica piuttosto fredda, ma in fin dei conti giusta, altrimenti molti piloti dallo stile di guida spettacolare, esposti per questo frequentemente a cadute, sarebbero diventati campioni del mondo più spesso. 


Ora il distacco in classifica si è fatto pesante, sono 23 i punti che separano il Dottore da Vinales, ma comunque non è un gap irrecuperabile, alla luce del fatto che mancano 13 gare alla fine in cui tanto può ancora accadere. Gli elementi che impongono agli appassionati di credere ancora ad una lotta aperta per il titolo sono innanzitutto la fame di vittoria del numero 46, ampiamente dimostrata ieri, oltre al ritrovato feeling con la M1: è bene ricordare inoltre che fra meno di due settimane si correrà al Mugello, dove a spingere Rossi in sella alla sua Yamaha ci saranno più di centomila persone. E' proprio dalla terra toscana che Rossi dovrà dare un segno di forza, riuscendo a mettere dietro lo spagnolo. Non sarà facile, ma nella sua carriera Valentino ci ha abituati a cose fuori dall’ordinario, motivo per cui credere in lui è un dovere.

Gianmarco Silvestri

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