Roger Federer si salva al quinto, in rimonta, con Mikhail Youzhny. Rafa Nadal stringe il pugno, avanza e si dice soddisfatto. Si sciolgono possibili rivali, Dimitrov in primis. Il venerdì di Flushing Meadows porta in dote il terzo turno e regala uno spicchio d'Italia. Arcobaleno azzurro in apertura di giornata, sul campo n.17, si sfidano Fabbiano e Lorenzi. Il tennis tricolore, tradito dall'irrequieto Fognini e da un comparto femminile in difficoltà, specie ai piani alti, si aggrappa alla voglia di primeggiare di due giocatori ormai in là con gli anni - Lorenzi è un veterano, Fabbiano non è più giovanissimo, classe 89 - ma in grado di migliorarsi con straordinaria continuità. 

Lorenzi raggiunge per la seconda stagione consecutiva il terzo turno all'US Open, eguagliando il suo massimo risultato in tornei del grande Slam, ma soprattutto sovverte un pronostico scritto, risale da un set sotto contro Gilles Muller, protagonista di un'annata d'élite e difficilmente arginabile in un contesto veloce. Conferma, Lorenzi, le sue peculiarità. Nessuna concessione al rivale di turno, selvaggia intensità. Fabbiano, di contro, sfrutta un percorso meno tortuoso, ma le due affermazioni al quinto rafforzano l'idea di un tennista di carattere, incline alla battaglia, alla lotta. Smith e Thompson, vittime ai piedi del ragazzo di Grottaglie. Sbriciolato ogni record, alla terza partecipazione al torneo americano Fabbiano vola al terzo turno (nel 2013 e nel 2016 eliminazioni d'esordio). Risultati che vanno controcorrente rispetto al "maldestro" avvicinamento all'US Open, con tre eliminazioni repentine a Montreal, Cincinnati e Winston Salem. Un'impresa, ora un altro passo. 

Due i precedenti tra Lorenzi e Fabbiano, entrambi su terra, superficie che esalta le caratteristiche dei due, privi di colpi definivi, potenti, da cemento. Challenger di Mestre e Cordenons, un unico vincitore, Paolo Lorenzi, avanti di un'incollatura anche quest'oggi, almeno ai nastri di partenza. L'occasione è ghiotta, sbarcare al quarto turno senza alcuna pressione, per sfidare poi Anderson o il Next Gen Coric, sognare è d'obbligo. 

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Johnathan Scaffardi
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